Soldi & poteri

M5S, scontro sulle restituzioni: molti parlamentari non versano e Casaleggio chiede sanzioni

Scontro. Cresce il numero di parlamentari che non vogliono più versare i 300 euro a Rousseau: Milano invoca sanzioni, ma in Senato si rischia

28 Agosto 2020

La tappa che può portare alla guerra a 5Stelle è fissata per la prossima settimana, quando il collegio dei probiviri farà gli ultimi conti. Si tirerà una linea, poi partiranno i procedimenti disciplinari per i parlamentari che non avranno versato. Sospensioni e perfino espulsioni, salvo “ravvedimenti” dei ritardatari: sanzioni fortemente volute da Davide Casaleggio, a cui vogliono sfilare la piattaforma web Rousseau, e che dalla sua trincea di Milano predica intransigenza sulle restituzioni, anche e soprattutto per difendere la sua creatura. Ma i provvedimenti prossimi venturi spaventano i vertici parlamentari del M5S, consapevoli che la scure dei probiviri potrebbe agitare i gruppi e quindi la maggioranza, soprattutto in Senato. “Come faremmo?” è la domanda rimbalzata fino al capo reggente Vito Crimi. E sarebbe lo scontro che deflagra definitivamente nel Movimento, tra la Roma degli eletti e la Milano di Casaleggio. Per immaginarlo basta seguire i soldi. Quelli delle rendicontazioni, pretesi in base a norme ed accordi firmati. Ma tanti parlamentari sono in ritardo, per trascuratezza o magari in nome dell’insurrezione contro il nemico comune, Casaleggio.

Diversi eletti sono pronti alla serrata sui 300 euro per la piattaforma web Rousseau, obolo mensile che non vogliono più pagare. O perlomeno non più all’associazione gestita dal manager milanese. “Sto studiando il modo legale per destinare diversamente i 300 euro, magari affidandone la gestione direttamente al capo politico”, spiega un parlamentare.

Non affatto l’unico a cercare un punto di caduta per schivare la scure dei probiviri a 5Stelle, visto che secondo il Codice etico ogni parlamentare è obbligato “a erogare un contributo economico destinato al mantenimento delle piattaforme tecnologiche che supportano l’attività dei gruppi e di parlamentari e consiglieri”. Ma tanti eletti vogliono togliere quelle “piattaforme” a Casaleggio, e spingono perché sia il Movimento a gestirle, con propri tecnici. Chiedono che il manager le doni al M5S. E nell’attesa puntano a togliergli ossigeno, cioè i 300 euro: da rendicontare, assieme a una parte di indennità e ai rimborsi non utilizzati. Un obbligo che per molti è una camicia troppo stretta. Così sulle rendicontazioni decine di eletti a 5Stelle sono rimasti al dicembre 2019: molti hanno versato i soldi, ma non hanno riempito i moduli sul web perché sono stufi di un sistema che trovano soffocante. Un problema nel problema, quello dei 300 euro. Su cui Casaleggio non vuole sentire ragioni. Per questo aveva chiesto di far partire i procedimenti già a inizio agosto. Ma i vertici romani, Crimi in testa, avevano ottenuto un rinvio. Però i probiviri non possono più aspettare. E da qui a qualche giorno tireranno le somme, ben sapendo che Casaleggio chiede di tagliare teste, mentre da Roma suggeriscono ancora prudenza. Un quadro che rispecchia la frammentazione del M5S, sempre in attesa di una data per gli Stati generali, dove secondo l’ex capo Luigi Di Maio andrà fatta chiarezza anche su Rousseau. “Sulla piattaforma deciderà la nuova leadership, ma deve cambiare in base alle esigenze del M5S” ha detto al Fatto il 23 agosto.

In questo quadro, i probiviri attendono di muoversi. E fonti qualificate spiegano che per chi non rendiconta da un anno e più arriverà l’espulsione. Rischio concreto, stando alle tabelle del sito tirendiconto.it aggiornata a ieri, per almeno due 5Stelle, la senatrice Marinella Pacifico (ferma al giugno 2019) e il deputato Paolo Nicolò Romano. Dati, va precisato, ancora non definitivi, perché in queste ore in diversi stanno effettuando i versamenti e sistemando la rendicontazione. Ma l’aria è quella di una pioggia di sospensioni per diversi ritardatari. Sufficiente per far detonare i gruppi parlamentari. E per far esplodere la guerra, con Casaleggio.

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