Il Fatto di domani. Meloni, un Berlusconi redivivo: la magistratura si difende dalla guerra del governo. Santanchè e La Russa, due mine per Palazzo Chigi. Bombe a grappolo, l’Europa dice No

Di FQ EXTRA
8 Luglio 2023

L’ANM RISPONDE AGLI SCHIAFFI DI MELONI E NORDIO: “L’ATTACCO DEL GOVERNO DELEGITTIMA LE TOGHE”. Il Caimano ci ha lasciati, ma il berlusconismo è vivo è vegeto. Il governo Meloni infatti prosegue lo scontro con le toghe, marchio di fabbrica dell’uomo di Arcore. L’Associazione nazionale magistrati oggi ha risposto ai duri attacchi di Palazzo Chigi e del ministro della Giustizia Carlo Nordio: “Non è più l’Anm a essere accusata di interferenza, ma la magistratura nell’esercizio delle sue funzioni – ha dichiarato il presidente Giuseppe Santalucia – Un’accusa pesantissima che colpisce al cuore le toghe”. Il 6 luglio Palazzo Chigi aveva attaccato i magistrati rei di “fare opposizione, in vista delle elezioni europee del 2024”. Due sono le micce che hanno innescato l’attacco del governo. La prima: il chiarimento della procura di Milano sulla ministra Santanchè, indagata dal 5 ottobre. La seconda: l’imputazione coatta per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro (Fdi) per via della rivelazione dei colloqui in carcere dell’anarchico Alfredo Cospito con i mafiosi al 41 bis. Ieri il ministro Carlo Nordio, dal G7 dei ministri della Giustizia in Giappone, ha rincarato la dose, ventilando l’ipotesi di segretare per legge gli avvisi di garanzia, fino alla conclusione delle indagini. Mentre Fratelli d’Italia invoca ispezioni ministeriali negli uffici della procura milanese che indaga su Santanchè. Non solo: allo studio del governo c’è il bavaglio anche sulle intercettazioni e gli altri atti d’indagine. Qualora la stretta diventasse legge, Il Fatto Quotidiano farà obiezione di coscienza per svelare tutti i contenuti di interesse pubblico. Domani vi racconteremo il nuovo capitolo della guerra tra la politica e le toghe.


SANTANCHÈ E LA RUSSA, I DESTINI INCROCIATI DEI FRATELLI D’ITALIA. Prima il caso Santanchè e i bilanci di Visibilia nel mirino degli inquirenti. Poi Andrea Delmastro, verso il rinvio a giudizio per rivelazione di segreto. Ora è esplosa la grana di Ignazio La Russa, precipitoso nell’assolvere il figlio Leonardo. Il terzogenito del presidente del Senato è indagato per stupro dopo la denuncia di una ventiduenne. La ragazza verrà ascoltata dai pm milanesi lunedì mattina. Il figlio della seconda carica dello Stato è l’unico indagato, dopo la querela depositata il 3 luglio, per i presunti abusi avvenuti tra il 18 e il 19 maggio. La ragazza avrebbe passato la notte in casa La Russa, dopo aver incontrato Leonardo in discoteca. Lei sostiene di avere ricordi lucidi fino al momento in cui ha sorseggiato un drink. Poi il vuoto, fino al risveglio, nuda con La Russa jr. Un amico del ragazzo ha pernottato in un’altra stanza della dimora del presidente del Senato. Il suo telefono e quello della ragazza sono stati acquisiti dagli inquirenti, non quello di Leonardo. Ieri il papà ha difeso il figlio e tentato di screditare la ragazza, che avrebbe assunto cocaina e presentato la denuncia dopo 40 giorni: due luoghi comuni tipici di chi vuol colpevolizzare la vittima. Per certi versi, una vicenda analoga a quella di Ciro Grillo, il figlio di Beppe. Ma la grande stampa è stata assai più conciliante con l’alto papavero meloniano. Sul Fatto di domani faremo un confronto sul trattamento riservato dai “giornaloni” ai due rampolli. Poi torneremo sulla Pitonessa, i cui destini s’incrociano con quelli di La Russa. Prima dell’informativa di mercoledì al Senato, Ignazio aveva consigliato a Daniela di non entrare nel merito delle accuse. Non è detto che sia stato l’unico suggerimento per Santanchè. Sul Fatto di domani torneremo sui due casi che agitano Giorgia Meloni.


