Il cardinale Zuppi scherza via radio nell’auto dei carabinieri: “C’è un assembramento di pastori a Betlemme…” – Video
L’arcivescovo di Bologna, il cardinale Matteo Zuppi, ha fatto gli auguri ai carabinieri in servizio, nella notte di Natale, parlando alla radio da un’auto di servizio. “Pare che ci sia un assembramento di pastori a Betlemme – ha scherzato il cardinale – però tranquilli non c’è bisogno di intervenire…”. “Un grande augurio di Buon Natale – ha poi proseguito – e grazie per il lavoro e per il servizio che fate. E che questo Natale sia pieno di speranza e luce nelle tante difficoltà che dovete affrontare”.
Soldato riservista israeliano investe col quad palestinese che sta pregando: il video della violenza in Cisgiordania
Vicino a Ramallah un soldato riservista israeliano ha investito a bordo di un quad un uomo palestinese che stava pregando a bordo strada. Il video della violenza sta facendo il giro del web e, secondo i media di Tel Aviv, il militare pochi minuti prima aveva sparato a due palestinesi, ferendoli. Da quanto si apprende, l’Idf ha aperto un’indagine e il soldato è stato sospeso.
Salvini polemico, Schlein con Cluedo, Calenda che cita Vanzina e Meloni col maglione rosso: gli auguri di Natale dei leader politici
Senza scomodare l’impegno patriottico della senatrice Isabella Rauti, volata in Gibuti “emozionata e onorata di condividere il Natale con chi tiene alto il Tricolore”, vale a dire i militari là di stanza, e nemmeno il sobrio videomessaggio della ministra Daniela Santanchè, apparsa col colbacco e gli stivali impellicciati per dire che, insomma, lei gli auguri li fa anche “a chi mi vuole male”, i principali leader politici il 25 di dicembre hanno mostrato un po’ della loro quotidianità, senza dimenticare di strizzare l’occhio – che caso – al proprio elettorato.
Ed ecco allora la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, con un bel maglione rosso natalizio su cui, ovviamente, campeggia la scritta “famiglia”. Il post è semplice: “Buon Natale”. E poi la premier sorridente col maglione: “Anche a te e famiglia”. Auguri – buffi – e con citazione cinematografica per Carlo Calenda. “Essendo pressato dal mio social media manager per fare un post natalizio, tra Santanché con colbacco; Conte con gli elfi; Renzi che cita la Bibbia e Salvini che fa gli auguri al mondo (facciamo gli scongiuri), opto per un classico degli anni ’80. Buon Natale”. E la citazione è quella di una scena del film di Carlo Vanzina Vacanze di Natale, con la storica battuta in romanesco del personaggio interpretato da Riccardo Garrone: “Anche questo Natale… se lo semo levato dalle palle”.
Pranzo natalizio in famiglia e sfida a Cluedo, invece, per Elly Schlein. “Oggi quattro generazioni riunite attorno al tavolo… e al tabellone! – scrive sui social la segretaria del Pd, pubblicando alcune foto fra cui quella del popolare gioco da tavola – Tanti auguri di buon Natale a tutte e a tutti voi”. Più polemico invece Matteo Salvini, che ha pubblicato un video mettendo in mezzo la nota famiglia del bosco: “Vergognoso separare la famiglia anche a Natale”. Olè. Più sobrio Giuseppe Conte: foto con l’albero, elfi col cappuccio rosso in primo piano, e il leader del M5s con accanto la compagna Olivia Paladino.
Trump in versione Grinch a un bambino: “Bisogna controllare che Babbo Natale non sia un infiltrato”
Come ogni anno il Comando di difesa aerospaziale del Nordamerica (Norad) monitora il viaggio di Babbo Natale e le sue renne. La tradizione risale al 1955. Presente quest’anno al monitoraggio anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che la sera della Vigilia di Natale, insieme alla first lady Melania Trump, ha fatto delle telefonate con alcuni bambini americani. Un bimbo di 4 anni di Sepulpa, Oklahoma, voleva sapere quando sarebbe arrivato Babbo Natale e persino se avesse con sé un localizzatore Gps (il sistema del “Santa Tracker” del Norad che traccia il viaggio di Babbo Natale in giro per il mondo) e Trump, in versione Grinch, gli ha risposto: “Sì, noi tracciamo Babbo Natale in tutto il mondo e lo controlliamo, perché vogliamo essere sicuri che non si sia infiltrato, che non stiamo infiltrando nel nostro Paese un Babbo Natale cattivo”.
