l’intervista - Pierre Casiraghi

Pierre Casiraghi: “Porto Greta Thunberg all’Onu per dare una mano, non sono un simbolo”

L'intervista - Parte oggi da Plymouth la barca a vela ecologica del figlio di Carolina di Monaco: attraverserà l’oceano fino a New York

14 Agosto 2019

La barca si chiama Malizia II, ma non è un omaggio alla commedia sexy e nemmeno, naturalmente, a un deodorante. Bensì al genovese Francesco Grimaldi, che nel lontano 1297 espugnò la rocca di Monaco con uno stratagemma che è anche un calembour (era travestito da monaco). In ricordo di questo episodio venne soprannominato “Malizia”, ossia furbo, come si può leggere nell’iscrizione a lui dedicata nella piazza del palazzo reale del Principato.

La storia ce la racconta un suo lontano discendente che ha diversi nomi di battesimo, è ottavo in linea di successione al trono tra i discendenti di Malizia ma siccome ha sposato la nostra collega Beatrice Borromeo, per noi è semplicemente Pierre: “Ci è sembrato un bel nome per una barca da regata: in gara c’è bisogno di grande concentrazione sempre, e a volte anche di qualche malizia, nel senso buono ovviamente”.

Sistemate le questioni nominali, diremo subito che si salpa oggi da Plymouth, Inghilterra del sud, destinazione N.Y. Pierre e lo skipper Boris Herrmann scorteranno oltreoceano l’attivista svedese Greta Thunberg, accompagnata dal papà Svante e attesa all’Onu per partecipare al summit sul clima. Con loro ci sarà anche Nathan Grossman, il regista che girerà un documentario sulla traversata.

Pierre è vero che tu e Boris dormirete fuori?

È vero solo in parte, nel senso che siamo in cinque a bordo e ci sono quattro brandine: però o io o Boris dovremo sempre essere svegli a turno. Quindi in realtà saremo tutti sistemati. Avremo cibo liofilizzato e…

…niente toilette a bordo…

Abbiamo il secchio, già meglio che in passato quando ci si doveva sporgere dalla barca.

Come è stato l’incontro con Greta?

Lei cercava una barca per attraversare l’oceano e ne aveva viste alcune, solo che utilizzavano tutte una qualche forma di carburante. Così l’abbiamo chiamata per proporle un passaggio a bordo della Malizia II.

Greta è stata molto criticata da che ha lanciato i suoi “Friday for future”, hanno scritto un po’ di tutto su di lei compreso il fatto che la sua battaglia è un business gestito dai genitori. A te com’è sembrata?

Mi ha colpito la quantità di dettagli che ha chiesto. Mi è sembrata una ragazza molto intelligente e determinata. La sua priorità è la sua missione e non si è scomposta più di tanto all’idea di attraversare l’oceano con una barca a vela. Poi sai… è giovane ed è una donna con idee forti in un mondo governato da uomini in là con gli anni. Le critiche sono presto spiegate. Aggiungo una cosa: mi ha fatto sorridere – e pensare – la battuta di un marinaio francese. “Se Greta avesse attraversato l’oceano aggrappata a un tronco d’albero, l’avrebbero accusata di contribuire alla deforestazione”.

Anche tu sei stato criticato: accompagni Greta ma hai una società di elicotteri e prendi aerei per spostarti. Cosa rispondi?

Che non mi pongo come esempio né voglio essere un simbolo: sono solo una persona che cerca di dare una mano, dando visibilità a problemi che ritengo reali per creare una consapevolezza sempre maggiore tra le persone. Creare sistemi di trasporto meno inquinanti dell’aereo o dell’elicottero poi, è un’iniziativa che deve evidentemente partire dai governi, che devono imporre riforme e restrizioni. Aspettarselo dai cittadini secondo me è poco realistico.

Cosa pensi della mobilitazione che coinvolge i ragazzi di tutto il mondo per l’ambiente?

Che è una buona cosa perché la questione ambientale è certamente un’emergenza ed è un bene che se ne parli per sollecitare appunto i governi del mondo. Io non sono uno scienziato e nemmeno un politico, quindi non ho ricette per un tema così complesso, che va dall’inquinamento sia dell’aria che dei mari che dei terreni, al cambiamento climatico, alla deforestazione, allo smaltimento dei rifiuti. Poi è una questione globale, e per questo difficile da affrontare con una soluzione unica anche perché nel mondo convivono culture che hanno approcci diversi all’ambiente.

I giornali hanno scritto che la Malizia II è a impatto zero: cosa vuol dire?

Che è dotata di pannelli solari e di un idrogeneratore con cui carichiamo le batterie che fanno funzionare il computer di bordo e tutte le apparecchiature elettroniche. Con quello funziona anche il mini laboratorio di bordo che fa parte del progetto Malizia Ocean Challenge ed è stato installato un anno fa: preleva campioni di acqua marina e li analizza, li invia tramite il satellite all’Istituto Max Plank e al Centro di ricerca Geomar che poi pubblicano i risultati.

La Fondazione Alberto di Monaco che ruolo ha?

Ci aiuta nella parte scientifica, nel coordinamento delle attività di biologia marina e in generale di ricerca sul mondo dell’acqua che si svolgono a Monaco, dove abbiamo realtà importanti come il Museo oceanografico e il Centro idrografico e c’è una lunga storia di studio e amore per il mare. Con la Fondazione abbiamo una collaborazione per la parte educativa dell’Ocean Challenge, un progetto che coinvolge alcune scuole a Monaco, in Francia e in Germania e raggiunge migliaia di studenti. Mandiamo alle classi un kit educativo. I ragazzi seguono i viaggi della barca e attraverso il materiale che mettiamo a loro disposizione i professori fanno lezione.

È stagione di uragani. Quali sono i pericoli di questa traversata?

Oggi con i dati meteorologici che abbiamo a disposizione, sappiamo che avremo una buona visibilità per i prossimi sette-dieci giorni. Oltre quello è difficile fare previsioni. Ma avremo un meteorologo che ci seguirà quotidianamente, mandandoci immagini satellitari per vedere dove sono le nuvole e controllare se si formano depressioni.

Ci si annoia in barca? Due settimane a guardare l’acqua non sono lunghe?

Sì! Anche se Boris e io avremo molto lavoro per mantenere la barca in buone condizioni. Comunque mi porterò qualche film e qualche libro.

Hai due bimbi piccoli, Stefano e Francesco: ti mancheranno?

Mi mancheranno tantissimo: è veramente l’unica cosa che mi disturba di questo viaggio. Da questo punto di vista è stata una scelta molto difficile.

Ultima domanda: sarà il tuo ultimo viaggio così lungo?

Darò una risposta diplomatica perché mia moglie leggerà l’intervista: l’anno prossimo Malizia II sarà impegnata con il giro del mondo che Boris farà in solitaria. Di certo però è l’ultima volta che lascio i bambini così a lungo.

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