Fumi e carbone

Tirreno Power, il Cnr: “Fino al 60% di morti in più vicino alla centrale”

Vado Ligure - Usando i dati dell’indagine si calcolano quasi 4 mila vittime oltre la media. Ma la Regione non ha reso nota la ricerca

6 Aprile 2018

“Eccessi di mortalità per entrambi i sessi tra il 30 e il 60% sono emersi per tutte le cause e tutti i tumori” nelle zone esposte agli inquinanti. “E tra il 40 e il 60% per le malattie dell’apparato circolatorio, in particolare ischemiche cardiache e cerebrali”, è scritto nello studio epidemiologico compiuto dal Cnr per “valutare gli effetti sulla salute dell’inquinamento da centrale a carbone a Savona, Vado Ligure, Quiliano e aree limitrofe”. Sono 51 pagine frutto di anni di ricerche. Applicando i dati del Cnr – che per la prima volta esamina i decessi dal 2000 al 2013 – le morti in eccesso nelle zone esposte si calcolerebbero in quasi 4mila (2.600 solo nelle aree di massimo rischio).

Finora le perizie chieste dai pm che hanno indagato sulla centrale Tirreno Power di Vado avevano parlato di circa 440 morti: da 251 a 335 per le malattie cardiovascolari e 103 per quelle respiratorie. Poi migliaia di ricoveri. Sono stime, appunto, non dati certi. La difesa ha negato un legame tra malattie e centrale. Spetterà ai magistrati valutare se il dossier del Cnr sia attendibile e se le morti in eccesso siano da riferire alla centrale (la ricerca sottolinea la presenza di altri fattori inquinanti).

Ma lo studio apre anche un caso politico: “Vogliamo sapere perché ci siano voluti quasi dieci anni per avere un’indagine epidemiologica. E perché i risultati da nove mesi siano chiusi nel cassetto della Regione Liguria”, chiede Andrea Melis, il consigliere regionale (M5S) che finalmente ha ottenuto lo studio e lo ha depositato alla procura di Savona. L’avvocato Matteo Ceruti che assiste l’associazione ‘Uniti per la salute’ sottolinea: “Abbiamo presentato da mesi istanza di accesso agli atti, ma la Regione ci ha ripetutamente negato lo studio del Cnr”. Il rapporto restava nel cassetto anche se a Savona si celebra l’udienza preliminare sulla centrale e il 12 aprile si deciderà sul rinvio a giudizio degli imputati.

La ricerca parla “di rischi” ancora maggiori “emersi per le malattie respiratorie, sia acute che croniche del polmone. Emergono un eccesso per le malattie del sistema nervoso tra le donne e un rischio di oltre il doppio per i linfomi non Hodgkin tra gli uomini”. Lo studio del Cnr copre un’area con 123mila abitanti. Oltre a Savona ci sono località turistiche come Varazze, Spotorno, Albisola, Bergeggi e Celle Ligure. Per gli uomini, secondo il Cnr, nelle zone di massima esposizione si registrerebbe un eccesso di morti per tumore al polmone del 61%. Per i linfomi siamo oltre il 200%. Per le leucemie si parla del 68%. Per le donne (sempre nelle zone di massima esposizione) si sarebbe registrato un eccesso del 61% per malattie cardiache. Poi 75% delle malattie cerebrovascolari e 99% dei decessi per malattie respiratorie acute.

I comitati da molti anni chiedevano un’indagine epidemiologica, ma il ministero della Salute bocciò il finanziamento di una ricerca (che sarebbe costata 500mila euro) preferendo uno studio sull’herpes Zoster in Liguria. E tornano in mente le frasi contenute nelle intercettazioni dell’inchiesta. Come le parole di quel dirigente del ministero dell’Ambiente – non indagato e nel frattempo promosso – che occupandosi delle prescrizioni da prevedere per la centrale disse: “Cerchiamo di fare una porcata… che almeno sia leggibile… C’hai le mani sporche di sangue… mi sputerei in faccia da solo”.

Andrea Melis aggiunge: “Ho consegnato le carte ai pm: bisogna fare chiarezza sull’eventuale nesso tra centrale ed effetti sulla salute. Spero che la ricerca del Cnr sia utile nel processo in corso. Le scelte industriali vanno commisurate con le conseguenze sulle persone. Ricostruire i fatti e informare i cittadini è fondamentale”.

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