Finge un infortunio per evitare il cartellino rosso: cosa sarebbe il Natale senza la Coppa d’Africa? | Domeniche bestiali
Eh sì, è proprio Natale. E chi, mentre scarta un regalo o degusta gioioso anche i resti del capitone del giorno prima, non ha voglia di leggere Domeniche Bestiali? Anche perché l’episodio natalizio è diverso: certo c’è la solita bestialità, senza distinzione di razza, sesso e categoria, ma anche le classiche storie natalizie.
Mamme
Eh sì, il Natale è calore, è famiglia e dunque l’amore delle mamme. Proprio come nel caso del Sant’Egidio Calcio, Prima Categoria Campania, con una multa da 150 euro perché “il pubblico di fuori casa insultava pesantemente la squadra di casa e l’arbitro, provocando a fine partita una mega discussione tra genitori. Inoltre, durante lo svolgimento della gara, le mamme della squadra ospite rivolgevano al direttore di gara insulti e provavano a colpirlo con sputi e lancio di bottiglie”. Viva la mamma.
Fuga natalizia
Ah, cosa sarebbe il Natale senza la Coppa d’Africa. Senza episodi come quello che ha visto protagonista il calciatore Moutoussamy del Congo. Contro il Benin era stato ammonito al ventesimo del primo tempo; a un certo punto ha capito che sarebbe stato espulso e ha finto un grave infortunio, uscendo in barella… per poi mettersi a correre e scappare via per evitare il cartellino rosso. Non sarebbe stato sostituito perché il Congo aveva esaurito i cambi, ma ovviamente avrebbe saltato la gara successiva: meglio la fuga dunque. Cosa, peraltro, raccontata candidamente dallo stesso calciatore a fine partita.
È Natale e siamo tutti più buoni
Sì, si inizia con la bestialità e si finisce con gli abbracci. Di solito non è possibile nel calcio pane e mortadella italico e non, ma a Natale sì, come dimostra la squalifica di un turno comminata a Emanuele Marinaro dello Steaua Torino, società di C2 di calcio a cinque Piemonte: “Per aver acceso un diverbio con un giocatore della squadra avversaria a fine gara, con un principio di mass confrontation, senza tuttavia alcuna significativa conseguenza, se non quella di una serena riappacificazione con l’altro atleta”. Significativo anche che l’ arbitro abbia annotato.
L’eroe
Ogni Natale ha bisogno di un eroe. In questa edizione ha le forme e i contorni di un tifoso dell’Arouca, squadra di Primera Liga portoghese. In un match di mezza classifica contro il Santa Clara si è sobbarcato una trasferta da oltre 1500 chilometri per seguire la squadra. Unico tifoso presente, dopo il pareggio rimediato è stato festeggiato e osannato dai suoi calciatori, che lo hanno raggiunto nel settore ospiti per ringraziarlo di tale attaccamento.
È morto Paolo Bontempi, l’inventore della “pianola”: addio all’ingegnere che portò la musica nelle camerette di milioni di bambini
È morto a 93 anni l’ingegnere Paolo Bontempi, fondatore della storica azienda marchigiana che ha segnato l’immaginario di intere generazioni di bambini e ragazzi. Bontempi si è spento a Montelupone, in provincia di Macerata, dove viveva. La notizia della scomparsa è stata resa nota solo dopo lo svolgimento delle esequie, avvenute in forma strettamente privata. La salma è stata tumulata nel cimitero di Recanati. Il nome Bontempi è legato indissolubilmente a un’epoca: tra gli anni Settanta e Ottanta le sue pianole, tastiere e organi colorati erano tra i regali più desiderati e diffusi nelle case italiane, soprattutto nel periodo natalizio. Strumenti semplici, accessibili, pensati per avvicinare i più piccoli alla musica in modo immediato e intuitivo.
La storia dell’azienda affonda le radici nel 1937, quando il padre Egisto Bontempi aprì una piccola bottega artigiana di fisarmoniche. Paolo Bontempi, laureato in ingegneria elettronica al Politecnico di Torino nel 1960, trasformò quell’attività in un vero e proprio impero industriale, puntando su innovazione, lavorazione della plastica e produzione su larga scala.
