Sacrofano

Comunali, a Sacrofano si rivota e c’è il sindaco che serviva a Carminati

Domenica il paesino di ottomila abitanti nel Parco di Veio (Roma) torna alle urne. Una sola sfidante per Tommaso Luzzi. E lui caccia i cronisti dal municipio

Di Giampiero Calapà e Andrea Palladino
4 Giugno 2018

“Esci fuori dal Comune!”, finisce così la conversazione con il sindaco uscente Tommaso Luzzi. Ci accoglie malvolentieri in ufficio senza invito a sedere: “Facciamo in fretta. Il Fatto Quotidiano ha scritto cose che non doveva prima e non le cose giuste dopo: quello che è successo qui a Sacrofano, noi siamo stati coinvolti in cose in cui non c’entravamo niente”. Luzzi è di nuovo in corsa nella cittadina, otto mila anime, diventata famosa per essere la “terrazza” su Roma di Massimo Carminati, detenuto (condannato a 20 anni) ma non più al 41 bis dopo la sentenza di primo grado per i fatti del Mondo di mezzo. Il sindaco dopo esser stato indagato per associazione mafiosa è stato archiviato e il Comune di Sacrofano, dopo una proposta di commissariamento per mafia del prefetto Franco Gabrielli (oggi capo della polizia), è rimasto in piedi fino al termine del mandato che scade in questi giorni.

Si vota per il rinnovo di sindaco e Consiglio comunale, infatti, la prossima domenica. E Luzzi, appunto, è ricandidato con la sua lista civica appoggiata dalla destra nera romana afferente ai Gramazio e a Maurizio Gasparri, che qualche giorno fa non ha fatto mancare un suo comizio in piazza. Al di là del positivo esito giudiziario non possono non pesare come un macigno a livello politico le vicende di Mafia Capitale e dintorni per Luzzi, anche se qui nessun esponente di levatura nazionale (e neppure locale) né del Pd né dei Cinque stelle si è speso per rendere simbolica questa tornata elettorale. A pesare è quella conversazione intercettata tra il costruttore Agostino Gaglianone e Carminati stesso, in cui il Nero raccomanda di organizzare una cena elettorale per il sindaco uscente: “Tu metti il locale, io metto il catering”. Per poi motivare al figlio Andrea, era il 4 maggio 2013, durante un’altra conversazione, intercettata nel bar di Vigna Stelluti: “Perché Tommaso a me me serve lì in zona da noi come sindaco”. Il sindaco che serviva a Carminati, insomma. Ma al ricordo di queste parole e di questi fatti, oggi, Luzzi reagisce così, cacciando i cronisti dal municipio: “Non ci sta nessun incontro che mi riguarda, dite stupidaggini, mi porti la carta giudiziaria. L’ha sentita lei l’intercettazione? L’ha vista lei? Guardi, abbiamo chiuso qui. Vada via, vada via dal Comune! Qual è il problema? Non voglio parlare”. Alle rimostranze dei cronisti, dopo aver definito “fascista” il metodo con cui il sindaco Luzzi li allontana, lo stesso alza la voce con tono minaccioso: “Non te permettere, esci fuori dal Comune, esci fuori dal Comune, esci fuori dal Comune! Fascista ci sarà lei, fascista ci sei te, fascista ci sei te che vieni qua a provocarmi”. A questo punto i cronisti fanno notare: “Non ha candidato un esponente di Casapound nella sua lista?”. Così Luzzi: “I candidati sono persone perbene, forse più di lei, più di lei, sono affari miei, è un ragazzo di 24 anni. Fascista ci sei te”.

Barba hipster e tatuaggi, la divisa d’obbligo dei militanti duri e puri di Casapound, Ares Prehm, leader nazionale di Blocco studentesco – l’organizzazione giovanile del partito di Simone Di Stefano – a Sacrofano è cresciuto. Se Luzzi rappresenta il vecchio mondo in doppio-petto del Msi di Giorgio Almirante, Prehm è infatti il prototipo del fascista del XXI secolo: “Vogliamo inserirci nel solco della dottrina politica, sociale ed economica del fascismo, riabilitando quei valori eroici e politici che per tanto tempo hanno contraddistinto la nostra nazione – spiega in una intervista dello scorso aprile sul sito Election day – Ci sentiamo eredi dei padri della Patria che ritroviamo nel corso dell’intera storia di questa nostra terra: da Romolo a Cesare, da Dante, fino a Garibaldi, Mazzini e Mussolini”. Nessun dubbio: “Ideologicamente ci rifacciamo al fascismo”. Così suona simpatico il “fascista ci sarà lei” urlato ai cronisti dal sindaco. Programmi del giovane camerata Prehm per il futuro di Sacrofano? Scorrendo il suo profilo social appaiono due video mentre annuncia la pulizia e il taglio dell’erba in un campetto sportivo della zona. Ramazza e poche parole, insomma.

E, che a Sacrofano non piaccia molto parlare del recente passato del Mondo di mezzo, lo confermano le chiacchiere con le persone, ma anche con la candidata avversaria Patrizia Nicolini, funzionaria del Viminale: “La nostra decisione di candidarci è per voltare pagina rispetto a quel passato, quindi non vorremmo più parlarne e pensare piuttosto a restituire a Sacrofano un’immagine che non sia quella di Carminati e Mafia Capitale”. Una campagna elettorale in cui non è stata issata la bandiera della legalità quindi: “No, perché vogliamo occuparci dei problemi concreti, come il trasporto pubblico e la cura delle strade, questioni che il sindaco Luzzi non ha curato molto bene”. Quella della Nicolini è una lista civica, si chiama “Uniti per Sacrofano”, non compaiono simboli di partito sulla scheda ma c’è l’appoggio del piccolo meet up dei Cinque stelle: “I cittadini in Movimento di Sacrofano non voteranno il sindaco Tommaso Luzzi per le note vicende giudiziarie che lo riguardano”.

Pochi parlano volentieri della villa a Monte Cappelletto, pochi minuti dal centro del paesino percorrendo la stradina divenuta celebre per l’arresto del “Samurai”: la dimora di Carminati di proprietà del commercialista Marco Iannilli; un ragazzo per strada ci dice: “Carminati? Sa che ne ho sentito parlare, ma non vorrei dirle una cazzata, non ricordo… che c’avete na sigaretta?”. Al ristorante “il Grottino” l’oste racconta, invece, di pranzi e cene con tavolate alla presenza di Carminati e del suo numero 2 Riccardo Brugia, “una volta se ne sono andati senza pagare un conto da 700 euro”. E il sindaco Luzzi? “Mai visto a tavola con loro, ma lui si vede meno in quelle occasioni”. Siamo in una delle osterie, quindi, frequentate dal Mondo di mezzo quasi fino agli arresti: “A un certo punto – racconta ancora l’oste – abbiamo fatto una specie di convenzione con i carabinieri, quando hanno iniziato a venire a mangiare qui loro è sparito il Mondo di mezzo: sei mesi dopo sono stati arrestati per Mafia Capitale”.

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