VITALIZIO AI SENATORI, LA CASTA RESTAURA L’ANCIEN REGIME. Torna la pacchia per i senatori, che potranno incassare di nuovo il vitalizio e pure una parte degli arretrati sforbiciati. Il verdetto è giunto dal Consiglio di garanzia di Palazzo madama, in proroga dall’inizio della legislatura e composto per oltre metà da ex parlamentari. Il colpo di mano è arrivato grazie all’astensione della dem Valeria Valente. Il presidente forzista Luigi Vitali ha ammesso il suo voto favorevole. Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia, ha respinto le accuse confermando il no al ritorno del privilegio. Idem Pasquale Pepe della Lega. Voto favorevole da parte di Ugo Grassi, ex M5S passato prima tra i banchi Lega poi negli scranni di Noi di Centro. Con il punteggio in parità – due sì e altrettanti no – l’astensione di Valente ha fatto oscillare il pendolo verso la restaurazione, con il voto del presidente Vitali che valeva doppio. Risultato: addio ai risparmi per 22 milioni, grazie al taglio dell’assegno stabilito nel 2018 con i gialloverdi al governo. Palazzo Madama tornerà a sborsare vitalizi per circa 70 milioni all’anno. Il motivo ufficiale? Secondo il Consiglio di garanzia del Senato la sforbiciata al vitalizio poteva solo essere temporanea: già dal 13 ottobre 2022 si sarebbe dovuti tornare all’antico. Dunque i senatori incasseranno anche gli arretrati a partire da quella data. Sulla carta nulla vieta, agli uffici presieduti da Ignazio La Russa, di ripristinare il taglio del privilegio, come ha proposta Mariolina Castellone (M5s) dalle nostre pagine. Del resto, Lega e FdI hanno votato contro al provvedimento. Sul Fatto di domani vi racconteremo cosa ne pensano i senatori dem e di Fratelli d’Italia.


BOMBE A GRAPPOLO USA VERSO KIEV, IL NO DI MADRID E LONDRA. Dopo Francia, Germania e l’Onu, anche la Spagna e l’Inghilterra bocciano l’invio di bombe a grappolo statunitensi all’indirizzo di Kiev. Ieri il presidente Biden avevo dato luce verde alla spedizione, richiesta pubblicamente da Mykhailo Podolyak. “Armi, ancora armi e ancora armi, comprese munizioni a grappolo”, aveva scritto sui social il consigliere di Zelensky. Il presidente ha ringraziato la Casa Bianca e annunciato che ora “la pace è più vicina”. Kiev ha garantito che non userà le cluster bomb in territorio russo né sui civili, ma solo per la riconquista dei territori indebolendo il fronte del Cremlino. Mosca però non si fida delle promesse ucraine e ha lanciato l’ennesimo allarme sul rischio di escalation verso il conflitto nucleare. Mentre i Paesi del Vecchio Continente bocciano l’invio delle munizioni a grappolo, pesa il silenzio italiano. Guido Crosetto non si schiera, ma su Twitter ha ricordato che “i russi le usano da sempre. Anche in Ucraina. Dall’inizio”. Il ministro della Difesa ha sottolineato come l’Italia abbia aderito nel 2011 alla Convenzione Onu che vieta le bombe a grappolo. Usa, Russia, Ucraina sono tra i Paesi che non hanno ratificato il documento. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata di conflitto e diplomazia, mentre si avvicina il vertice della Nato a Vilnius, con le pressioni ucraine per aderire all’Alleanza atlantica.


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Musei allo sbando. Leonardo Bison racconta le peripezie del Pantheon, a Roma. Tra l’acquisto poco agevole dei biglietti online e grandi sponsor.

Borboni vs Savoia. Dopo l’acquisto della squadra di calcio di Portici da parte di Emanuele Filiberto di Savoia è esplosa la protesta dei tifosi, sostenuti dal Movimento Neoborbonico. L’antica rivalità riesplode in curva.

Secondo Tempo. Mario Natangelo ci presenta “Scottecs”: la nuova rivista di fumetti indie per adolescenti è un fenomeno editoriale.


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