Il racconto

Favoloso fu il primo amore (e pure la mancata denuncia per stalking)

Chi di noi non ricorda con emozione i sentimenti provati per il bello (o la bella) della scuola? E quant'è consolatorio immaginarli ora, brutti vecchi falliti e pieni di figli? E invece no: il destino, a volte, può essere crudele

Di Amalia Caratozzolo
5 Maggio 2021

“Il primo amore non si scorda mai”.

O “Il primo amore non TI scorda mai” visto che ne ero del tutto ossessionata. Ma andiamo per gradi.

Nel tentativo disperato di rintracciare un imprinting emotivo che ancora oggi mi trova immischiata e invischiata in una coazione a ripetere di narcisisti e fidanzati, e fidanzati/narcisisti, nello sforzo di trovare un’illuminazione, un aggancio, un piccolo suggerimento, una qualsiasi via d’uscita… mi sono fermata a pensare alla prima volta che mi è piaciuto qualcuno, alla prima cotta, a quando mi sono innamorata per la primissima volta. Il tenero e puro amore adolescenziale, quello in cui sei ancora fiduciosa e piena di buone speranze per il futuro, tanto che il diario è subito pregno di scritte cicciotte “Ti amo” e di semplici, risolutori bigliettini con su scritto: “Ti vuoi mettere con me?” e un SI o NO da spuntare. Quanto rimpiango quella preziosa ingenuità! In sostanza accadeva più o meno così: lo incontravi per la prima volta, dopo un secondo eri persa d’amore (e senza perplessità alcuna) e avevi anche tutto il coraggio di comunicarlo al diretto interessato, con la beata e santissima leggerezza che solo una quattordicenne può avere.

Non ho fatto alcuno sforzo per far tornare alla memoria alcuni dei ricordi del bellissimo, mitico, Roberto Favoloso. Già, perché era favoloso e faceva anche Favoloso di cognome. Era un David di Donatello: un ragazzino bellissimo, alto e biondo. La bella copia di Gianluca Grignani. Bella copia, diciamolo, perché Grignani in realtà era davvero bruttino, ma io, che da adolescente ero una specie di mercoledì Addams, non potevo che essere una fan del triste Gianluca Grignani. E se dobbiamo dirla tutta anche del depressissimo Marco Masini, da cui mi sono fatta persino autografare una foto. Forse in questa tristezza musicale anni 90, potrei rintracciare la mia vocazione per gli stronzi. Ma ancora non avevo idea di come sarebbe andata a finire, della quantità indicibile di tristi maschi alfa che avrei incontrato e non ero di certo al corrente del fatto che le mie pene d’amore non avrebbero mai avuto fine.

Incontrai Favoloso a una festa: era un superficiale potenziato, bellissimo, ben vestito, sempre al centro dell’attenzione, decisamente “Il più bello della festa”. E, ovviamente, era pieno di ragazzine impazzite per lui. Favoloso era il classico tipo che piace alle ragazze, quello che sicuramente ti farà penare. Ma qui si aprirebbe un discorso senza fine sui miti maschili e sul perché ci troviamo coinvolte in storie tossiche, con soggetti che possono fare qualunque cosa meno che instaurare una relazione sana. Ma torniamo a Favoloso, che è meglio. Ho richiamato alla memoria parecchi dettagli su di lui, su quel mito leggendario ma, volendone sapere di più, ho pensato che per iniziare sarei potuta partire dalla scatola dei ricordi. Qualcosa mi diceva di “Non aprire quella scatola”, avrebbe potuto custodire un terribile segreto. Ma ho deciso di andare fino in fondo e così ho trovato una quantità indecifrabile di scritte e poesie a lui dedicate, un pezzo della sua camicia conservato sottovuoto come fosse una reliquia, una foto di lui neonato che non ricordo assolutamente come sia venuta in mio possesso, e innumerevoli album fotografici a lui dedicati con foto datate e personalmente scattate a Favoloso. Se Leosini avesse visto quella scatola di sicuro mi avrebbe intervistata, e avrei coronato il vero sogno della mia vita: quello di incontrare la mitica Franca! Insomma, non posso non rendermi conto del fatto che ero del tutto ossessionata da quel ragazzino biondo. Inoltre ricordo che non era affatto un segreto, tutti sapevano della mia ossessione: mi regalarono anche un trenino i cui vagoni formavano il suo nome. Insomma, ero una vera e propria stalker! I miei più cari amici avrebbero un brivido lungo la schiena nell’immaginare una me versione stalker. E anche io personalmente rabbrividisco alquanto al pensiero.

Ma poi riflettendoci bene, attribuisco nuovamente la cosa alla mia ingenuità, al fatto che fossi piena di buone speranze e aspettative verso il sesso maschile. Ancora il peggio doveva avvenire…

Passarono anni e anni ma il mio sogno non si coronò mai, neanche aiutata dallo stalking selvaggio. Lui era sempre fidanzato con qualche ragazza meravigliosa e bellissima, e io continuavo ad ascoltare Grignani.

Da adulta, cercai consolazione nel fatto che quel meraviglioso ragazzo biondo, di certo sarà diventato come minimo orrendo, si sarà trasformato, probabilmente sarà un individuo ultra trash… certamente porterà la canotta bianca e puzzerà di sudore! Oppure sarà sposato da vent’anni, con otto figli a carico sparsi per il mondo, abbrutito dalla vita. Anche perché tutti quelli per cui hai perso la testa, che ti sembravano chissà che uomini incredibili, in genere fanno una fine terribile.

Ma il momento di drammaticità assoluta in questa storia se lo aggiudica quel caldo giorno di agosto del 2020 (che già come annata è tutta un programma) in cui mi trovo a Messina e devo assolutamente fare una fotocopia… si tratta di una questione di lavoro importante. E allora decido di andare al volo al negozio: così, senza trucco, in compagnia delle mie occhiaie stile Dracula, con i capelli sporchi di sale e dunque rigorosamente legati, indossando le prime cose acciuffate nell’armadio. Ma sì, chi potrò mai incontrare ad agosto, a Messina, alle 14 del pomeriggio, con 80 gradi all’ombra?

E invece… intercetto fuori dal negozio un uomo di bell’aspetto. Pochi secondi per accorgermi che era il mitico Favoloso ed entrare nel panico assoluto. Quel ragazzino biondo bellissimo non si era affatto trasformato in un mostro, piuttosto, era un vero e proprio BONAZZO, per dirlo in lingua.

Penso a cosa fare… a cosa potrei dirgli. Ma considerando le mie condizioni psicofisiche, e cercando di evitare una denuncia per stalking, alla fine decido di scappare il più lontano possibile, sperando che non mi abbia vista. E allora penso a dov’è finita la mia parte stalker? La me fiduciosa e disincantata. Se fossimo ancora negli anni 90 tutto si risolverebbe con un semplice appello a Favoloso: “Se da qualche parte nel mondo mi stai leggendo, ti chiedo scusa per gli innumerevoli atti di stalking subiti e sappi che T.V.T.T.T.T.T.T.B”.

Ah! Quanto si semplificherebbero le cose! Ma temo proprio ci tocchi tornare ai “Ti amo troppo”, “Cos’avrà voluto dire”, “Restiamo amici”, “Sei troppo per me”, “Si stava meglio quando si stava peggio”, e “I neri hanno la musica nel sangue”.

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