Diplomazia

Il vertice al Cairo finisce in un flop: lite tra Paesi arabi e Ue sulle condanne per le morti dei civili

Di Fq
22 Ottobre 2023

Il vertice della Pace al Cairo, senza Usa e Israele, si è concluso con un mezzo fallimento, senza dichiarazione finale. Non è stato raggiunto un consenso unanime tra i partecipanti.

La mancanza di una dichiarazione finale non è una sorpresa data le differenze di posizione. Diplomatici e osservatori avevano anticipato la difficoltà di raggiungere un consenso. Secondo SkyNews Arabia, la dichiarazione finale è saltata a causa dei disaccordi tra il gruppo dei paesi arabi e i rappresentanti occidentali. Gli arabi, afferma l’emittente, riferiscono che gli occidentali “volevano che la dichiarazione includesse solo una condanna del movimento di Hamas, mentre si rifiutavano di condannare Israele per l’uccisione di migliaia di civili a Gaza, o di chiedere un cessate il fuoco urgente e l’ingresso di aiuti umanitari nella Striscia assediata”.

Alcuni punti fermi condivisi ha provato a metterli il presidente dell’Egitto Abdel Fattah al-Sisi: “Prevenire l’allargamento del conflitto che può mettere a rischio la stabilità della regione”, far “ripartire il processo di pace e tornare al tavolo di negoziazione per arrivare a un cessate il fuoco”. Una sorta di road map con un obiettivo finale: “Applicare la soluzione di due Stati che convivono pacificamente fianco a fianco, nel rispetto del diritto internazionale”. Secondo il leader del Cairo la regione si trova davanti a una “crisi senza precedenti che richiede attenzione totale”. La causa palestinese, prosegue al-Sisi, “non può essere liquidata” e il popolo deve essere “preservato e protetto” impedendo a Israele di continuare “la colonizzazione della Palestina”. L’Egitto poi attende “con ansia che i partecipanti lancino un appello globale alla pace, in cui concordino sull’importanza di rivalutare la strategia internazionale per affrontare la questione palestinese”. Un approccio che deve essere diverso rispetto a quello degli ultimi decenni, che ha rivelato “una grave carenza nel trovare una soluzione giusta e duratura alla questione palestinese” tramite l’offerta di “soluzioni temporanee e analgesici che non sono all’altezza delle aspirazioni minime di un popolo che ha sofferto per più di 80 anni di occupazione straniera”.

Il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, che ieri ha avuto un faccia a faccia anche con la premier italiana Giorgia Meloni, ha parlato di “aggressione barbara”, affermando con forza che il popolo palestinese “resisterà” davanti alla “selvaggia offensiva” israeliana che “viola la legge internazionale. Non andremo via, non abbandoneremo la nostra terra”, dice in maniera perentoria chiedendo alle Nazioni Unite di prendersi la “responsabilità di difendere” il popolo palestinese.

E il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, dal canto suo sottolinea come i diritti dei palestinesi siano “legittimi”. “Bisogna mettere fino a questo incubo”, spiega mettendo in luce come “una soluzione a due Stati” sia necessaria. Anche dall’Unione europea, oltre alla condanna ferma all’azione di Hamas dello scorso 7 ottobre, giungono appelli alla de-escalation. “C’è la necessità di mettere in campo sforzi seri affinché ci sia una soluzione a lungo termine, quella dei due Stati”, dichiara il presidente del Consiglio Ue, Charles Michel. L’invito a Israele, ribadito da tutti i rappresentanti dei Paesi europei presenti, è quello di “rispettare il diritto internazionale” nell’ambito di una difesa che è “legittima”. La priorità più impellente è quella di difendere i civili di Gaza tramite gli aiuti umanitari e, possibilmente, un cessate il fuoco.

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