Il Fatto di domani. Magistrati e politica, sbarrate le porte girevoli. Un anno di governo dei Migliori, e quello che Draghi poteva fare meglio

Di FQ EXTRA
11 Febbraio 2022

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GIUSTIZIA, STOP ALLE “PORTE GIREVOLI” TRA POLITICA E MAGISTRATURA. Il magistrato che entra in politica non potrà più tornare a fare il magistrato. È questa la sintesi della riforma dell’ordinamento giudiziario approvata oggi in Consiglio dei ministri, la terza puntata del “pacchetto giustizia” incluso nel programma di governo (dopo la riforma Cartabia del processo penale e civile). Una norma semplice, che però fino all’ultimo è stata in bilico. Nelle ultime settimane sono stati molti i tentativi di calmierare o edulcorare questa regola fondamentale, da parte del centrodestra ma anche di esponenti del governo Draghi. Alla fine, però, lo stop alle cosiddette “porte girevoli” tra politica e magistratura è arrivato. “È stata una discussione ricchissima e anche molto condivisa”, ha spiegato poi lo stesso premier in conferenza stampa. Che la partita fosse finita lo si è capito stamattina, quando è arrivata la notizia che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli, non avrebbe preso parte al Cdm per “sensibilità istituzionale”. In realtà, come abbiamo scritto sul Fatto di oggi, il sistema delle porte girevoli lo riguardava direttamente, perché magistrato prestato alla politica, e la sua defezione a inizio riunione è stato un segnale di capitolazione. L’impianto approvato è sostanzialmente identico a quello della riforma Bonafede del governo Conte 2, e infatti il Movimento 5 Stelle ha comunicato soddisfazione. L’ex ministro della Giustizia, autore della legge, considera la decisione di oggi “una svolta storica”. L’altro corno della discussione sulla giustizia riguardava la modalità di elezione del Csm, che il governo si è impegnato ad approvare prima della scadenza delle cariche attuali. Sul Fatto di domani vedremo se le misure adottate saranno in grado di evitare futuri “casi Palamara”.

L’ANNO (FLOP) DEI MIGLIORI E IL FUTURO DI DRAGHI. Il Cdm di oggi ha discusso anche di altri temi oltre a quelli della giustizia. Bisognava decidere il destino della neonata (morta) compagnia di bandiera Ita, di cui si avvicina la vendita a un vettore straniero. Il governo va avanti con la privatizzazione, ma in una prima fase il Tesoro manterrà una quota della società. Però la conferenza stampa tenuta da Draghi con i ministri dell’Economia Franco e della Giustizia Cartabia è stata anche occasione per parlare di un altro destino, quello del premier. Dopo il fallimento del piano per farlo eleggere presidente della Repubblica, un giornalista gli ha chiesto se intende accettare la proposta di diventare leader di una ampia formazione di centro liberale. Draghi ha escluso di volersi candidare e ha commentato con la sua nota ironia altezzosa: “Ho visto che tanti politici mi candidano a tanti posti in giro per il mondo mostrando una sollecitudine straordinaria, ma vorrei rassicurarli che se decidessi per caso di lavorare dopo quest’esperienza un lavoro lo trovo anche da solo”. Attenzione a non dare morta l’idea, però: Bruno Tabacci ha commentato la risposta di Draghi dicendo che di lui ci sarà bisogno “dopo le elezioni” del 2023. Sul Fatto di domani lasceremo da parte le ipotesi future per concentrarci sull’attualità, cioè su quello che è stato fatto finora da questo esecutivo. Dalle giravolte sul Covid alle misure economiche che favoriscono i ceti più abbienti e penalizzano i redditi bassi (e il reddito di cittadinanza), faremo la tara di tutte le decisioni del governo dei Migliori.

M5S, LA STRATEGIA DEL RICORSO CONTRO LA SOSPENSIONE DELLO STATUTO. Ieri sera il faccia faccia tra il garante e il presidente del M5S è durato più di due ore. Ne è uscita non solo la conferma della guida di Conte, ma anche una strategia per la contro offensiva. Gli avvocati del Movimento, infatti, hanno valutato che le delibere sospese dal Tribunale di Napoli che hanno congelato il nuovo statuto e l’elezione di Conte leader sono invece valide, anche sulla base del regolamento del 2018. Per questo si è deciso di presentare al Tribunale partenopeo un’istanza di revoca della sospensione. Il piano A, insomma, è cancellare lo stop imposto dal tribunale. È un cambiamento sostanziale rispetto alle ipotesi circolate (e fatte circolare) finora, che parlavano dell’elezione di un nuovo comitato di garanzia e quindi di un (seppur temporaneo) cambio di leadership. Sul Fatto di domani il giurista Piergiovanni Alleva analizzerà i termini più che inusuali dell’ordinanza del tribunale di Napoli.

NIENTE RISTORI PER LE FAMIGLIE DEI MEDICI MORTI DI COVID. La situazione migliora sul fronte della pandemia, lo confermano i dati dell’Istituto superiore di sanità. L’incidenza dei casi di Covid si è dimezzata in tre settimane. L’Rt è sceso a 0,89 punti (la settimana scorsa era 0,93), e la soglia critica è uno. Scendono un po’ tutti gli indici, e i contagi anche oggi sono in calo rispetto al giorno precedente: 67 mila (tasso di positività al 10%) e ancora 334 morti. Sul green pass la Lega ha aperto una campagna per chiederne l’abolizione da aprile. Ha scatenato indignazione quanto è accaduto in Senato. L’aula ha bocciato un emendamento che assegnava ristori alle famiglie dei medici morti di Covid. Il presidente della Federazione ordini dei medici, Filippo Anelli, ha commentato duramente: “È un’occasione persa di dimostrare gratitudine ai medici che hanno dato la loro vita per continuare a curare durante la pandemia”. Il sindacato di categoria minaccia uno sciopero. Sul giornale di domani analizzeremo la questione. Poi continueremo a raccontare come si prepara il Paese all’entrata in vigore dell’obbligo di super green pass al lavoro per gli over 50.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Che fine ha fatto Ocalan. Il leader della comunità curda e del Pkk è rinchiuso in un carcere turco da 23 anni e dall’anno scorso i suoi avvocati non sono più riusciti a ricevere notizie da lui.

Che c’è di Bello. Nel nostro inserto culturale del sabato questa settimana troverete la recensione dell’ultimo film di Dario Argento, Occhiali neri, dell’adattamento teatrale della Metamorfosi di Kafka di Giorgio Barberio Corsetti, la mostra su Canova a Padova e poi i libri di Roberto Kaz e Vincenzo Cerami.


Accordi&Disaccordi. Stasera gli ospiti della trasmissione in onda su Nove alle 22.45 saranno Vittorio Feltri e Alessandro Di Battista. Con Marco Travaglio.

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