Il Fatto di domani. Green pass & lavoro, l’apocalisse è solo rimandata? I politici salvati dalla Giunta per le autorizzazioni a (non) procedere

Di Il Fatto Quotidiano
16 Ottobre 2021

GREEN PASS, “L’APOCALISSE” DEVE ANCORA ARRIVARE. “Alla fine l’Apocalisse, almeno nel giorno della partenza del Green pass, non c’è stata”, afferma il ministro del lavoro Andrea Orlando, ma c’è chi – come la Cgia di Mestre – ipotizza che da lunedì la situazione possa cambiare con 2 milioni di lavoratori che potrebbero restare a casa per l’impossibilità di farsi i tamponi. Come andranno le cose è tutto da vedere, ma la sensazione è che i nodi devono ancora arrivare al pettine. Intanto si moltiplicano le segnalazioni: secondo Stefano Puzzer, portavoce del Coordinamento lavoratori portuali di Trieste, “è andato a lavorare attorno al 40% dei portuali su circa un migliaio. Di questo penso che il 10% sia senza green pass”. Mentre il Comitato dei lavoratori portuali ha fatto una segnalazione in Prefettura su diverse aziende che “starebbero violando l’obbligo del Gp”. Il sospetto è che lavorino persone sprovviste del certificato verde. Ma tornando ai numeri sono sempre in aumento i certificati di malattia presentati: ieri secondo l’Inps si sono contati 21.794 certificati inviati dai lavoratori pubblici (+18,3%) e 57.601 dai lavoratori privati (+21,1%). Anche il numero di Green pass ottenuti dopo un tampone è aumentato notevolmente: il 12 ottobre erano stati 292 mila, numero salito fino ai 653 mila di ieri. Una netta impennata. Sul giornale di domani troverete un approfondimento sull’evoluzione della situazione. Poi andremo a vedere cosa c’è dietro il mercato dei tamponi e che spesa si prevede debbano affrontare i lavoratori o le aziende che hanno deciso di fornire i test a prezzi ribassati o gratis.

LA PIAZZA CONTRO IL FASCISMO FA IL PIENONE. Secondo i sindacati in piazza c’erano 200 mila persone, per la questura di Roma 60 mila. Numeri a parte, su cui ci sono sempre versioni contrapposte, così tanta gente ad una manifestazione non si vedeva da parecchio tempo. Gli unici a mancare erano i rappresentanti dei partiti del centrodestra, Salvini e Meloni in primis. Maurizio Landini, leader della Cgil ha puntato il dito contro il governo: “Le organizzazioni fasciste devono essere sciolte – ha detto dal palco di Roma – si passi ora dalla solidarietà ad azioni concrete e lo Stato dimostri la sua forza democratica nel far rispettare leggi e applicare la Costituzione” e ha lanciato l’appello per la costruzione di “una rete anti-fascista”. Poi nel giorno in cui anche Papa Francesco ha fatto un appello per il reddito universale, ha detto che “non possiamo passare dalla pandemia del virus alla pandemia salariale, abbiamo bisogno che la ripresa inverta la tendenza e ci sia una redistribuzione salariale”. Mentre per Pierpaolo Bombardieri della Uil “in questa piazza c’è la nuova Resistenza”. Leggerete le cronache dalle piazze italiane, quelle di Roma, Milano e Torino dove ci sono state tensioni tra anarchici e gruppi di estrema destra. E dei vari cortei non autorizzati anti-Green pass: nel capoluogo lombardo alcuni manifestanti hanno tentato l’assalto alla sede Rai.

DENTRO IL PARTITONE DEL NON-VOTO. Si sono insediati i seggi e sono cominciate le operazioni preliminari degli uffici elettorali di sezione in vista dei ballottaggi di domani e lunedì prossimo che coinvolgeranno 65 Comuni. Le urne saranno aperte domani dalle 7 alle 23 e lunedì dalle 7 alle 15. E lo scrutinio avrà inizio subito dopo la chiusura della votazione. L’appuntamento elettorale coinvolgerà circa 5 milioni di elettori e interesserà anche 10 capoluoghi, tra cui Roma, Torino (qui il video sulla periferia dove regna l’astensionismo) e Trieste. Si voterà per eleggere il sindaco anche a Varese, Savona, Latina, Benevento, Caserta, Isernia e Cosenza. Ma resta l’incognita dei non votanti, che sono di gran lunga il “partito” più grosso. Da qui partiremo per andare a vedere chi sono coloro che non credono più nella politica, quali sono i motivi e cosa si può fare per riportarli alle urne. Affronteremo il tema con Domenico De Masi.

LA GIUNTA PER LE AUTORIZZAZIONI A (NON) PROCEDERE. Neanche ora che Marco Siclari, senatore di Forza Italia, è stato condannato a 5 anni e 4 mesi per scambio elettorale mafioso, la Giunta per le autorizzazioni pare intenzionata a prendere in considerazione la richiesta degli arresti domiciliari inoltrata dai magistrati già a febbraio 2020. Tutto questo rimpallo fa ben sperare Luigi Cesaro, su cui pende una richiesta analoga. Ma facendo un viaggio tra i casi pendenti in Giunta, si scopre che sono molti i politici che la stanno facendo franca.


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