Per un futuro migliore

Ai ragazzi conviene essere femministi: dalle conquiste alla sofferenza, un manuale contro i dubbi “tossici”

In libreria - Lorenzo Gasparrini (con le splendide illustrazioni di Cristina Portolano) racconta ai più giovani perché la società maschilista danneggia anche loro e li guida alla scoperta delle proprie emozioni

Di Lorenzo Gasparrini e Cristina Portolano
22 Novembre 2023

Ci sono domande che sembrano banali ma che, se affrontate nel modo giusto, possono aiutare a formare persone migliori. Perché magari un domani non si assista più a un femminicidio ogni tre giorni. I ragazzi possono essere femministi? Tutto quello che i maschi avrebbero voluto sapere (ma non hanno mai osato chiedere) è un volume di Lorenzo Gasparrini (con le splendide illustrazioni di Cristina Portolano) appena pubblicato da Settenove. Un manuale che parte dai dubbi e dalle perplessità dei giovani per proporre un’azione ragionata contro la maschilità tossica e che favorisca la libera espressione di sé. Diciotto capitoli che affrontano diversi temi con la lente del genere: sport, sessualità, lavoro, cinema, relazioni, web, intersezionalità. Per gentile concessione dell’editore, ne pubblichiamo uno stralcio.


Perché la parola femminismo mi dà tanto fastidio?

La parola può dare molto fastidio perché contiene questa parte iniziale, “femm…” che fa pensare a qualcosa che riguarda solo le donne, in particolare a favore delle donne e contro gli uomini. Ma è falso, si chiama così perché sono state le donne per prime, in gruppi organizzati, ad accorgersi che la società era (ed è ancora) ingiustamente sbilanciata rispetto ai generi, e sono state anche le prime a farne un problema di tutti e di tutte. E questo è successo perché, come gruppo sociale, per prime hanno subito le conseguenze più gravi di questa disparità. È una parola che ha un suo significato storico e non possiamo cambiarla solo perché non ci piace.

Sento parlare sempre di molestie, e allora come faccio a far capire a una ragazza che m’interessa senza essere “molesto”?

I femminismi hanno fatto notare che molti dei classici metodi di conquista e di corteggiamento possono considerarsi, in realtà, vere e proprie molestie. La questione sollevata è la seguente: perché una ragazza dev’essere qualcosa da “conquistare”, come fosse un premio? Perché tanti ragazzi e uomini esprimono il loro desiderio con una logica di inganno, di attacco, da esseri predatori? I femminismi hanno fatto solo presente che le donne non sono prede, premi o oggetti ma sono esseri umani, con diritto di scelta! Pensa poi al termine stesso: “corteggiare” significa chiudersi in un ambiente di corte, tanto bello quanto isolato e solitario. Se non vuoi essere molesto, devi solo uscire da questa mentalità. Tratta le ragazze come persone al tuo pari, esprimi il tuo desiderio e rispetta il loro, anche se non va d’accordo con il tuo – tutto qui. Non è vero che “la cavalleria è morta”, o che “non si può più corteggiare”, come a volte si dice. Il femminismo non è una reazione contro l’educazione o la gentilezza, è una reazione contro la disuguaglianza e quello che induce le persone a credere che le donne siano deboli, passive e indifese.

Perché nessuno s’interessa alle mie sofferenze?