Negli anni Settanta la Bontempi arrivò a contare fino a mille dipendenti, con stabilimenti a Potenza Picena, Martinsicuro, San Claudio di Corridonia e una grande sede produttiva in Abruzzo dedicata alle materie plastiche. Fu una delle prime aziende italiane ad adottare tecnologie avanzate per la lavorazione industriale della plastica applicata agli strumenti musicali. Un primato che rese il marchio unico al mondo: la Bontempi fu l’unica azienda capace di riprodurre praticamente tutti gli strumenti musicali in versione giocattolo. Tra i prodotti più iconici ci fu il Chord Organ, piccolo organo a tastiera ispirato al celebre Hammond, amatissimo da ragazzi e appassionati. Altro elemento distintivo fu il pianino corredato dal “Metodo Bontempi”, un sistema basato su colori e simboli che permetteva ai bambini di suonare fin da subito, senza alcuna conoscenza musicale pregressa.
Il successo non si limitò al mercato italiano. L’azienda marchigiana si espanse all’estero, aprendo società negli Stati Uniti, Germania, Francia, Belgio, Inghilterra, Spagna, Svizzera e Canada, dove venne avviata anche una produzione diretta per servire il mercato nord e sudamericano. Decisive furono inoltre le licenze internazionali con colossi dell’intrattenimento come Walt Disney, Warner Bros e Barbie, che portarono personaggi come Topolino e altri protagonisti dell’immaginario collettivo nelle camerette dei bambini, sotto forma di strumenti musicali. Nel 2023 Paolo Bontempi aveva ricevuto il Premio Mugellini, riconoscimento attribuito alla sua intuizione più significativa: avvicinare il mondo dei più piccoli alla musica in modo semplice, naturale e inclusivo. A ricordarlo è stata anche la sindaca di Potenza Picena, Noemi Tartabini, sottolineando come Bontempi abbia contribuito a rendere il territorio “un centro produttivo e culturale di eccellenza per il mondo musicale”.
Il look Kate alla messa di Natale con William e i principini: bagno di folla per la Royal Family – Video
Concentrarsi sulla gentilezza anziché sul conflitto. È questo il cuore del discorso natalizio di Re Carlo III che, da Westminster Abbey a Londra, spiega come la storia dei Magi e dei pastori, che attraversano la notte per trovare il Salvatore, mostra come trovare forza nella “compagnia e gentilezza degli altri”. “Anche oggi, in tempi di incertezza, questi valori sono cari a tutte le grandi fedi e offrono profonde fonti di speranza e resilienza di fronte alle avversità”. Il discorso si è poi concluso con un canto natalizio di un coro ucraino. Carlo, capo nominale della Chiesa d’Inghilterra, ha scelto Westminster Abbey per enfatizzare il tema del pellegrinaggio. Carlo e la famiglia Reale hanno partecipato alla messa di Natale nella chiesa di Santa Maria Maddalena nel Sandringham Estate a nord di Londra. Con lui la regina Camilla, il principe William, Kate e i figli George, Louis e Charlotte, più altri membri della famiglia, che hanno salutato la folla dopo la celebrazione.
“Sono single, preferisco restare solo piuttosto che tradire. Dormo solo 4 ore per notte, fare un figlio ora sarebbe come buttarsi dal quinto piano senza paracadute”: parla Achille Lauro
Achille Lauro parte da lì, da prima che il suo nome diventasse un marchio pop riconoscibile: “Sono uscito dai bassifondi più bassi”, dice al Corriere della Sera in un’intervista ad Aldo Cazzullo, ricostruendo un percorso che comincia molto lontano dai palchi e dagli stadi. A quindici anni scappa di casa e va a vivere in una comune a Val Melaina, periferia nord di Roma, insieme al fratello maggiore. “Fare a botte era il minimo. La violenza data e subìta era una costante”, racconta. Una quotidianità fatta di corpi, conflitti e convivenze forzate, molto prima dei social e della musica come professione. Nella comune vive con ragazzi più grandi: writer, pittori, frequentatori del movimento rave, molti “figli di nessuno, scappati di casa”. È lì che impara cosa significa arrangiarsi, stare insieme, prendersi e difendersi lo spazio. “La vita prima dei social era molto più fisica”, dice, spiegando come quel contesto abbia inciso sul suo modo di stare al mondo e poi di scrivere. Le sue canzoni, sottolinea, non nascono dall’invenzione ma dalla realtà: “Io le canzoni le vesto, le vivo, le rubo dalla realtà”.
