L’intervista

“Così la rete dei territori è inefficiente. La sanità lombarda va revisionata”

Davide Galimberti - Il sindaco dem di Varese: “Test a tappeto ed esami sul siero essenziali per ripartire”

4 Aprile 2020

“Una riflessione sulla sanità lombarda deve essere fatta. La rete dei territori è fortemente inefficiente”. Davide Galimberti è il sindaco di Varese, uno dei 7 primi cittadini lombardi del Pd che qualche giorno fa hanno scritto una lettera al presidente della Regione, Attilio Fontana. E ieri hanno rincarato con una nuova missiva. Ponendo domande su quando arriveranno i dispositivi di protezione individuale, a partire dalle mascherine, su cosa stia facendo la Regione per proteggere il personale sanitario e gli ospiti delle Rsa, sul perché dei mancati tamponi a tappeto e sul ritardo della sperimentazione dei test sierologici. “Ci ha dato delle risposte. Ma i fatti non si vedono”. La provincia di Varese finora è stata risparmiata dall’esplosione del contagio. Si contano circa 1000 positivi. E i decessi? “Non sono quantificabili. Ma la mortalità è del 40% in più rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso”.

Sindaco, cosa non ha funzionato nella sanità lombarda?

Manca la rete di coordinamento tra l’Ats e le amministrazioni. La settimana scorsa con 62 sindaci della provincia di Varese, di tutti gli schieramenti, abbiamo scritto una lettera per chiedere un coordinamento reale. È importante sapere chi è in quarantena, ma non abbiamo un’adeguata informazione né per aiutarli, né per ridurre il contagio. Non abbiamo la ramificazione territoriale di altre Regioni.

Quali gli effetti?

Le cose in Lombardia sono andate male anche perché le persone vanno tutte al Pronto soccorso e non dal medico. Servirebbe un coordinamento tra i medici di base, l’ospedale e l’Ats. Fermo restando che in Regione ci sono alcuni poli di eccellenza privati che devono essere conservati, è emersa la ferma necessità di avere dei presidi sul territorio.

Perché i tamponi non vengono fatti a tappeto?

Semplicemente non ci sono, questa è la motivazione che c’è stata data. Ma i numeri di quelli somministrati nelle Rsa e negli ospedali sono veramente troppo bassi.

In particolare a Varese, perché sono importanti?

Prima di tutto per evitare focolai. Ma tra qualche settimana i tamponi mirati saranno finalizzati alla ripresa. Sarà essenziale avere un quadro di chi ha superato la malattia e chi no, per stabilire un ingresso progressivo nella vita produttiva. Serviranno anche gli esami sul siero.

A che punto siamo su quello?

Mentre in Lombardia e Veneto li hanno avviati, da noi c’è solo una sperimentazione a Pavia.

Quando il Pd in Regione ha fatto richiesta di accesso agli atti per i dati, la risposta è stata che se ne sarebbe parlato dopo l’emergenza.

L’ho sentito anche io. E penso che in questo momento serva collaborazione istituzionale.

Perché Fontana è andato allo scontro con il governo?

Spero non sia per ragioni politiche. Anche se la sua appare una presa di posizione.

Non sarà anche per coprire la Caporetto della Regione?

Ora portiamo a casa la pelle. Poi si aprirà una seria riflessione sulla sanità lombarda.

Cosa pensa dell’idea di riportare la sanità a livello nazionale?

Le scelte devono essere fatte a mente lucida. La sanità lombarda ha degli elementi di grande pregio. Ma i modelli necessitano di una revisione.

A Varese le attività produttive sono ferme?

Tranne quelle “strategiche” sì. Ma in una provincia che fa della manifattura un elemento di traino importante la preoccupazione è tanta. Ecco perché è importante individuare le strategie sanitarie che diano una via d’uscita per la ripresa. Noi abbiamo attivato subito i buoni spesa. E abbiamo avuto molte richieste. Significativo, in un territorio ricco.

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