#ioapro, aderire a questa lotta dei ristoratori è da criminali

15 Gennaio 2021

Cari proprietari e gestori di bar e ristoranti, comprendiamo e condividiamo tutto: la vostra rabbia, la preoccupazione per il futuro, le vostre lamentele per i ristori troppo bassi. E anzi, siamo disposti a batterci con voi perché da qualche parte si trovino i denari necessari per nuovi e più alti risarcimenti. Una cosa però non possiamo accettarla: che col vostro comportamento mettiate a rischio la salute e la vita degli italiani. Per questo ci sentiamo di dirlo chiaramente: chi tra di voi aderirà oggi alla manifestazione #ioapro accogliendo i clienti nei propri locali fino alle 21:45 non è un pericoloso imbecille, ma un criminale. E non perché violerà le regole anti-Covid sancite per contenere le infezioni, ma perché ciascuno di voi sa benissimo che più persone riunite per cenare rendono possibile il contagio.

Dopo undici mesi di pandemia, lo abbiamo imparato tutti. In tv, sui siti, sui giornali abbiamo visto grafici e modelli che dimostrano come al chiuso il virus si diffonda anche attraverso l’aerosol provocato dalla respirazione. Abbiamo letto studi scientifici che raccontano come senza finestre aperte e apparati di filtraggio adeguati il rischio aumenti a dismisura e come anzi, in presenza di riscaldamenti ad aria, venga moltiplicato. E non serve essere laureati in Medicina per capire la differenza tra un negozio e un ristorante. Nel primo si indossa sempre la mascherina, nel secondo no. Si mangia, si beve e spesso si resta a tavola per ore.

Tutte le obiezioni a queste semplici verità sollevate dagli organizzatori della vostra protesta sono baggianate. Il rispetto delle distanze, i tavoli da quattro persone, il plexiglass e gli altri ammennicoli previsti dai protocolli ministeriali che verranno messi in campo questa sera, servono solo per ridurre i pericoli, non per azzerarli.

Ne consegue che se qualcuno tra i vostri dipendenti e clienti si ammalerà e finirà in ospedale, voi ne sarete responsabili. E sarete moralmente responsabili pure degli eventuali decessi delle persone più anziane contagiate da chi, dopo aver cenato, porterà il virus in famiglia. E per favore, risparmiateci il consueto interrogativo: e allora perché nelle zone gialle ci fanno restare aperti fino alle 18? La risposta intanto la conoscete pure voi. In quelle aree, meno colpite di altre dalla pandemia, si pranza, ma non si cena per ridurre del 50 per cento la possibilità d’infezione, non per azzerarla. È un rischio calcolato che lo Stato, e non voi, ha deciso di assumersi per non mettere in ginocchio anche zone del Paese dove il Covid è meno presente. Se dal punto di vista sanitario abbia fatto bene o male dobbiamo ancora capirlo. Ma questo non vi autorizza a fare come vi pare.

I vostri – lo ribadiamo – problemi sono reali. Le vostre richieste sono spesso sacrosante. Ma la strada giusta per ottenere ascolto non è quella di mettere in pericolo la collettività. Le aperture di questa sera non sono disobbedienza civile, sono invece egoismo incivile. Per questo lascia sbigottiti che chi, come Matteo Salvini, continua a ripetere “prima gli italiani” si dichiari senza se e senza ma al vostro fianco invece di dirvi “restate chiusi per tutelare la salute dei cittadini, intanto in Parlamento faremo le barricate per farvi ottenere altri ristori”. O che il suo discepolo Armando Siri si faccia vedere in diretta live con gli organizzatori di #ioapro. Voler bene agli italiani, signori della Lega, è un’altra cosa. Significa battersi per il loro benessere. Non per aumentare il numero dei ricoverati in terapia intensiva.

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