Anche la famiglia è una presenza complessa, mai rimossa ma rielaborata con il tempo. Nel brano Incoscienti giovani canta: “E tuo padre non tornava la sera, l’hai visto solo di schiena”. È suo padre. “La famiglia a un certo punto si è divisa”, spiega, parlando di emozioni forti e di una distanza che con gli anni si è trasformata in comprensione. “Quando cresci, allora comprendi, e perdoni. Ti rendi conto che la vita è difficile per ognuno”. Della madre racconta invece una casa sempre aperta, piena di ragazzi in affido, “Natali affollatissimi”, e un’educazione fondata sull’attenzione agli altri. Prima della notorietà c’è anche la precarietà materiale: dormire in macchina, finire i soldi, gli alberghi a una stella. “Dicevo agli amici che andavo in hotel, e poi dormivo in macchina. Anche in macchine più sfigate di un Peugeot”.
Quando il discorso si sposta sull’amore, Lauro è netto. Oggi è single per scelta: “Preferisco restare solo piuttosto che tradire”, afferma. Non perché non desideri una famiglia – anzi, dice di sognarne una numerosa – ma perché non si sente pronto: “Una relazione presuppone un dovere. Implica rinunciare a qualcosa. In questa fase non me la sentirei”. L’amore, per lui, è una forza che può costruire ma anche distruggere: “Può portarti fuori strada. Amando ti metti nelle mani di qualcuno, fino a dargli la possibilità di farti a pezzi. Non voglio essere né vittima né carnefice”. Parla apertamente anche dei tradimenti, non come gesto spettacolare ma come conseguenza di una non disponibilità emotiva. “Non voglio fare male a nessuno e non voglio che nessuno mi faccia male”. Racconta una storia importante finita “per colpa mia”, ma rivendica di non essere diventato cinico. Oggi dice di saper “amare anche senza una relazione”, in una fase che definisce di libertà, pur dentro una vita che descrive come “alienante”.
Lavora fino a venti ore al giorno, dorme al massimo quattro ore per notte, viaggia continuamente tra Milano, Roma, Los Angeles, New York, Giappone. “Non esistono i weekend, non esiste la possibilità di staccare”. Anche per questo, spiega, mettere al mondo un figlio ora “sarebbe come buttarsi dal quinto piano senza paracadute”. Oggi, mentre si prepara a riempire stadi e a cantare davanti a centinaia di migliaia di persone, Achille Lauro guarda indietro senza indulgenza né autocelebrazione: “Uno con la mia storia non può non credere”, dice. Non in un destino facile, ma nel fatto che nulla accada per caso. E che, per arrivare fin qui, sia stato necessario passare anche da lì. Il suo sogno nel cassetto? “Suonare a San Pietro. Adoro Michelangelo: la Pietà, il Giudizio universale della Sistina. Trovo affascinante la figura di sant’Agostino, un uomo controverso, e Papa Leone è un agostiniano”.
Sivert Guttorm Bakken, il biatleta è stato trovato morto con una maschera ipossica. Federazione: “Domande senza risposta”
Emergono nuovi dettagli in merito alla morte del biatleta norvegese Sivert Guttorm Bakken, il cui cadavere è stato trovato martedì 23 dicembre nella camera dell’hotel in cui soggiornava a Passo Lavazè, in Trentino-Alto Adige, in vacanza con alcuni compagni di squadra. Secondo quanto diffuso dalla federazione norvegese – Bakken, lo ricordiamo, correva ai più alti livelli, in Coppa del mondo – l’atleta indossava “una maschera per altitudine”, altrimenti detta maschera ipossica, ma la federazione fa sapere al contempo che “al momento non è a conoscenza delle circostanze relative all’acquisizione e all’uso di questa maschera”.
In più, da quanto si apprende, l’autopsia sul corpo verrà svolta in Italia durante il periodo natalizio: “Solo la polizia e le autorità forensi saranno in grado di stabilire la sequenza degli eventi e la causa del decesso”. “Questa situazione tragica fa sorgere molte domande ancora senza risposta. I nostri pensieri vanno innanzitutto alla famiglia di Sivert e ai suoi amici più cari” ha dichiarato la segretaria generale della federazione, Emilie Nordskar.
La maschera ipossica simula le condizioni di scarsa ossigenazione ad alta quota, contribuendo a migliorare le prestazioni sportive. Attualmente è un dispositivo legale, acquistabile da parte di tutti. Va appurato, a questo punto, se l’utilizzo della maschera abbia influito su ciò che è successo a Bakken. Il norvegese, 27enne, aveva sofferto in passato di pericardite, malattia che lo aveva allontanato dalle gare.