Questo non è vero. È vero che alcune persone sono pronte a prenderti in giro per tanti aspetti del tuo corpo o del tuo carattere o della tua storia personale, ma è altrettanto vero che il mondo è pieno di persone che vogliono condividere con te interessi, passioni, storie e sentimenti; devi solo cercarle. Quello che ti succede, in realtà, non succede solo a te: la tua sofferenza, la sensazione che hai, non è solo tua, è un sentimento collettivo e va considerato come un “problema sociale”. Sono stati proprio i femminismi a evidenziarla e descriverla in questi termini, perché la società in cui viviamo tende a premiare i “vincitori” e definisce tali le persone secondo criteri lontani dalla realtà e dalla quotidianità di ciascuna e ciascuno di noi. Uomini e donne sono vincenti e di successo solo se belle, magre, muscolosi, ricchi, sempre efficienti. Ma ciò che non ci viene raccontato è il livello di disagio e frustrazione causato in chi non ci si riconosce, quali discriminazioni soffre chi non assomiglia affatto ai personaggi delle serie tv, alle dive dello spettacolo, ai campioni dello sport o alle artiste famose. Non c’è colpa nel non aderire a quella visione, ognuno è come è, diverso da chiunque altro perché parte della varietà umana. Il nostro è un sistema falso e disumano che giudica le persone senza conoscerle, in maniera ingiusta e stereotipata. La maggior parte delle persone ne soffre, a tutte le età. La buona notizia è che non sei solo: condividi le cose che ti piacciono, cerca di conoscere più persone possibili, sii critico verso le tue certezze – soprattutto se sono tristi e cupe – scoprirai la forza di condividere le tue vulnerabilità. Le vulnerabilità non sono debolezze, sono caratteristiche della persona e hanno tutto il diritto di essere come sono. E anche questo lo hanno insegnato i femminismi!

Ma a me hanno sempre raccontato cose diverse… Come faccio a capire quali informazioni sono vere, giuste, fondate?

Comincia a rivolgerti alle persone. Che siano intorno a te o sui social fai loro delle domande, guarda se ti piace come ti rispondono, non ti accontentare. Usa i libri, le pagine web e le persone esperte come ponti, relazioni, collegamenti e non come muri davanti ai quali fermarti. Non accettare la risposta definitiva che risolve, ma sforzati di esercitare il senso critico – senza distruggere! – cercando altre storie, altre sfumature, altre possibilità. Così, potrai distinguere chi s’impegna a cercare una risposta “giusta” da chi vuol fornire la risposta “esatta”. Nelle questioni tra esseri umani – e quelle di genere sono esattamente questo – non esistono risposte corrette, come è corretto il fatto che in un triangolo rettangolo la somma delle aree dei quadrati costruiti sui cateti è uguale all’area del quadrato costruito sull’ipotenusa. Esistono invece le risposte “giuste”: quelle che tengono conto delle esperienze di chi ha vissuto certe cose, di chi le ha studiate, calandole nelle diverse realtà sociali e storiche. Non dimenticare inoltre di considerare che qualcuno possa essere in malafede e sostenere delle idee solo perché gli conviene, pur non credendoci davvero. È difficile, è complicato? Sì. È il pensiero critico!

Perché alle ragazze non piaccio?

Ti svelo un segreto – che poi non è neanche tanto segreto: “le ragazze”, come categoria di soggetti tutti uguali, non esistono. Le persone sono tutte diverse e quindi anche le ragazze. A volte succede che si abbia paura di mostrare quello che si pensa o che si prova davvero per paura di fare brutta figura. Succede alle ragazze, come succede a te e può succedere a chiunque. A volte quando si sta in gruppo non riveliamo ciò che pensiamo davvero. Se hai la sensazione di non piacere proprio a nessuna, in realtà può essere per tanti motivi: molte di loro magari hanno un’opinione neutra su di te, né negativa né positiva e quindi non dicono nulla, altre magari hanno un’opinione positiva ma per timidezza non la rivelano e non fanno apprezzamenti, ad altre ancora invece potresti non piacere davvero ma, insomma, non è la categoria al completo a non apprezzare la tua persona! È che ci vuole un bel coraggio a dire la propria opinione, soprattutto se contrasta con quella di chi ci sta intorno. Ma non insisto sul punto perché sicuramente puoi capirlo. Tu cerca di stare sereno e, chissà, forse in questo modo la ragazza a cui piaci si sentirà libera di dirti tranquillamente cosa pensa di te, lasciando da parte quello che pensano tutte. Che sia piacevole o meno, quella che arriverà sarà una risposta sincera. Se sarà un rifiuto, impegnati ad accettarlo come una sua libertà e non come un’offesa nei tuoi confronti.

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