Fiabe poco convenzionali

Ariel e le peripezie di un amore: più che una Sirenetta, sembra un’Odissea

La vera morale - Per conquistare l'amato principe (che poi, chi lo conosce?), incappa in disavventure e maledizioni. E nella favola originale non c'è neanche l'happy end. La domanda sorge spontanea: ma chi te lo fa fare?

Di Amalia Caratozzolo
7 Ottobre 2022

C’era una volta una bellissima sirenetta, di nome Ariel, figlia del re del mare. Malgrado abitasse in un bellissimo e incredibile fondale sottomarino, il suo più grande desiderio era quello di raggiungere la terra ferma. Sognava che un giorno avrebbe vissuto lì, insieme agli esseri umani. Un po’ come quando sei riccia ma vorresti essere liscia, sei mora ma preferiresti essere bionda, sei timida ma ti piacerebbe così tanto essere lanciata e disinibita! O viceversa. Non siamo mai contenti di ciò che abbiamo… credo sia proprio nella natura umana. E anche Ariel, come tutte, desiderava ciò che non poteva avere, e si impegnò con tutte le sue forze per realizzare il suo desiderio. Totalmente inutile fu l’escamotage del re Tritone, che, disperato, assoldò il granchio Sebastian come stalker, nel tentativo di impedire ad Ariel di raggiungere la terraferma. Tipo quando tuo padre ti accolla tuo fratello maggiore, anche se sei già ventenne e vaccinata, LA SERA che finalmente hai un appuntamento galante con quello che ti piace dalla prima elementare.

Ovviamente Ariel non solo raggiunse la terraferma, ma pensò bene di salvare la vita a un essere umano in carne e ossa, che stava annegando durante una terribile tempesta. Si trattava di un gentile e bellissimo principe, di nome Eric. Proprio come succede a Ostia beach! In effetti capita spesso di incontrare un incantevole principe in mezzo al mare, dove non c’è anima viva manco a pagarla ma c’è lui… per giunta bono e abbronzatissimo. Un pescatore peloso modello camionista, con tanto di catenella, sarebbe stato senz’altro più realistico.

La nostra sagace fanciulla aspettò che Eric si svegliasse, per scappare in mezzo al mare alla velocità della luce. Ma io dico… incontri un principe bonazzo in mezzo al nulla e invece di essere grata all’universo per tale, codesta, pazzesca e incredibile congiunzione astrale, scappi via alla velocità della luce? Sicuramente Ariel nutriva qualche perplessità e provava anche un po’ di vergogna per via della sua bellissima coda. Come sempre noi donne a farci milioni di paranoie e gli uomini neanche l’ombra di un minimo scrupolo, neppure nelle situazioni peggiori!

Nella versione originale di Andersen, ad Ariel venne concesso di raggiungere la terraferma, ma solo dopo aver preso parte a un simpaticissimo rito di passaggio, che consisteva nel conficcare otto ostriche nella coda della povera sirenetta… ed è subito cilicio! Il tutto motivato e incoraggiato dalla saggia e sadica nonna. Secondo la vecchietta, il rito sarebbe servito a tenere a bada l’istinto e l’orgoglio, cosa che in campo amoroso tornerebbe certamente utile. Soprattutto ogni volta che all’inizio di una storia, arriva il momento della crisi mistica: quando iniziano a balenare nelle mente inutili domande e quesiti esistenziali da XXI secolo e oltre, tipo:

Sarà quello giusto?

Perché è online ma non risponde al mio messaggio?

Penserà ancora alla sua ex?

Guarda tutte le mie storie Instagram, ma non mi chiede mai di uscire… perché?

È proprio in quel frangente che dovresti conficcarti otto ostriche nelle cosce, con nonchalance, in nome dell’amore eterno! Lo trovo un po’ eccessivo e poco pratico, soprattutto se ti trovi in un locale o casa di amici.

