Serie Tv

Credersi “Dio” fa male. Agli altri

20 Giugno 2020

A cinque anni da Fargo 2, Kirsten Dunst torna in tv con un ruolo speculare: se nella seconda stagione di Fargo era una moglie che metteva nei casini il marito, in Becoming a God (due episodi a settimana su Timvision Plus) è il marito a mettere nei casini lei.

La serie prodotta da Showtime è uscita negli Stati Uniti lo scorso settembre ed è già stata rinnovata. Per il ruolo di Krystal, la protagonista, Dunst ha ricevuto una nomination ai Golden Globe come miglior attrice in una comedy. Non si tratta però di una commedia in senso stretto, piuttosto di una serie molto ibrida che alterna momenti grotteschi e surreali ad altri drammatici, con l’aggiunta di un pizzico di thriller.

Come suggerisce il titolo originale, On Becoming a God in Central Florida, la storia si svolge nel Sunshine State. Ma non vi aspettate ville sull’oceano e spiagge da sogno. Siamo nell’area metropolitana di Orlando, provincia profonda, umidità alle stelle e stagni popolati da alligatori. Krystal lavora in un parco acquatico e fatica ad arrivare alla fine del mese, soprattutto da quando è nata la piccola Destinee e da quando Travis, il marito, si è messo in testa di lasciare il lavoro per inseguire il suo sogno: diventare ricco. Come? Attraverso la Fam, Founders American Merchandise, un’azienda di multi-level marketing. Tutta la serie ruota attorno alla Fam, che costituisce il suo principale motivo di interesse (insieme all’interpretazione della protagonista, bravissima a calarsi nella parte di una provinciale ingrassata e imbruttita). Per capire di cosa si tratti bisogna tornare agli anni Novanta, quando il multi-level marketing era molto diffuso negli Stati Uniti. Si tratta, in sostanza, di uno schema piramidale: chi sta in cima si arricchisce vendendo prodotti di bassa qualità a chi sta sotto, e nello stesso tempo incoraggiando la base a trovare nuovi venditori. Una strategia che si accompagna spesso al culto della personalità del fondatore.

Travis, un assicuratore con problemi di alcolismo, finisce dentro questa spirale. Il suo diretto superiore, il giovane Cody, lo convince a buttarsi anima e corpo nella Fam per diventare imprenditore di se stesso; e Travis, pur di scalare l’assurda gerarchia (livello Franklin, Lincoln, Washington, eccetera eccetera), ipoteca la casa e dedica le serate a reclutare nuovi adepti. Il suo sogno è diventare ricchissimo come il fondatore, Obie Garbeau II, che va in giro in elicottero e ai suoi seguaci vende audiocassette motivazionali a peso d’oro. Quando Krystal capisce in che pasticcio si è cacciata, è troppo tardi per uscirne. Ma forse è ancora in tempo per ribaltare la situazione a suo favore diventando più spietata e scorretta di chi le sta sopra. Si tratta, del resto, di una questione di sopravvivenza: ed è proprio quando le persone si trovano con l’acqua alla gola che danno il meglio e il peggio di sé (ricordate Walter White?).

Becoming a God può contare su un ottimo cast che comprende Alexander Skarsgård (Big Little Lies) e Ted Levine (American Ganster). Tra i produttori compaiono George Clooney e la stessa Dunst, che ha girato la prima stagione quando il figlio Ennis aveva solo cinque mesi: “Fisicamente ero esausta, ma è stata proprio la stanchezza che ha permesso al personaggio di Krystal di tirar fuori tutta la sua frustrazione”, ha spiegato l’attrice.

“Becoming a God” Due episodi a settimana su Timvision Plus

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