L’intervista - Pierpaolo Sileri, viceministro

“Troppi morti e troppi casi. No ai viaggi tra i Comuni”

“Il piano pandemico? Fin da gennaio i primi alert, ma anche l’Oms ci ha fatto perdere tempo”

12 Dicembre 2020

Viceministro Pierpaolo Sileri, lei è sempre stato “aperturista”, ma oggi sostiene che non si possano consentire gli spostamenti tra Comuni a Natale, a Santo Stefano e a Capodanno. Perché?

Non vedo nei numeri, a oggi, la sicurezza per poter riaprire. Abbiamo ancora troppi decessi, il che significa che i contagiati delle scorse settimane erano molti di più. Il rischio è troppo alto. Avevo detto di guardare al Thanksginving e al Black Friday negli Usa, che sono occasioni di mobilità, incontri e shopping come il Natale da noi. Ebbene 15 giorni dopo si è osservata una crescita significativa dei contagi.

Ha senso potersi muovere per tutta Roma e non fra due piccoli paesi?

Probabilmente bisognava studiare una norma diversa dall’inizio, ma ora non possiamo permetterci errori, servono restrizioni a Natale per riaprire a gennaio le scuole e i ristoranti e togliere progressivamente il coprifuoco. In ogni caso avremo una risalita dei contagi dopo Natale, dobbiamo contenerla e così le Regioni potranno migliorare il contact tracing.

Alcune riaperture sono previste per il 7 gennaio: considerato il tempo che passa tra incubazione, sintomi e tamponi, a quella data potremo già misurare i danni?

Una settimana dopo li vedremo. Serviranno più tamponi, anche privati.

La Procura di Bergamo ipotizza che il piano pandemico non sia stato seguito, che gli approvvigionamenti di dispositivi di protezione e le verifiche negli ospedali dovessero partire dal 5 gennaio, dalla dichiarazione dell’Oms di polmoniti d’origine sconosciute in Cina, ma molto è stato fatto solo dopo il primo caso noto del 21 febbraio a Codogno (Lodi). Avete ignorato il piano?

Il piano ero convinto risalisse al 2010, Report ci ha fatto vedere che era sempre quello del 2006. Era un piano pandemico antinfluenzale, piuttosto vintage e per forza di cose non era un piano anti-Coronavirus, ma era una base da declinare a livello periferico.

L’avete detto alle Regioni?

Fin dal 9 gennaio è stato dato il primo alert e indicata la necessità di seguire i protocolli. Però l’Oms ha dichiarato l’emergenza solo il 30 gennaio e la pandemia a marzo. E nel frattempo ha indotto il ministero a inserire il link epidemiologico con la Cina nella definizione di caso sospetto. Così abbiamo perso tempo. Ma già il 29 gennaio, quando non c’era ancora il Comitato tecnico scientifico, ho chiesto la verifica sui posti letto alla task force.

L’Oms non consente all’autore del rapporto critico sull’Italia, poi ritirato, di parlare con i pm di Bergamo. Cosa ne pensa?

Il rapporto non era così critico, individuava dei problemi ed era giusto segnalarli a livello internazionale. Penso che tutti, anche l’Oms, debbano spiegare ai pm e all’opinione pubblica come sono andate le cose.

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