Fiabe poco convenzionali

Biancaneve, la mela e quella voglia sfrenata di lasciare i letti disfatti

Ribaltare le prospettive - Già deve scappare da una strega che la vuole uccidere, ma deve per forza diventare la “sposa perfetta” dei nani e aspettare il principe azzurro?

Di Amalia Caratozzolo
14 Marzo 2023

C’era una volta una giovane e bellissima principessa. Aveva gli occhi azzurri come il cielo, i capelli neri come la notte e la pelle bianchissima come la neve, tanto che decisero di chiamarla Biancaneve. Insieme al corso pre-parto, suggerirei vivamente un seminario mirato alla scelta del nome del proprio bebè, fondamentale per evitare successivi traumi e soldi spesi in psicoterapia, yoga, costellazioni familiari e chi più ne ha più ne metta. Ma il nome sarebbe nulla… la nostra protagonista era quasi più sfigata di Candy Candy! E di certo non è cosa facile. Biancaneve perse la mamma quando era ancora una bambina e il padre si risposò con una donna di nome Grimilde, bellissima e malvagia. Di quelle con un ego spropositato che mi fanno incazzare come poche cose al mondo: la crudele matrigna era così vanitosa da servirsi di uno specchio magico a cui ogni giorno domandava chi fosse la più bella del reame. “Specchio, specchio delle mie brame, dimmi, chi è la più bella donna del reame?”. Lo specchio, poverino, come un disco rotto, tutti i giorni ripeteva: “Sei tu, mia regina, la più bella tra tutte le donne!”.

Andò avanti così per moltissimi anni, fino a quando la nostra protagonista diventò maggiorenne, divenendo una bellissima donna. E così, quella volta, lo specchio riferì a Grimilde di non essere più al primo posto, adesso la più bella del reame era Biancaneve. La malvagia regina si arrabbiò molto, stile possessione demoniaca, tanto che dovettero ricorrere a un esorcista. Anche uno psichiatra sarebbe stato senz’altro d’aiuto! A me non sembra certo un comportamento sano ed equilibrato… invece di mostrare gioia e gratitudine per il matrimonio appena compiuto, e di essere riconoscente all’universo per averle donato cotanta bellezza (considerando che il mondo è pieno di persone con cui la natura è stata meno generosa), la nostra Grimilde, ossessionata dalla propria immagine, provava invidia per una donna che aveva trent’anni meno di lei e a cui avrebbe dovuto volere bene come una figlia. Ma niente, lei non ce la fa… è tanto bella fuori quanto brutta dentro.

E così, accecata dalla gelosia, ordinò a un cacciatore di portare Biancaneve nella foresta e di ucciderla, lontano da occhi indiscreti. “Voglio che mi porti indietro il suo cuore”, riferì all’uomo, come in uno splatter di tutto rispetto. Ma una volta giunti nella foresta, il cacciatore, preso dai sensi di colpa, liberò la fanciulla. Infine uccise un cervo e portò il suo cuore alla regina, fingendo che fosse quello della principessa. Che gesto nobile e affettuoso! Ma la nostra Biancaneve non se lo filò di pezza, preferì vagare tutta la notte in solitudine nella foresta, piangendo a dirotto e parlando con i cervi e gli uccellini. Che personalità forte e determinata, una donna davvero combattiva! Poi ci chiediamo perché non riusciamo ad avere una storia d’amore degna di questo nome! Sicuramente, essere cresciute a suon di fiabe diseducative, in cui tutte le volte arriva un principe a salvarci e svoltarci la vita, certo non c’è stato d’aiuto.

E così la nostra Biancaneve, dopo giorni e giorni passati a vagare nella foresta stile Forrest Gump, si ritrovò davanti a una casetta isolata nel bosco. Dentro vi trovò una tavola apparecchiata e sette piccoli letti. Come da copione, cucinò un pranzo succulento e pulì tutta la casa, per poi svenire distrutta in un sonno profondo, sui sette lettini che aveva unito per farne uno a sua misura, quando per un attimo le si era acceso un neurone. La nostra protagonista non ha ancora incontrato gli abitanti della casa, ed è già entrata in modalità donna da sposare. Ma a voi sembra normale? Ovviamente io rabbrividisco ogni volta che sento codesta espressione: “Quella sì che è una donna da sposare!”. Ma esattamente cosa starebbe a significare? Che se sei brava nelle faccende domestiche, sei pronta per una felice unione matrimoniale e per sfornare tanti pargoli? Ahinoi, sono questi i modelli con cui siamo cresciute.

Quando la sera rientrarono i sette nani che vivevano in quella casa, naturalmente esultarono per aver trovato tutto lindo e splendente e un pasto caldo pronto ad accogliergli. E così ogni mattina i sette nani andavano a lavorare e Biancaneve, nell’attesa del loro ritorno, passava le giornate cucinando e pulendo la casa. Proprio la vita ideale che tutte noi abbiamo sempre desiderato. Dal canto loro, i nani giustamente non facevano una piega: lasciavano la casa all’alba per andare a lavorare in miniera, e quando tornavano c’erano tutte le attenzioni di Biancaneve ad aspettarli.

Ne frattempo, al palazzo reale… la perfida regina chiese per l’ennesima volta: “Specchio delle mie brame, chi è il più bella del reame?”. Alla risposta “Biancaneve”, andò su tutte le furie! E così Grimilde, che in realtà era una strega malvagia, non esitò a preparare una pozione velenosa, dove immerse una mela rossa e lucente. Poi prese le sembianze di una vecchia contadina e si avviò nel bosco, pronta a offrire la sua mela avvelenata alla nostra protagonista dalla pelle color neve.

E Biancaneve e i pochi neuroni di cui sopra cosa decisero di fare? Ovviamente di mangiare la mela alla velocità di un batter di ciglia. Che intelligenza sofisticata, che personalità davvero brillante!

Quando i sette nani tornarono a casa e trovarono Biancaneve svenuta, distesa sul pavimento, pensarono che fosse morta e piansero tutta la notte. Poi costruirono un feretro di vetro davanti alla casa e vi distesero dentro il corpo apparentemente senza vita di Biancaneve. Inquietante come poche cose al mondo!

Ma un bel giorno si trovò a passare di lì un bellissimo principe che rimase incantato dalla bellezza di Biancaneve, e come per magia, scuotendola, fece uscire la mela avvelenata dalla bocca di Biancaneve. I due si innamorarono perdutamente e vissero per sempre felici e contenti. E alla perfida regina venne pure un infarto nell’apprendere la notizia.

Ma a voi sembra realistico? Solo io ancora faccio i conti con la sindrome dell’abbandono anche quando saluto un amico o un parente che rivedrò il giorno dopo?!

Io non mi fido… e fossi in voi farei lo stesso. Meglio confidare nelle sole nostre forze, e il principe azzurro lasciamolo a Biancaneve!

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