L'intervista

Elio Vito: “I Migliori sono in confusione e adesso la gente lo ha capito”

Il forzista “dissidente” - “C’è scollamento tra come i media rappresentano la realtà e la percezione delle persone”

3 Gennaio 2022

In Parlamento lo conoscono tutti: lo frequenta da quasi trent’anni, spesso dissente dal suo partito e l’altro giorno si è rifiutato di votare la fiducia al governo Draghi sulla manovra, approvata dalla Camera a due giorni dal Capodanno senza lo straccio di una discussione. Ma ormai l’onorevole Elio Vito, animo Radicale con asilo politico in Forza Italia dal 1994, vive una certa popolarità anche nella bolla social di Twitter, dove è un mago dei 280 caratteri. In poche battute stronca alleati, avversari e, da qualche tempo, pure i presunti Migliori.

Elio Vito, la quarta ondata sembra aver travolto il governo, oltreché il Paese.

Ma voi avete capito qualcosa di quello che hanno deciso? Nessuno ha idea di cosa debba fare. Dopo tante critiche a Conte, perché era costretto a varare dpcm in piena notte per la mattina successiva, il governo dei migliori fa lo stesso, se non peggio.

Solo un problema di comunicazione?

No, i problemi sono tanti. Nonostante il governo si sia affidato a un prode Generale come commissario, non mi sembra abbia saputo gestire questa fase: le code alle farmacie sono sotto gli occhi di tutti, si fa fatica a fare i tamponi molecolari, le Ffp2 sono introvabili o al centro di forti rincari per cui servirà calmierare i prezzi: vedremo cosa diranno stavolta i campioni del liberismo da tastiera.

Non si fida più di Draghi?

Ho sostenuto questo governo senza pregiudizi, ma ho notato gravi mancanze di rispetto nei confronti del Parlamento, a partire dal fatto che Draghi non sia mai venuto al Copasir, nonostante sia stato più volte sollecitato. Ma questo è anche il governo che ha il record di fiducie: abbiamo superato le tre al mese, quasi una a settimana. Per un esecutivo che ha il 90 per cento del sostegno parlamentare non è accettabile.

E poi la manovra: lei ha denunciato lo scarso coinvolgimento del Parlamento.

Già il fatto che Draghi abbia fatto la conferenza di fine anno prima dell’approvazione della manovra mi è sembrato inusuale. Il Parlamento ha aspettato due mesi gli emendamenti del governo, la Commissione bilancio è stata sconvocata per tredici volte. Non votare la fiducia mi è sembrato un gesto di dignità.

Crede che negli ultimi giorni sia cambiata la percezione che gli italiani hanno del governo?

Sì, un po’ di fiducia è venuta meno con le regole anti-Covid e con la assurda conferenza autocelebrativa di fine anno, condita dalla standing ovation della stampa. C’è uno scollamento tra la rappresentazione della realtà data dai giornali e la percezione delle persone.

Draghi andrà al Colle?

Mi pare che le sue quotazioni siano al ribasso, ma mi sembra altrettanto chiaro che questa sia stata la sua ultima manovra. Comunque vada il voto per il Colle, ci saranno le dimissioni di Draghi e non sarà un passaggio solo formale. Le elezioni anticipate sono probabili.

Crede nel sogno di Silvio?

Ci siamo sentiti per gli auguri. Se è vero che la destra ha il diritto-dovere di indicare un candidato, questo nome non può non essere Berlusconi. Non ha senso andare su figure minori, lasciamo perdere Casini e Pera.

In dissenso, ma sempre fedele al capo.

Certo, ma non è solo questione d’affetto, credo ancora in FI anche se purtroppo abbiamo commesso errori per rincorrere i sovranisti: l’abbandono dei diritti civili, poca chiarezza sull’antifascismo, difesa di un ceto medio ricco invece che del nostro storico elettorato popolare.

E se le dico che il futuro di FI è con Matteo Renzi?

Per fortuna mi sembra un’ipotesi scomparsa, ma che Renzi sia più un populista di destra che un riformista di sinistra è ormai evidente. Uno che preferisce andare in Arabia Saudita che votare per il ddl Zan non potrà mai essere mio alleato.

Come è riuscito a rendersi così impopolare?

C’è il narcisismo, certo. Ma poi c’è la continua ricerca della contrapposizione personale, che sia contro il Pd o contro Conte, quasi a far vedere che ha un ruolo predominante sia come costruttore che come distruttore. Ovviamente in tutto ciò si sopravvaluta non poco.

Glielo scriverà su Twitter?

A me Twitter rilassa tantissimo, mi piace portare un po’ di ironia nella comunicazione politica. Mi ha molto preoccupato invece vedere le campagne di Renzi contro il Fatto: sono abituato ai giornali che criticano i politici, non ai politici che fanno campagne contro i giornali.

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