Il Fatto di domani. La vittoria del non voto non è la fine del populismo. Effetto sorpasso di FdI su Salvini: sbatte la porta a Draghi su fisco e catasto

Di Il Fatto Quotidiano
5 Ottobre 2021

CHI VINCE, CHI PERDE? CHI RESTA A CASA. Il day after delle amministrative è una corsa a parlare di morte dei populismi. A sentenziare che il vero vincitore delle urne è Draghi e il suo governo. In realtà, da quello che emerge nella lettura del voto, i vincitori assoluti sono quelli che ai seggi non ci sono andati proprio. Il partito dell’astensione, a cui ormai si è iscritta la metà degli elettori. Da qui si parte per analizzare cosa è successo domenica e lunedì. Anche la lettura politica della morte dei populismi è un dato smentito, come vedremo, anche da politologi come Lorenzo De Sio, secondo cui, al contrario, quella attuale è “una fase di crescita” dei populismi. Perché gli elettori in cerca di radicalità abbandonano i partiti diventati più moderati. Ne parleremo con Marco Revelli sul Fatto di domani. Non da ultimo, per pesare i risultati elettorali va usata la bilancia dei voti assoluti (altra cosa dalle percentuali), e bisogna vedere chi ha preso più preferenze.

CONTE-RAGGI E I PROBLEMI GIALLOROSA. Il risultato dei 5 Stelle è stato inferiore a quello che si aspettava Giuseppe Conte. Le piazze che aveva girato in campagna, in effetti, gli avevano restituito un’impressione diversa. A Roma Virginia Raggi alla fine è finita quarta, dietro anche a Carlo Calenda. L’ex sindaca e il leader del Movimento sembrano parlare un linguaggio diverso: Conte per il ballottaggio ha detto un chiaro “mai con la destra”, mentre Raggi nella breve conferenza stampa post voto ha detto chiaramente che lascerà libertà di scelta ai suoi elettori. Non dimentichiamo che la stessa Raggi è anche una dirigente di primo piano del M5S. Ce n’è abbastanza per dire che nel Movimento si apre un problema che riguarda il rapporto con il Pd. Anche perché Letta adesso spinge per trasformare il suo partito in un traino di un nuovo Ulivo. Ci aiuterà a capire la posta in gioco l’ex ministro dem Francesco Boccia.

MELONI FA LE PROVE GENERALI DA LEADER. Dall’altra parte ci si butta sulla matematica. Parlando alla conferenza stampa post-risultati di Enrico Michetti (il “suo” candidato), Giorgia Meloni ha snocciolato i suoi conti, argomentando che “dei sei capoluoghi in mano al centrodestra 3 sono confermati e 3 vanno al ballottaggio, quindi matematicamente è un pareggio”. Poi ha lanciato una sfida diretta a Letta, ha attaccato Conte e lamentato la mancanza di unità del centrodestra. Insomma, la leader di Fratelli d’Italia fa le prove generali da capo coalizione. Effettivamente, per quanto poco indicativo sia il voto amministrativo, FdI ha superato la Lega in molte città, e lo tallona anche a Milano. Tra l’altro, la storia dei finanziamenti irregolari alla lobby nera non sembra aver scalfito la performance elettorale milanese del partito. Addirittura, la candidata simpatizzante fascista Chiara Valcepina è la terza più votata del partito ed entra in consiglio Comunale (il primo per preferenze è stato Vittorio Feltri).

FISCO & CATASTO, LA LEGA SBATTE LA PORTA. L’effetto del sorpasso di FdI sulla Lega s’è visto oggi: i ministri del Carroccio hanno abbandonato il Consiglio dei ministri che aveva come ordine del giorno la riforma del fisco e quella delle rendite catastali degli immobili, un tema quest’ultimo su cui i leghisti avevano già storto il naso. Ufficialmente il motivo è che la riforma non era negli accordi, ma è stata inserita all’ultimo. Guarda caso dopo le amministrative. Draghi non ha preso bene la fuga dei leghisti, facendolo capire durante la conferenza stampa (ha detto che il governo è andato avanti comunque). Inoltre la riforma del catasto prevede una revisione sì, ma da attuare negli anni che verranno (nel 2026). Mentre sul fisco quella che doveva essere una rivoluzione, alla fine sarà un pannicello caldo, con pochi soldi sul piatto che consentiranno solo di fare un piccolo lifting dello scaglione Irpef centrale e poco più. Della parabola della Lega scrive Gad Lerner, sul Fatto di domani.

GLI ELETTI CHE NON TI ASPETTI: FACCE NUOVE (E VECCHI ARNESI). Come capita sempre, le elezioni locali sono anche il teatro di una particolare commedia politica che porta alla luce (e spesso pure in consiglio comunale) facce improbabili, nuovissime ma magari già riciclate, a volte impresentabili. Ne facciamo una rassegna tragicomica con la nostra Daniela Ranieri.


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Indagato Massimo Galli. Il virologo è finito sotto inchiesta a Milano con altre 32 persone (tra cui docenti e vertici accademici) per l’ipotesi di associazione a delinquere, turbativa d’asta e falso in atto pubblico. Il caso riguarda dei concorsi truccati all’Università Statale, alla Bicocca e all’Ospedale Sacco.

Inchiesta su Luca Di Donna. La procura di Roma ha disposto una perquisizione per l’avvocato indagato per per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze. Di Donna è un un amico di Giuseppe Conte e secondo gli inquirenti avrebbe usato questa posizione per ottenere appalti e forniture dalla struttura commissariale per l’emergenza Covid, dal Mise e da Invitalia. Marco Lillo ricostruisce per noi la vicenda e il personaggio.

Pandora papers. Dalle carte dell’inchiesta emerge che gli Usa sono un nuovo paradiso fiscale. Ne parliamo con la fondatrice dell’ong Corruption Watch UK, esperta di lotta alla corruzione.

Il nobel italiano per la fisica. Un ritratto del prof. Giorgio Parisi, premiato dall’Accademia di Svezia insieme a Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann.

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