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Virus creato a Wuhan? La tesi della fuoriuscita dal laboratorio diventò tabù nel 2020: ora il vento è cambiato. Ecco le “impronte digitali”

L’origine di Sars-CoV-2: le nuove ipotesi

3 Giugno 2021

La pandemia ha avuto origine dal salto di specie dal pipistrello all’uomo, passando per un intermediario non ancora noto, o il virus è stato ingegnerizzato nel laboratorio di ricerca di Wuhan, sfuggendo accidentalmente? A 18 mesi dall’inizio dell’incubo Sars-CoV-2, non c’è ancora chiarezza sull’origine della pandemia. Ed è a causa, prima di tutto, degli scienziati.

Partiamo dalla fine: pochi giorni fa, il tabloid britannico Daily Mail ha rilanciato la notizia secondo cui uno studio dal titolo “Biovacc-19: A Candidate Vaccine for Covid-19 (SARS-CoV-2) Developed from Analysis of its General Method of Action for Infectivity” mostrerebbe evidenze incontrovertibili del virus creato artificialmente in laboratorio: il genoma del virus conterebbe chiare “impronte digitali”. Il virus non avrebbe, quindi, progenitori in natura. La notizia ha fatto il giro del mondo.

Vittorio Colizzi, tra i più importanti virologi del mondo per l’Hiv, conosce bene uno dei tre autori, Angus Dalgleish: “È uno scienziato che da giovane ha identificato la molecola Cd4 come recettore per l’Hiv insieme al virologo Robin Weiss” ha spiegato al Fatto. “Una scoperta fondamentale”, racconta. Oggi “Dalgleish è uno dei pochissimi scienziati inglesi pro-Brexit. Abbiamo collaborato con Luc Montagnier (Premio Nobel per la Medicina nel 2008 per la scoperta del virus Hiv, insieme a Françoise Barré-Sinoussi, ndr).” Oggi Dalgleish e Montagnier – prosegue Colizzi – hanno in comune la capacità di perseguire opinioni controverse non suffragate da evidenze riconosciute dalla comunità scientifica. Rispetto all’origine del Sars2, “Dalgleish ha rilasciato molte interviste dove spiega che il suo studio fornirebbe evidenza a favore della tesi della fuoriuscita del virus dal laboratorio di Wuhan – aggiunge – ma nello studio originale non c’è alcun riferimento diretto”.

Spillover o “artificio umano”: scienza divisa

Come stanno realmente le cose rispetto alle due ipotesi tuttora sul tavolo, lo spiega il Bulletin of Atomic Scientists – think tank americano di riferimento mondiale per biosicurezza, bioterrorismo, armamenti nucleari e cambiamento climatico – in un articolo dello scorso 5 maggio, The Origin of Covid. La realtà è che non ci sono ancora “evidenze scientifiche dirette” né a favore della teoria dello spillover naturale, né rispetto a quella che sia sfuggito dall’Istituto di Virologia di Wuhan. Opacità dovuta alle iniziali dichiarazioni degli stessi scienziati, non suffragate da alcuna evidenza.

Nel dicembre 2019 scoppia la pandemia: le autorità cinesi riferiscono che molti casi si erano verificati nel mercato del pesce di Wuhan. Gli esperti di tutto il mondo fanno due più due: le epidemie di Sars1 del 2002 e Mers del 2012 avevano avuto origine proprio dal salto di specie dal pipistrello all’uomo. Da questo e dalla successiva decodifica del genoma del Sars2 si inizia a propendere per l’ipotesi di spillover naturale: Sars1, Mers e Sars2 appartengono tutti alla famiglia dei beta-coronavirus. L’ipotesi è che il passaggio all’uomo si fosse verificato nei wet market di Wuhan. Poi però si scoprono casi di infezione da Sars2 precedenti e senza legami con il famoso mercato del pesce di Wuhan. Aspetto che passa in secondo piano: da lì a breve ci si aspettava di trovare tantissime prove a sostegno dell’insorgenza naturale del virus. Il fatto che Wuhan fosse l’Istituto di virologia, un centro leader mondiale per la ricerca sui coronavirus, è stato completamente sottovalutato. Quando, secondo il Bulletin, “non si poteva escludere la possibilità che il virus fosse fuoriuscito dal laboratorio. Fin dall’inizio, prosegue, l’opinione pubblica mondiale è stata plasmata a favore dello scenario dell’emergenza naturale, da forti dichiarazioni di due gruppi scientifici”.

