La Storia che muore

Solo promesse: così venne a mancare la Riserva Naturale delle Saline a Tarquinia

Il mare ha ingoiato quasi tutto l’arenile e le onde, non trovando più ostacoli, hanno abbattuto la recinzione. La Regione Lazio, nel 2018, promise oltre due milioni di euro di Fondi per lo sviluppo e la coesione, ma ancora non si sono visti interventi

Di Associazione ambientalista Fare Verde
2 Febbraio 2021

L’acqua del mare abbatte la recinzione ed entra all’interno della Riserva Naturale delle Saline di Tarquinia. L’associazione ambientalista Fare Verde lancia una provocazione e invita il ministro dell’Ambiente e il presidente della Regione Lazio, al simbolico “funerale” dell’Oasi naturalistica.

“Grazie alla lentezza della politica è deceduta la riserva naturale al Lido di Tarquinia – dichiara il presidente regionale di Fare Verde, Silvano Olmi – le mareggiate di questi giorni hanno abbattuto la recinzione e l’acqua marina ha invaso parte dell’Oasi”. Non è la prima volta che accade, ma negli anni scorsi il Corpo Forestale provvedeva a riparare il danno e i bagnanti d’estate non si accorgevano di nulla. Ormai il mare ha ingoiato quasi tutto l’arenile e le onde non trovano più ostacoli. “Da troppo tempo segnaliamo la gravissima situazione dovuta all’erosione marina – prosegue Olmi – alle nostre sollecitazioni, denunce e comunicati stampa, abbiamo ricevuto solo annunci che non si sono concretizzati in atti di salvaguardia dell’oasi naturalistica. Le forti mareggiate di questi giorni hanno definitivamente compromesso la situazione. L’annuncio del funerale – conclude Olmi – vuole essere una provocazione, l’ultimo grido di aiuto a una classe politica sorda e buona solo a fare promesse”. Il presidente nazionale di Fare Verde sottolinea il pericolo dell’erosione marina che colpisce gran parte delle coste italiane. “La grave situazione in cui versa la spiaggia delle Saline di Tarquinia – dichiara Francesco Greco – è comune a gran parte della costa italiana. Dal 31 gennaio al 21 marzo, nell’ambito della manifestazione nazionale Il Mare d’Inverno, giunta alla trentesima edizione, saremo mobilitati per 50 giorni con varie iniziative in difesa del mare e della spiaggia”.

A quella di Fare Verde si aggiungono le proteste dell’associazione “Tarquinia nel Cuore”, guidata da Alessio Gambetti e dell’amministrazione comunale tarquiniese. Entrambi hanno scritto lettere al Presidente Zingaretti, all’assessore regionale ai Lavori pubblici e all’Agenzia del Demanio. La Regione Lazio, nel 2018, promise oltre due milioni di euro di Fondi per lo sviluppo e la coesione, ma ancora non si sono visti interventi. L’area delle Saline ha una lunga storia. Si estende per oltre 150 ettari, dei quali ben 100 sono di laguna costiera, e accoglie uccelli migratori e stanziali, tra i quali i fenicotteri rosa. Le vasche, dove un tempo si estraeva il sale grazie all’evaporazione naturale dell’acqua del mare, accolgono un gran numero di specie e attirano molti fotografi, che utilizzano dei capanni appositamente attrezzati per ritrarre gli animali senza spaventarli. L’attività di produzione del sale era attiva già in epoca etrusca e poi romana e riprese vigore quando Papa Pio VII diede l’incarico a tale Giuseppe Lipari, un trapanese trasferitosi a Civitavecchia, di realizzare a sue spese una salina. Vi lavoravano i detenuti del vicino carcere di Porto Clementino ed è da questa galera che nel 1872 evade il noto brigante Domenico Tiburzi, detto “Domenichino”, che sarà per molti anni il Re della macchia maremmana. Alla fine dell’800 e agli inizi del ‘900 viene costruito un piccolo borgo e uno stabilimento nel quale, dal secondo dopoguerra, lavorano gli operai, detti “salinari”. Nel 1972 alcune scene del film Le avventure di Pinocchio, diretto dal regista Luigi Comencini, sono girate nel vecchio borgo e nell’area delle vasche.

La Riserva Naturale di popolamento animale “Salina di Tarquinia” è istituita il 25 gennaio 1980 con un decreto del ministero dell’Agricoltura e Foreste, quello dell’Ambiente non esisteva ancora. Dal 1995 è anche sito d’importanza comunitaria e dal 2017 zona di protezione speciale. A metà degli anni ’90, cessa improvvisamente la produzione del sale e ancora oggi il Borgo e lo stabilimento attendono un progetto complessivo di recupero e valorizzazione. Dopo lo scioglimento del CFS voluto dal Governo Renzi, sono i Carabinieri Forestali a proseguire l’opera di tutela dell’oasi. Ma l’erosione marina, se non sarà bloccata, vanificherà per sempre questo impegno.

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