Le lettere

Storie da #iorestoacasa: ecco il “Decameron” scritto dai nostri lettori

Pubblichiamo i "Diari della quarantena" degli amici del Fatto. I film preferiti in questi giorni, cosa fare con i figli e come funziona il telelavoro nelle vostre giornate costretti a casa

11 Marzo 2020

Visto che dobbiamo “stare a casa” e viviamo un’esperienza mai vista prima, chi ha tempo libero e vuole spenderlo per raccontare la sua vita quotidiana in quarantena e condividerla con gli altri a oggi ha a disposizione le pagine de il Fatto. Siamo una comunità e mai come oggi sentiamo l’esigenza di “ stare insieme” e di “ farci compagnia”, sia pur a distanza. Come i giovani che, nel Decameron di Boccaccio, si riunirono per raccontarsi novelle durante la peste di Firenze. Inviateci foto, raccontateci brevemente che fate (anche col telelavoro), quali pensieri e sentimenti vi attraversano, cosa inventate per non annoiare i figli e non allarmare i nonni, quali libri, film e serie tv consigliate a lettere@ilfattoquotidiano.it. Ci sentiremo tutti meno soli.

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Da psicoterapeuta lavoro Ma solo usando Skype

L’agenda da psicoterapeuta segna “10.03.2020 ore 14 appuntamento con C.” ma la decisione presa, dopo non pochi conflitti interiori, è drastica: sono sospese le visite di persona. Il provvedimento del governo ci invita a #STAREACASA. Che fare? Come sostenere i pazienti in una situazione così difficile e stressante per tutti? Come gestire le proprie preoccupazioni lavorative pur salvaguardandoli? La risposta è soltanto una: dando il buon esempio, favorendo in tutti spirito di adattamento, cura e cooperazione! L’agenda segna “10.03.2020 ore 14 appuntamento con C.” e alle ore 14 in punto apro la porta di Skype alla mia giovane paziente in un setting nuovo che ci permetterà di continuare a svolgere il lavoro intrapreso. Tra la sorpresa iniziale e un pizzico d’imbarazzo ad aprire porte nuove, si inizia proprio validando le emozioni di questo momento e rafforzando alleanze e senso civico che, seppur in una veste a distanza, sono capaci di regolare emozioni e comportamenti in vista di un bene comune: riconoscere la paura e fronteggiarla tramite la cooperazione tra pari!

V. M.

La lezione di filosofia è a ritmo di musica

Si va a scuola, anche restando a casa. Un concetto non semplice da capire ma che, “per colpa” di Covid-19, è più reale che mai. Oltre alle varie modalità che più o meno tutte le scuole stanno attivando – grazie GClassroom! – forse questo tempo può anche permetterci di sperimentare nuovi modi di educare (ed educarci).

D’altronde apocalisse non significa, in greco, “gettar via ciò che copre”? Allora prendiamolo come occasione per scoprire. Con la mia classe virtuale di Filosofia sperimenterò un percorso di Musica e Filosofia: abbinare a ogni autore studiato una canzone che ne possa esemplificare il pensiero. Gli studenti sceglieranno una loro canzone, la ascolteremo e, successivamente, ne commenteranno il testo (spiegando anche il perché della scelta e i legami col filosofo studiato). Io ho già dato loro la mia “playlist” ma l’obiettivo è arrivare a una selezione condivisa che diventerà…la colonna sonora di questo Anno Scolastico. Una piccola attività, spero divertente, da affiancare alla didattica a distanza.

Giorgio Tintino

Se lo trovate, leggete “L’anno del contagio”

Se non mi sono perso qualcosa, mi pare che nessuno finora in questi tempi di pestilenze abbia suggerito di leggere uno dei grandi libri di science fiction di fine 900: L’anno del contagio con il quale Connie Willis (Denver, Usa, 1945) nel 1993 si aggiudicò in un colpo solo il premio Nebula, il premio Hugo e il prestigioso sondaggio della rivista Locus.

Peccato che non sia più in catalogo (Editrice Nord) e che, scandalosamente!, non sia stato acquisito da nessuna biblioteca pubblica italiana del circuito Opac. Della serie: fantascienza genere di serie Z? Come i gialli? Scriteriati e dissennati: quelli che lo sostengono (e quelli che non ristampano i grandi libri. A qualunque genere appartengano).

Cesare Sartori

Buoni propositi: cantare gli Abba al contrario

Stamattina dopo la sveglia, il caffè, le abluzioni varie ed eventuali, ho guardato nell’ordine il frigorifero, il forno, i vetri delle finestre di casa e ho pensato: “Non ho mai tempo per questo tipo di pulizie, adesso quasi quasi mi ci metto”. “Sì, però – mi sono detta subito dopo e no, non c’entra la pigrizia, eh – a me un tempo come questo non capita da anni. Che ci faccio, dico oltre alle pulizie?”. Il punto è che non è un tempo vuoto. Non lo devo riempire di cose da fare per dimenticare le lezioni di tango saltate o lo spritz con gli amici rimandato a data da destinarsi. Posso “coglierlo” o semplicemente goderne. E imparare le canzoni degli Abba al contrario, per esempio. Neeuq gnicnad eht era uoy. Riprendere le lezioni di chitarra di Mussida e applicarmi dieci minuti in più su quel cavolo di barrè che mi fece desistere a dodici anni. Posso soprattutto essere io a dare il ritmo alla mia giornata. Senza corsa, ansia. Stress. Viviamo le nostre vite come perennemente in fila al buffet di un matrimonio, lo zio dello sposo sarà pure in carne e starà facendo razzia, ma ce n’è per tutti (e se vedo gente che lascia qualcosa nel piatto mi incazzo).

Andrea Ciuffi

Rete con gli altri ragazzi e ripetizioni online

Negli anni in cui chiunque popoli le scuole vive nei social ed è cresciuto con una concezione per la quale essi sono un luogo di svago, insieme ad altri studenti e studentesse in Italia li svestiamo della loro consuetudine e proviamo a immaginarne un nuovo uso. Per quanto i mezzi possano cambiare, la solidarietà fra studenti rimanga intatta. L’Unione degli studenti ci ha creato l’occasione di unirci, aprendo nuovi spazi per colmare i vuoti istituzionali. Ieri mattina ho iniziato le ripetizioni online, dando l’opportunità ad altri studenti di mettersi in pari, ma non faccio solo questo. Infatti usufruirò anche dei contenuti multimediali online, perché ora più che mai la cultura assume un ruolo tutt’altro che nozionistico.

Edoardo

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