Nella versione di Andersen, per coronare il tuo sogno d’amore, dovrai superare molteplici tappe e cammini tortuosi. Un percorso decisamente in salita, in cui imparerai a essere resiliente, paziente, leggera e pronta a ricorrere a un esorcista quando la situazione si mette male. In conclusione, dovrai persino affrontare il mostro finale, come in un videogioco anni 80 di tutto rispetto.

Ma torniamo ad Ariel. Quello che accade fino a questo punto della storia, tutto sommato appare piuttosto comprensibile. In fondo all’inizio, tutti ci giochiamo le nostre carte. Ma quando la poveretta inizia ad affrontare milioni di ostacoli per raggiungere il suo amato principe, in me sopraggiungono della perplessità. Manco il tempo di conoscere quell’uomo misterioso soccorso in mare, che già siamo proiettate all’amore eterno. E in un attimo, ci ritroviamo dentro Laguna Blu. Invece, dovremmo riflettere sul fatto che non sappiamo nulla di quel principe, non lo conosciamo, e certamente non possiamo ancora sapere se ci interessa veramente e in che modo.

Chi è questo signore? Ripetiamolo come fosse un mantra.

Ma Ariel ahimè, iniziò la sua crociata, affrontando, nell’ordine:

La strega del mare Ursula, che promise di trasformarla in donna chiedendole in cambio la sua voce, e soltanto a patto che il principe le avesse dato un bacio “Prima che il sole tramonti il terzo giorno”. Se Ariel non fosse riuscita nell’ardua impresa, sarebbe diventata proprietà della strega. Nella versione originale, la sirenetta deve convincere il principe a sposarla, altrimenti morirà.

Praticamente io sarei già morta… e senza arrivare manco al secondo giorno!

Trasformarsi in essere umano e subire una terribile agonia. La strega descrive molto bene questo passaggio, riferendo ad Ariel che le sembrerà di camminare su dei coltelli affilati. Ogni passo che farà, sarà estremamente doloroso.

*Ma cu ti puotta?

Due murene stronzissime, che rovesciarono la barca proprio quando il principe Eric stava per baciare la nostra sirenetta. Un po’ come quelle donne a cui lui non è mai interessato ma appena inizia a piacere a te, improvvisamente diventa l’uomo della loro vita e allora arriva il becero sabotaggio.

Affrontare nuovamente la perfida strega. Ursula non mollò affatto la presa e, per trarre in inganno il bel principe, si trasformò in una bellissima fanciulla, con la voce di Ariel. Così il principe, udendo il suo canto, pensò che fosse la nostra sirenetta e volle sposarla il giorno stesso. Praticamente mancava solo che le chiedesse di farle da damigella al matrimonio!

Nel cartone che tutti conosciamo, gli amici marini di Ariel andarono in suo soccorso, aggredendo la sposa e impedendo il matrimonio. Ursula rapì Ariel e la trascinò negli abissi marini, dove l’eroico principe andò a salvarla. Ma nel frattempo la poveretta, non essendo riuscita a ricevere il bacio da Eric, era tornata sirena, vittima della profezia della strega. Che fortuna! Ma incredibilmente il re Tritone, mosso a compassione, decise di trasformare la figlia in un essere umano. Finalmente Ariel e il principe si sposarono e fecero una grande festa con il mondo umano e marino. E vissero felici e contenti.

Nella fiaba originale invece, il finale è decisamente più oscuro. La sirenetta è condannata alla morte eterna, a meno che non uccida il principe con le sue stesse mani, con un coltello ricevuto in dono dalle sorelle. Ovviamente non riuscirà nell’impresa e si lascerà andare al suo triste destino.

MORALE DELLA FIABA: *Lassa peddiri! Quando devi impegnare troppe energie per far decollare una storia è ora di lasciare andare. Le storie d’amore sono la cosa più naturale del mondo, nascono e si evolvono in modo semplice. Sicuramente senza dover superare ostacoli insormontabili, moltitudini di calamità, o tutte e dieci le piaghe d’Egitto!

*Ma cu ti puotta? – Chi te la fa fare?

*Lassa peddiri! – Lascia perdere

Ti potrebbero interessare

I commenti a questo articolo sono attualmente chiusi.