Trasparenza

Montecitorio, 200 deputati non in regola con la dichiarazione sui conflitti d’interesse

Un terzo degli onorevoli non ha dichiarato gli incarichi extra parlamentari in modo corretto, così come previsto dal Codice di condotta approvato a Montecitorio nel 2016. Dagli uffici invito a "chiarire entro fine gennaio"

3 Gennaio 2019

Sorpresa: circa 200 deputati su poco più di 600 hanno violato gli obblighi previsti dal Codice di condotta approvato a Montecitorio nel 2016. Gli uffici della Camera hanno infatti potuto verificare che circa un terzo degli onorevoli non è in regola rispetto alle cariche, agli uffici, alle funzioni e alle attività imprenditoriali che andavano dichiarati entro 30 giorni dal loro ingresso in Parlamento.

In molti casi si tratterebbe di semplici errori, forse dovuti alla fretta o all’inesperienza, specie per chi è alla prima legislatura. In altri però si sospetta che informazioni non conformi possano celare vere e proprie omissioni in aperta violazione delle norme della trasparenza. In ogni caso le ‘sviste’ dovranno essere sanate entro il 31 gennaio in modo che l’amministrazione della Camera possa procedere alla verifica puntuale delle singole posizioni. E non è affatto escluso che poi tocchi alla Giunta per le elezioni l’accertamento di possibili cause di incompatibilità, ineleggibilità e, eventualmente, decadenza dalla carica.

Ma facciamo un passo indietro. Il 21 novembre scorso il Comitato consultivo sulla condotta dei deputati ha dato mandato agli uffici di Montecitorio di procedere agli adempimenti tecnici necessari alla pubblicazione delle dichiarazioni nelle pagine personali di ciascun deputato sul sito Internet della Camera. Proprio in quel momento ci si è accorti che più di qualcosa non tornava.

Per ora bocche cucite sui singoli nomi di chi non è in regola. Ma gli esempi sono tanti: dagli amministratori locali che sono pure imprenditori, a chi ha incarichi vari magari in enti e consorzi riportati nella scheda anagrafica ma non nei moduli da consegnare al Presidente della Camera già una manciata di settimane dopo le elezioni del 4 marzo.

L’obbligo è chiaro: ogni deputato deve dichiarare “le cariche e gli uffici di ogni genere che ricopriva alla data della presentazione della candidatura e quelle che ricopre in enti pubblici o privati, anche di carattere internazionale, nonché le funzioni e le attività imprenditoriali o professionali comunque svolte”. E ancora. Sempre secondo il Codice di condotta “qualora un deputato assuma una carica o un ufficio successivamente alla proclamazione, deve renderne dichiarazione entro il termine di trenta giorni, decorrente dalla data della nomina o designazione formale alla carica o ufficio, ovvero dall’effettivo esercizio delle relative funzioni, qualora esso sia anteriore alla designazione formale o quest’ultima non sia prevista”.

Per la verità il Codice impone di dichiarare proprio tutto in modo da ricomprendere ogni altra attività svolta: di natura imprenditoriale come pure i rapporti di lavoro autonomo, di impiego o di lavoro privato. Sempre nell’esigenza di assicurare la massima trasparenza delle posizioni dei deputati, rendendo pubblico ogni tipo di rapporto che possa potenzialmente esporre i deputati a eventuali conflitti di interesse.

Ma già ad una prima ricognizione, a quanto sembra, le dichiarazioni hanno lasciato molto a desiderare. Di qui la decisione di procedere a una verifica più stringente. Il Comitato presieduto da Francesca Businarolo (M5S) in accordo con la Giunta delle elezioni, e dopo aver informato il Presidente della Camera, Roberto Fico, ha dunque deciso di scrivere a tutti gli onorevoli in modo che correggano gli errori contenuti nelle dichiarazioni presentate. La missiva è datata 27 dicembre: il riscontro è atteso entro il 31 gennaio, poi ci si regolerà di conseguenza.

Ma cosa c’è scritto nella lettera? “Per evitare un possibile disallineamento” tra le informazioni disponibili nella pagina personale di ciascun deputato e quanto contenuto nei moduli, “in particolare laddove la pagina personale riporti informazioni sulle attività imprenditoriali o professionali che non trovano corrispondenza nella dichiarazione in questione, ho ritenuto opportuno invitare i deputati a verificare il contenuto della dichiarazione resa e – qualora ravvisino eventuali incompletezze o imprecisioni nella medesima dichiarazione – a valutare l’opportunità di rendere una nuova dichiarazione in sostituzione della precedente, fornendo le informazioni complete riferite al momento della compilazione del modulo precedente”. Uomo avvisato.

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