Rimini

Rimini, via al meeting Cl in nome della trasversalità: dalle larghe intese ai larghi affari

Svolta - Carrón e l’addio e al tradizionalismo cattolico. Renziani e antirenziani, destra e sinistra, atei e devoti: tutti presenti (soprattutto gli sponsor)

15 Agosto 2017

Venghino, venghino al Meeting degli affari di Comunione e Liberazione. E non abbiate paura, come diceva il papa che li amava, Karol Wojtyla. C’è posto per tutti, devoti e atei, progressisti e reazionari, sfruttati e sfruttatori. Da don Luigi Giussani a Pierre de Coubertin: l’importante è partecipare. E semmai sponsorizzare.

Roba da far schiattare d’invidia le vecchie feste dell’Unità, ormai reiette. Contribuiscono al momento di riflessione collettiva sui destini dell’uomo (Rimini, 20-26 agosto) Intesa Sanpaolo, Eni e Wind come main sponsor, e come official partner Ania, Eni, Nestlè, Unipol-Sai, Poste Italiane e Autostrade per l’Italia. E c’è l’Arena Spettacoli Unipol-Sai, il salone Intesa Sanpaolo, la sala Poste Italiane. Per essere sicuri di non essere cacciati dal tempio, i mercanti se lo sono comprato.

Bernhard Scholz, presidente della Compagnia delle Opere (braccio affaristico di Cl o forse ormai di se stessa, non si capisce) presiede cinque dibattiti tra potenti dell’economia. Il titolo più palpitante è “Lavoro e persona”, con il capo della Confindustria Vincenzo Boccia e la leader della Cisl Annamaria Furlan, ma non si sa di che cosa parleranno. Al più importante, con il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda (“Lo sviluppo economico: le risorse per l’Italia”) parlerà attesissimo anche Sergio Solero, amministratore delegato di Bmw Italia, che più che altro, vendendo auto di lusso tedesche, si occupa di risorse per la Germania.

Ma ormai per Cl tutto fa brodo. Basta guardare come viene illustrato sul sito del Meeting il tema di quest’anno (la criptica frase di Goethe “Quello che tu erediti dai tuoi padri, riguadagnatelo, per possederlo)”: ventisette domande, nessuna risposta. Tra le più dense: di cosa abbiamo bisogno per vivere? In che tipo di mondo, e di società viviamo? Quali sono le sfide imposte dalle nuove tecnologie? Ha ancora senso parlare di tradizione, di cultura occidentale? Ogni domanda è dunque lecita, forse anche la fatidica “da dove veniamo?”.

Il Meeting, tubano gli organizzatori, è un luogo di dialogo per “intravvedere insieme percorsi possibili di costruzione condivisa”. E così domenica prossima, dopo la Santa Messa, ci sarà l’omelia del premier Paolo Gentiloni sul tema “L’eredità e il futuro dell’Italia”. Seguiranno le consuete esibizioni a raffica di ministri vari (oltre a Calenda ci saranno Fedeli, Poletti, Delrio, Alfano, Orlando), antirenziani come Enrico Letta e renzianissimi come il sindaco di Firenze Dario Nardella, che illuminerà il popolo di Cl sia su “Costruire ponti, abbattere muri” sia su “La polis al centro della politica”. Ma ci saranno anche il berlusconiano presidente dell’europarlamento Antonio Tajani, il leghista Roberto Maroni, il bertinottiano Fausto Bertinotti che intratterrà su “Il futuro della tradizione”, il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco che parlerà di “Economie e cambiamento d’epoca” all’interno del ciclo “La crisi come passaggio” a cura di Luciano Violante. È tutto un dialogo, un volersi bene. Il Meeting della trasversalità.

Si potrebbe obiettare che a Rimini è sempre stato un po’ così. Vero, ma l’edizione di quest’anno rende evidente la trasformazione impressa a Cl da Juliàn Carrón, presidente dal 2005. La “fraternità” fondata da Giussani negli anni 50 è sempre stata un riferimento per il pensiero cattolico più tradizionalista e, specularmente, per quello laico o anticlericale. È al suo interno che si è sviluppata la corrente più critica verso il papato di Francesco. Carrón invece teorizza la continuità tra Jorge Bergoglio e Joseph Ratzinger. Il mondo di Cl ha notato, per esempio, come siano state cancellate le tracce radar dell’ex arcivescovo di Ferrara Luigi Negri, allievo e collaboratore di Giussani, noto per le rutilanti posizioni reazionarie e la frontale opposizione a Francesco.

È vero che due anni fa l’ha combinata un po’ grossa, facendosi beccare dal Fatto mentre in treno si sfogava con il suo segretario a voce alta: “Speriamo che con Bergoglio la Madonna faccia il miracolo come aveva fatto con l’altro”, cioè con Albino Luciani, morto a soli 33 giorni dall’incoronazione. Ma è anche vero che papa Francesco ha fatto una severa pulizia di vescovi ciellini oltranzisti senza trovare resistenze nel vertice della “fraternità”.

Al contrario Carròn sostiene che “se non comprendiamo questi gesti adesso, li capiremo quando ci renderemo conto delle conseguenze che stanno producendo”. Cl è diventata, per la prima volta, filo-governativa anche all’interno della Chiesa, essendola sempre stata nel mondo secolare, cioè tra politica e affari. E adesso taglia ogni punta, pialla ogni asperità. Ormai definitivamente scomparsi dal Meeting i politici della scuderia come Roberto Formigoni, Maurizio Lupi e Mario Mauro, sono sparite dal paesaggio ciellino anche le posizioni nette, i “giudizi”, che per Giussani erano l’architrave del movimento.

Le più roventi polemiche a sfondo etico e religioso (dal suicidio assistito di Dj Fabo al caso del piccolo Charlie Gard, per non parlare della vicenda migranti-Ong) si sono dipanate nell’assoluto silenzio di Cl, che ormai si sottrae sistematicamente alla dialettica aspra di cui è stata per decenni protagonista e sembra adagiarsi nel tepore dell’un tempo aborrito “politicamente corretto”.

Questa inedita delicatezza, che qualcuno bolla come renitenza, nell’approccio alla contemporaneità politica e sociale spiega in profondità la trasformazione del Meeting di Rimini, ormai alla 38ma edizione. Nato come “Meeting per l’amicizia tra i popoli”, somiglia sempre più a un rito per l’amicizia tra politici e uomini d’affari, una specie di riedizione in formato gigante del mitico salotto romano di Maria Angiolillo. Come spiega il sito del Meeting, a Rimini vedremo “una trama di incontri che nascono da persone che mettono in comune una tensione al vero, al bene, al bello”. E agli appalti.

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