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Lo schiaffo del poliziotto durante la perquisizione. “Io a questo lo uccido”. Questura avvia indagine interna

Picchiato durante una perquisizione in casa

30 Luglio 2020

Uno schiaffo in pieno volto. Ed Emanuele, 39enne romano, viene scaraventato a terra. Non è una lite qualsiasi quella che stiamo per raccontare, ma è la storia di una perquisizione un po’ troppo irruenta. Chi alza le mani infatti è un agente di Polizia che in quel momento, con altri colleghi, stava perquisendo la casa di Emanuele trovato in strada con alcune bustine di stupefacente. Quello schiaffo poteva rimanere nelle semplici accuse di un uomo finito ai domiciliari, ma un video ripreso dalle telecamere installate in casa di Emanuele, lo mostra nella sua violenza. Il video oggi sarà pubblicato sul fattoquotidiano.it. Intanto le immagini sono finite al vaglio del pm capitolino Claudia Terracina. Non ci sono però solo i video. La difesa di Emanuele parla pure di verbali in cui sono state riportate circostanze ritenute false: manca un’agente presente durante la perquisizione, all’uomo inoltre non sarebbe stato consentito di chiamare un avvocato.

Il fermo alle 2 di notte in pieno lockdown
È la notte del 13 aprile. Siamo in pieno lockdown con le restrizioni imposte dal governo. Emanuele, così scrive nell’autocertificazione, ha intenzione di andare in un Amazon Locker, dove ritirare delle batterie mini-stilo ordinate online. Lo notano in zona Portuense due poliziotti del commissariato Colombo, che poi chiedono l’ausilio di un’altra volante. Si legge nel verbale d’arresto in flagrante: “Visto il tardo orario e le prescrizioni in vigore per l’emergenza Covid, decideva di sottoporre l’uomo al controllo. Lo stesso, alla vista degli operanti, aumentava l’andatura nel tentativo di non farsi fermare, dando l’impressione di volersi occultare tra le auto in sosta”.

Emanuele viene fermato e “dopo pochi minuti – continua il verbale – consegnava spontaneamente agli operanti due bustine in cellophane trasparente contenenti della probabile sostanza stupefacente delle sembianze organolettiche tipiche della metanfetamina”. Nella borsa trovano altre tre bustine. Si decide dunque per la perquisizione in casa. Gli agenti entrano, cercano in cucina e in camera da letto. Il tutto ripreso dalle telecamere presenti nell’appartamento. Durante le operazioni, in un video visionato dal Fatto, si sente la voce di un agente che, mentre si trova in camera da letto, dice: “A chist’ uccir, u arrest proprio”. È in salone invece che viene ripreso lo schiaffo da parte di un agente che però è fuori dalla visuale della telecamera. Il volto non è visibile, il gesto sì. Si sente il poliziotto chiedere: “Questo è shaboo?”, cioè la droga usata soprattutto dai filippini. Emanuele tergiversa. E viene colpito in pieno volto. Non ci sono lesioni refertate. Si vede che cade a terra, poi dice: “Lo shaboo non so neanche che cos’è”. Il poliziotto quindi più volte ripete: “Questo che cos’è? Muoviti”. E ancora: “Non te lo ripeto più, che cos’è quello?”. Il ragazzo poco dopo dice: “È crystal”, metanfetamina in cristalli.

Il guai e l’altro processo ancora in corso
Dopo la perquisizione Emanuele viene portato in commissariato. In un verbale di sequestro la sostanza viene quantificata in 48 grammi di metanfetamina. Quantitavo e tipologia su cui ora si discute in tribunale. Emanuele, ai domiciliari, è infatti a processo perché “illecitamente deteneva per la cessione a terzi” lo stupefacente. Ha dichiarato di aver lavorato come manager di un’azienda di telefonia, ma ora è in cerca di un altro impiego. Ha anche ammesso di far uso saltuariamente di sostanza che però “non è stupefacente” e ribadisce che quella sequestrata non è metanfetamina, ma 3-Mmc,un farmaco, “legalmente venduto su Internet”, ha detto in udienza il 13 aprile. Non si sa come finirà il processo, che non è l’unico per Emanuele. Ne ha un altro in primo grado per guida in stato di ebbrezza: anche qui ha denunciato falsi negli atti dei medici. Stavolta però ci sono i video. Il suo legale li ha depositati al Tribunale del Riesame quando ha richiesto l’annullamento dei domiciliari. Richiesta rigettata. Tuttavia i giudici hanno deciso di inviare il materiale in Procura.

La donna e il diritto negato. Il legale: “Ecco i falsi”
C’è un altro aspetto sottolineato dalla difesa: la falsità, si sostiene, di alcune circostanze riportate nel verbale di perquisizione. Qui vengono citati quattro agenti, ma nei video ripresi a casa di Emanuele c’è anche una poliziotta, che non è indicata. In un altro passaggio poi è scritto che l’uomo, informato della facoltà di chiamare un difensore, ha deciso di non avvalersi di tale diritto. In un video però si sente Emanuele chiedere se può chiamare un avvocato. Le voci si sovrappongono, finché si sente un agente dire: “Se quella è sostanza stupefacente sarai accusato di…”. A un altro non manca la battuta pronta: “Stupefacenzia”. Il primo agente continua: “Di detenzione ai fini di spaccio… Se non è niente te ne vai”. Emanuele quindi chiede: “A questo punto posso chiamare l’avvocato?”. E l’agente: “Ti faccio chiamare a tutto quanto…”. Infine il verbale precisa: “Nel corso della perquisizione non sono state arrecate lesioni a persone o danni alle cose”. Quello schiaffo in pieno volto devono averlo dimenticato.

La Questura avvia indagini interne
Sul caso, rivelato dal Fatto, è intervenuta la Questura di Roma che ha avviato attività interne ispettive per chiarire la vicenda.”Per gli episodi rappresentati – si spiega in un comunicato – sono state subito promosse attività ispettive interne volte a ricostruire l’esatta dinamica ed accertare le eventuali responsabilità connesse”. La Questura rappresenta, inoltre, che “sono state tempestivamente inoltrate per, il necessario prosieguo di legge, le comunicazioni all’autorità giudiziaria con le informative di reato. Nell’ambito della consueta collaborazione con l’autorità giudiziaria sono stati inviati gli articoli di stampa, uno dei quali corredato dal video che riproduce le immagini della perquisizione, attesa che è condivisa la volontà di fare piena luce sulla dinamica di entrambi i fatti”. “Con riferimento a questo comunicato diramato dalla Questura di Roma, Il Dipartimento della Pubblica Sicurezza ha ribadito la piena e convinta fiducia nell’attività intrapresa dal Questore” si legge invece in una nota del Dipartimento di Pubblica sicurezza. Attività, aggiunge la Polizia, “finalizzata ad accertare le responsabilità degli operatori che, qualora fossero confermate, determinerebbero severe sanzioni per gli autori”.

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