Il primo passaggio chiave a favore dell’ipotesi di insorgenza naturale è dovuto a una lettera di virologi uscita il 19 febbraio 2020 sulla rivista medica Lancet: “Ci uniamo per condannare le teorie di cospirazione che suggeriscono che Covid-19 non avrebbe un’origine naturale”. Gli autori concludono che Sars2 ha avuto origine nella fauna selvatica, in assenza, però, della dalla benché minima evidenza scientifica. Tra gli ideatori della lettera c’era Peter Daszak, presidente della Eco Health Alliance di New York (organizzazione che ha finanziato la ricerca sul coronavirus all’Istituto di virologia di Wuhan) e membro del team di scienziati che ha concluso per l’Oms l’ispezione in Cina. Ma se il Sars2 fosse sfuggito dalla ricerca da lui finanziata, Daszak sarebbe potenzialmente colpevole. Un conflitto di interessi che non viene mai dichiarato su Lancet.

Poi, è la volta della lettera lettera pubblicata il 17 marzo 2020 sulla rivista Nature Medicine da un altro gruppo di virologi, guidati da Kristian G. Andersen dello Scripps Research Institute. “Le nostre analisi mostrano chiaramente che Sars2 non è un virus manipolato di proposito”. Ma anche in questo caso, sottolinea il Bulletin, non ci sono evidenze scientifiche incontrovertibili. Sta di fatto che dopo questi due passaggi, la tesi della fuoriuscita dal laboratorio è diventata tabù.

Le accuse cina-usa: la spy-story continua

Oggi il vento è cambiato. Anthony Fauci a fine maggio ha detto: “Non sono convinto dell’origine naturale del virus. Potrebbe essere stato qualcos’altro, e dobbiamo scoprirlo”. Joe Biden ha chiesto un’indagine seria e trasparente. E la stessa rivista Science, tra le più prestigiose al mondo, è più volte tornata sull’argomento, ribadendo che l’unica indagine ufficiale fin qui condotta, quella dell’Oms in Cina, non è stata trasparente né conclusiva. Lo stesso Tedros Adhanom Ghebreyesus ha ammesso che “anche se la squadra di esperti inviati in Cina ha concluso che una fuoriuscita da un laboratorio sia l’ipotesi meno probabile, questa richiede nuove indagini, potenzialmente con nuove missioni che includano esperti specializzati”.

“C’è una zona della sequenza del virus della proteina Spike particolarmente strana da spiegare con un semplice passaggio naturale”, ha dichiarato anche Guido Silvestri, infettivologo dell’Emory Vaccine Centre di Atlanta (Usa). “E noi sappiamo da fonti certe che all’Istituto di virologia di Wuhan si stava lavorando da anni all’elaborazione in vitro di varianti di virus artificiali”, ha aggiunto. Varianti “che avevano un’aumentata capacità di infettare cellule umane sia in vitro sia nei topi”. Eppure la Bat Lady, la virologa Shi Zhengli dell’Istituto di Wuhan, sono mesi che sostiene, pure su Science, che “contraddice totalmente i fatti chi dice che il virus sia sfuggito dall’Istituto di virologia ci deve le sue scuse. Gli oltre 2mila coronavirus dei pipistrelli da noi rilevati dal laboratorio, incluso quello simile al 96,2% del SarsCoV2, sono delle semplici sequenze genetiche estratte da campioni di feci degli animali”. La storia continua. E il mistero pure.

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