Il sogno infranto

Il bosco, la casa, gli animali: il progetto di una vita distrutto dall’ottusità del metanodotto Snam

Cesena - Marta Garaffoni e Federico Raspadori avevano investito tutto nella realizzazione di un'oasi di verde e benessere, non solo per loro stessi. Con due raccomandate si rischia di porre fine a tutto

Di Marta Garaffoni e Federico Raspadori
6 Novembre 2023

La nostra storia è cominciata con una capretta di nome Han senza mamma dalla nascita che abbiamo incontrato e non abbiamo potuto fare a meno di adottare. Ci siamo talmente affezionati che per poterlo tenere abbiamo cercato una casa in affitto con giardino in cui ci fosse permesso tenerla. La abbiamo cercata in lungo e in largo. Finalmente siamo arrivati in affitto in una casa in campagna a Provezza di Cesena. Ci siamo subito innamorati del posto e da una capretta i nostri animali sono cresciuti di numero con conigli, gatti, un cane, pappagalli, anatre, galline; tutti animali adottati o che le persone ci portavano e ci chiedevano di poter tenere. Col tempo ci siamo accorti che eravamo bravi con piante e animali e il nostro amore per loro cresceva e avevamo maturato dei sogni grandi: prendere la casa con terreno, piantare in campi vuoti un grande bosco e farlo crescere, ospitarci animali in difficoltà e renderlo un posto che bambini, famiglie, anziani e tutti potessero frequentare per vivere la bellezza del contatto con la natura e gli animali, la stessa bellezza che percepiamo noi ogni giorno. Noi siamo sempre stati convinti che lavorando tanto e insieme ce l’ avremmo fatta a realizzare i nostri sogni e così su questi, abbiamo deciso di investire tutto.

Cosa significa prendersi cura di 600 alberi

Siamo riusciti con immensa gioia ad arrivare all’acquisto della nostra casa a Provezza con 2h di terreno. Ancora prima di rogitare, infatti, eravamo già al vivaio a fare un ordine di tutti gli alberi che potevamo comprare con il budget rimasto a disposizione. Alla fine siamo riusciti a comprarne circa 200 già di grandi dimensioni (tra i 3e 4 m di h) mentre molte altre centinaia di piccolini li abbiamo presi con il bonus della Regione.

Poco dopo abbiamo aperto la nostra pagina Instagram che abbiamo chiamato @ungiornovedremolafine, perché ci rendevamo bene conto bene dell’ immenso lavoro che avevamo davanti. Il terreno ha avuto la priorità: questa terra per noi è più importante della stessa nostra vecchia casa, tant’è che tutti i nostri sforzi fisici ed economici, nonché ogni ritaglio di tempo dal lavoro, sia di giorno che di notte, in questi due anni, è stato dedicato prima di tutto al terreno. Con tanto orgoglio e gioia e tante camice sudate e mal di schiena possiamo dire di avere trasformato questi due ettari di terreno, che erano solo terra, in un bosco con più di 600 alberi. Ogni albero allevato come un figlio. Sì, perché ci vuole tanta fatica e dedizione per trasportare uno ad uno alberi con le loro zolle pesanti, scavare centinaia di buche e piantarli, poi costruire i tripiedi e fissare tiranti in ognuno di loro perché il vento non li tiri giù; ci sono voluti mesi di lavoro, ricordiamo bene, anche di notte e sotto la neve, e poi il lavoro è continuato, perché nelle estati di siccità non morissero, li abbiamo innaffiati un giorno sì e uno no, procedimento che richiedeva almeno 5 ore di lavoro e poi quante sveglie in piena notte, perché arrivava una tempesta di vento, e allora tutti e due fuori a fare le ronde fino al mattino a controllare uno per uno che gli alberi stessero su, che i pali tenessero, a piantare picchetti e aggiungere dei tiranti per paura che qualche tronco si potesse spezzare. E poi la difesa dalle malattie e dai parassiti, i prodotti contro i funghi, le potature, su ogni singolo albero, per custodirlo al meglio ed evitare di farlo morire. Poi, una volta impiantato il futuro bosco ci siamo dedicati a recintare l’intera proprietà, e a costruire e sistemare recinzioni, stalle, ricoveri per gli animali. Infine, abbiamo anche cercato di rendere bella e accogliente la nostra casa.

Quella raccomandata arrivata in piena alluvione

La nostra gioia è durata però poco perché dopo solo un anno e mezzo dall’acquisto di casa, il 17 maggio in piena alluvione, con ancora l’acqua alle ginocchia dopo una notte insonne per proteggere i nostri animali, una postina ci ha consegnato una raccomandata da parte di SNAM in cui ci veniva comunicato l’imminente esproprio temporaneo dei nostri terreni per farci passare il metanodotto Sestino Minerbio, un tronco della Linea Adriatica. Per noi è stata una sassata in una situazione già difficile. Invitati al colloquio con SNAM ci mostrano una mappa del metanodotto che attraversa i nostri terreni in diagonale e ci spiegano che per la messa in posa verrà scavato un buco di 4-5m con un cantiere di pertinenza largo circa 50m.

