Il caso

Tiziano Renzi, i debiti dell’ultima “bad company” due mesi prima degli arresti

A dicembre - La cooperativa che è costata i domiciliari Tiziano Renzi e Laura Bovoli ha molti debiti ed è stata ceduta a una vecchia conoscenza del babbo dell’ex premier

21 Febbraio 2019

Ci sono 885 mila euro di debiti verso i fornitori, altri 5.800 quelli verso l’Inail e soprattutto ci sono oltre 88 mila euro di debiti verso l’Inps, sui quali pende però un contenzioso. Sono i debiti che ad oggi si ritrova a dover pagare chi ha acquisito il ramo di azienda della Marmodiv, la coop che secondo i pm è amministrata di fatto dai coniugi Renzi e che è probabilmente costata i domiciliari a Tiziano Renzi e Laura Bovoli. La società era stata costituita e guidata formalmente da persone vicine alla famiglia di Rignano, come Pier Giovanni Spiteri e poi l’avvocato della famiglia, Luca Mirco e l’amico di Tiziano, Giuseppe Mincuzzi. Poi la società passa nella gestione di Aldo Periale di Torino e il 7 dicembre del 2018 Marmodiv cede la sua azienda, cioé il complesso di beni, attivi e passivi che sono l’anima della società a un terzo. La scatola vuota con nome Marmodiv va in liquidazione. ‘Il contenuto’, con il carico dei debiti, compreso quello verso l’Inps, cioé l’azienda appunto, va a una vecchia conoscenza del padre dell’ex premier. Si tratta di Massimiliano Di Palma, genovese amministratore unico della Dmp Italia Srl, società che si occupa di servizi pubblicitari.

È proprio da Di Palma che dipendono ora le sorti dei debiti della Marmodiv, la cooperativa attraverso la quale, secondo la Procura di Firenze, sono state emesse una serie di fatture per operazioni inesistenti. Il pm Luca Turco ha chiesto il fallimento di Marmodiv il 4 dicembre del 2018 e tra un mese ci sarà l’udienza in sede civile. I Renzi sono spettatori terzi di questa vicenda. Il fallimento non li riguarda. Non avevano nulla a che fare da tempo con l’azienda, anche per i pm che li hanno arrestati. Però il fallimento della società che in passato avevano – sempre secondo i pm – amministrato di fatto, potrebbe avere conseguenze sulla posizione dei Renzi.

Secondo la Procura, Tiziano Renzi e Laura Bovoli sono stati amministratori di fatto della cooperativa. “Vi sono indizi – è scritto nell’ordinanza di misura cautelare – per ritenere che Renzi Tiziano e Bovoli Laura siano stati i promotori della cooperativa e si siano intromessi nell’amministrazione della stessa fintanto che non l’hanno ceduta a Periale Aldo e Goglio Daniele”. Periale diventa amministratore unico della cooperativa a marzo 2018.

Per dimostrare il peso dei Renzi nella Marmodiv i pm allegano mail e telefonate. Come quella del 24 maggio 2018 in cui Daniele Goglio (non indagato) viene intercettato con un’altra persona. “Ieri sono andato su dal mio amico, proprio lui (Renzi Tiziano, ndr) (…) È stato gentilissimo perchè mi fa: ‘Ti ringrazio, ti sei preso un onere grandissimo, mi stai facendo un grande’… (…) Mi fa: ‘Guarda io so che li c’è un grosso buco, ti giuro io ti prego di fidarmi. Io non lo sapevo prima’. Perchè hai fatto pena, perchè un po’ l’età, un po’ che sai per la moglie, un po’ per lui sono tutti un po’ sai un pochettino di nervosismo. Mi fa: ‘Ti chiedo solo per favore. So che sei esperto e tutto, che non combini casini perchè se mi viene fuori un casino anche lì ti lascio immaginare come può andare a finire per me e per mia moglie’. Comunque mi fa: ‘Non ti fare nessun problema, chiama direttamente in ufficio da noi, a me basta solo che quando hai bisogno… mi dici un numero e io ti faccio un bonifico”.

La conversazione prosegue con Giglio che continua a riportare le parole di Tiziano Renzi, il quale gli avrebbe detto: “Se vuoi ti faccio subito un bonifico, cosa ti serve? 100.000? 200?”.

Qualche giorno dopo però sembra che i toni tra i due siano cambiati. Il 18 giugno 2018, infatti Goglio – sempre intercettato – “precisa che tale situazione debitoria sarebbe da attribuire, per una quota parte di 300 mila euro circa, alla gestione di Mincuzzi Giuseppe, definite come ‘l’uomo’ di Renzi Tiziano”, è scritto nell’ordinanza di misura cautelare.

Dice Goglio intercettato: “Il mio amico di Firenze pensa di essere furbo. (…) Non mi ha fatto ancora niente, però non ha un atteggiamento propositivo, visto che qualcuno gli sta togliendo le patate bollenti dai coglioni. (…): Gli ho detto: ‘Tiziano, c’è da pagare i fornitori. C’è un buco da 300 mila euro di fornitori. (…) Però non è che pensi che io sono arrivato e 300 mila li metto io?. Ma allora io chiamo anche Mincuzzi, l’uomo tuo’. Dopo poco la conversazione continua: “Gli ho detto: ‘Intanto vedi di risolvere i problemi più sostanziali perchè senno è inutile che io stia qua, ti lascio le chiavi qua della Marmodiv e me ne ritorno a Torino’”.

Alla fine l’eredità della Marmodiv, cioé i 300 mila euro di debiti verso i fornitori di cui parla Goglio, è finita nelle mani della Dmp di Massimiliano di Palma. Un nome che è citato nelle cause intentate da due nigeriani che distribuivano i giornali a Genova Evans Omoigui e Monday Alari. Quest’ultimo ha intentato una causa civile alla Dmp Servizi Pubblicitari Srl, alla Eukos e alla Arturo srl, una delle società nella galassia di Tiziano Renzi. Ai giudici Monday dice di aver lavorato “continuativamente dal 14 novembre 2005 al 12 aprile 2007 senza alcuna regolamentazione ai fini contributivi e previdenziali con mansioni di consegna porta a porta del quotidiano Il Secolo XIX la notte alle dipendenze delle società Eukos, Dmp e Arturo che si sono via succedute nell’esecuzione dell’appalto commissionato dalla predetta testata giornalistica e di essere stato verbalmente licenziato”. Dalla sentenza di primo grado – che ha condannato Arturo e Eukos, contumaci nel procedimento, mentre ha respinto il ricorso contro la Dmp – emerge che Dmp ha preso in subappalto il servizi di distribuzione dei giornali agli abbonati “da maggio a settembre del 2006”, da un’altra società. Quale? La Chil Post dei Renzi, ceduta prima del fallimento.

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