Sistema Panzeri

Euro-mazzette: non solo soldi, nel patto pure pacchetti di voti

Le carte - La nuova pista nell’informativa dei Servizi segreti: “Il sostegno elettorale veniva orchestrato dalle autorità marocchine”

Di Martina Castigliani, Giuseppe Pipitone e Gianni Rosini Icons/ascolta
22 Dicembre 2022

Non c’erano in ballo solo tangenti. La squadra accusata di aver messo in piedi il sistema di corruzione nel cuore di Bruxelles lavorava anche per garantire voti. Lo sostengono gli analisti del Vsse, i Servizi segreti belgi che hanno fatto partire l’inchiesta sulle mazzette pagate dal Qatar e dal Marocco per influenzare le decisioni dell’Europarlamento. “Il gruppo lavora in cambio di sostegno elettorale orchestrato dalle autorità marocchine e di somme considerevoli di denaro (in totale diversi milioni di euro) pagate clandestinamente, in cash, dal Marocco e dal Qatar”, si legge nell’informativa degli 007. Dopo le prime ammissioni di Pier Antonio Panzeri, considerato il principale artefice del sistema insieme all’assistente Francesco Giorgi e all’europarlamentare Pd Andrea Cozzolino (finora non indagato, ha chiesto di essere sentito dagli investigatori), si aggiunge dunque un nuovo tassello alla presunta Tangentopoli che sta terremotando le istituzioni comunitarie.

I dettagli potrebbero essere contenuti in alcune conversazioni intercettate dagli investigatori. Per esempio quella delle ore 14:51 del 3 ottobre scorso. Panzeri è al telefono con Giorgi e come prima cosa dice di aver capito perché l’europarlamentare Marc Tarabella ha delle difficoltà ad andare in Qatar per i Mondiali. “Ho scoperto che Paul Magnette ha vietato a tutti i parlamentari di andarci durante il periodo della Coppa del mondo”, dice. Magnette non è un politico qualsiasi: è sindaco di Charleroi e presidente dei Socialisti del Belgio, dunque leader del partito di Tarabella. Alla vigilia dei Mondiali, Magnette ha detto che nessun esponente politico, “per decenza”, avrebbe dovuto farsi vedere negli stadi di Doha. In Belgio, infatti, la decisione di assistere alla Coppa del mondo in Qatar ha dato vita a un vero e proprio dibattito politico: il timore era di legittimare un Paese che mostra ancora gravi carenze dal punto di vista della salvaguardia dei diritti umani e, soprattutto, dei lavoratori. Ecco perché l’affermazione del leader dei socialisti belgi mette in difficoltà Tarabella e crea qualche problema pure alla squadra di Panzeri. Nell’intercettazione, infatti, si sente che l’ex deputato Pd è nervoso. Lo dice al telefono al suo collaboratore: “Capisci?”. Giorgi, scrivono gli 007, scoppia a ridere: “Incredibile”. Un divieto, quello legato ai viaggi a Doha per i politici, che rischia di rovinare i piani della rete.

Tanto che Panzeri, di solito attentissimo quando si tratta di conversazioni intercettabili, ne parla poco dopo pure con Maria Arena. Sempre al telefono. Sono le 18:31 ed è l’eurodeputata a tirare fuori l’ultimatum di Magnette: “Ora voglio vedere cosa fa Marc”, azzarda. Panzeri allora interviene con quello che suona in tutto e per tutto come un avvertimento: “Marc dovrà rimanere dalla parte dei tifosi se voi volete i voti”. “Sì?”, ribatte Arena. Panzeri controreplica: “Perché il Belgio è in Qatar”. Una frase criptica che però l’eurodeputata belga sembra intendere subito: “Sì, lo so lo so”, dice. Ma cosa intende Panzeri quando dice “il Belgio è in Qatar”? È una delle domande al centro dell’indagine del giudice Michel Claise. Gli investigatori sostengono che Panzeri fosse corrotto dal Qatar con denaro contante, mentre il “sostegno elettorale” era orchestrato “dalle autorità marocchine”. E in effetti, in Belgio vivono 556 mila marocchini: più della metà (333 mila) si trovano nel collegio elettorale di Tarabella, eurodeputato dal 2004. Dall’inchiesta il belga emerge come uno dei politici più vicini a Panzeri. Nei suoi interrogatori, però, l’ex eurodeputato italiano ha scaricato alcune responsabilità proprio su Tarabella. “È andato in Qatar”, ha sostenuto.

Intanto all’interno dei Socialisti europei è cominciata la resa dei conti: il gruppo, infatti, ha sospeso un suo alto funzionario per “colpa grave” segnalandolo agli inquirenti. Da quello che trapela si tratta di Eldar Mamedov, il lettone considerato “vicino all’Iran”, tra i responsabili del dossier Doha. È Mamedov a scambiarsi il cinque con Giorgi, dopo l’ok alla liberalizzazione dei visti del Qatar. Ed è sempre lui, secondo l’assistente parlamentare, ad avere ricevuto biglietti omaggio per i Mondiali da Doha.

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