Capiamo quindi che il metanodotto spazzerà via tutto quello che con tanti sacrifici abbiamo costruito sui nostri campi. Abbiamo chiesto in tutti i modi che venisse fatta una deviazione di pochi metri per non passare dal nostro terreno e quindi evitarci. Spieghiamo ai tecnici di SNAM che su quel terreno vivono i nostri animali e i nostri alberi e non ne abbiamo un altro su cui spostarli. Alla fine ci promettono che avrebbero preso in considerazione questa situazione valutando la deviazione e ci avrebbero fatto sapere. Eravamo fiduciosi che avrebbero fatto una cosa tanto sciocca e semplice da realizzare e che per loro non comportava nessun costo in più, anzi con la deviazione che abbiamo proposto, oltre ai nostri campi eviterebbero anche il frutteto dei vicini quindi con due espropri in meno e nessuno in più pensavamo fosse una cosa conveniente e ragionevole per tutti e che limitava a tutti i danni.

Da maggio non ci hanno più fatto sapere nulla fino a che il 30 Agosto non ci arriva un’altra raccomandata con di nuovo l’avviso di imminente esproprio e l’offerta di una somma risarcitoria di circa 4500€. Di nuovo abbiamo cercato un confronto con SNAM e due tecnici sono venuti a casa nostra dicendo che venivano a fare un sopralluogo per venirci incontro. Sono venuti e hanno in breve asserito che la deviazione era più che possibile dal punto di vista tecnico e una bazzecola dal punto di vista economico ma che non avrebbero mai preso in considerazione la deviazione perché i lavori devono iniziare a marzo 2024 e non c’è tempo di fare modifiche al progetto anche dove sono ragionevolissime e andrebbero a limitare i danni.

Questa per noi è una ulteriore beffa poiché il tempo lo hanno stabilito loro dato che è un progetto di vent’anni fa e il tragitto è stato approvato da parecchi anni dal Comune e da allora SNAM non ha inviato mai nessuna raccomandata o avviso ai proprietari se non ora a neanche un anno da inizio del cantiere. Se lo avessimo saputo avremmo avuto il tempo di trovare soluzioni o trasferirci ma non avremmo fatto l’errore di investire i risparmi di una vita su un progetto già morto in partenza. Anche in Comune a Cesena si assolvono da ogni responsabilità poiché è stato messo un avviso sull’albo pretorio il 28 ottobre 2009, anno in cui eravamo appena maggiorenni e frequentavamo le superiori e con questo il Comune ritiene di averci avvisato. Anche sull’atto di vendita della casa nessuna menzione al metanodotto.

Progetti distrutti. Ma la deviazione era possibile

Per rassicurarci, SNAM, a parole, ha promesso che ripristinerà tutto in pochissimo tempo. Ma una volta che avrà messo giù il metanodotto in quei campi, noi come potremmo mai pensare di ricostruire un bosco, farci la casa di tanti animali e investire su questi fatiche e risparmi sapendo che con la servitù di passaggio SNAM potrà di nuovo entrare nella nostra proprietà e distruggere tutto ogni volta che dovrà fare lavori di manutenzione, controllo, modifiche senza che noi possiamo dire una parola? Chi sarebbe così matto da continuare a costruire e a spaccarsi al schiena su dei terreni su cui per sempre penderà questa spada di Damocle? Tutti i nostri progetti e sogni sono inconciliabili con questa opera del metanodotto. Fare crescere un bosco non è come piantare pomodori: è qualcosa di più simile a costruire una casa, per l’intera vita. Quella che giuridicamente è solo una servitù di passaggio per noi è un esproprio di fatto e per sempre perché non potremmo più realizzare nulla di quello per cui sono stati comprati quei terreni.

Stiamo provando a chiedere aiuto in tutte le maniere rivolgendoci alle istituzioni, alle persone chiedendo sostegno. Abbiamo organizzato una manifestazione che ha avuto luogo il 4 novembre qui a casa nostra e organizzato una petizione online. Cerchiamo di mostrarci positivi ma dentro abbiamo il cuore spezzato sapendo che se SNAM non ci viene incontro, e per ora non ha mostrato la minima disposizione, i nostri sogni per cui ci siamo tanto sacrificati moriranno per sempre.

Noi combatteremo fino alla fine finanche a fare gli scioperi della fame perché questo sogno che stavamo costruendo è tutto ciò che abbiamo, ciò che ci fa alzare al mattino e che dà senso alle nostre giornate, lo difendiamo come un figlio e non possiamo fare diversamente. Aiutateci a salvare questo nostro piccolo pezzo di terra che per noi, avrete capito, ha un valore inestimabile e speriamo che lo possa avere anche per tante altre persone e tanti altri animali.

Potete firmare la petizione qui.

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