Il libro

Dal G8 al moschetto Meloni: la democrazia tradita e noi

Opera a quattro mani - Cosa è cambiato, cosa resta. Lo tsunami del Caimano, le riforme e la Sinistra evaporata

Di Marco Revelli e Roberto Bertoni
4 Luglio 2023

Avvicinandoci al mondo del Fatto Quotidiano, ci siamo resi conto che la nostra prima impressione fosse corretta. Più che di un giornale, si tratta infatti di un “campo profughi”, in cui si sono radunati tutti coloro che condividono due idee di fondo: la difesa della Costituzione e la passione per la democrazia. Una Costituzione e una democrazia che, dopo essere state progressivamente indebolite nel periodo della Strategia della tensione e dello stragismo mafioso che accompagnò nel sangue l’esaurirsi della Prima Repubblica, negli ultimi 22 anni, quelli presi in esame nel nostro libro, sono state messe più volte in discussione, attraverso referendum che miravano sostanzialmente a smantellarne i principî.

Nell’estate del 2001, punto di partenza dell’opera, a seguire il drammatico G8 di Genova, erano soprattutto alcune testate di sinistra militante: l’Unità di Colombo e Padellaro, il manifesto, Liberazione, Carta e Diario. Di questi giornali e riviste, sono rimasti in vita solo il manifesto e l’Unità, che però è oggettivamente un’altra cosa rispetto ad allora. L’altro quotidiano che seguì con particolare passione quella vicenda è Repubblica, cui va riconosciuto il merito di aver realizzato, all’epoca, dei reportage e delle interviste di altissimo livello. Anche Rep., oggi, ha cambiato linea editoriale. Se volete capire, dunque, da dove nasce questo foglio rompiscatole che da 14 anni ha l’universo contro eppure resiste, dovete partire da qui. E se volete capire per quale motivo abbiamo scelto proprio Paper First per pubblicare un saggio che mira a ristabilire qualche verità storica e a rendere omaggio a persone che avrebbero meritato ben altra sorte in questi due decenni, senza intenti agiografici, vi diciamo che è perché qui abbiamo trovato una comunità che non si è arresa. Non si è arresa ai tonfa di Genova, allo scempio della Diaz, all’infamia di Bolzaneto, all’editto bulgaro, alle leggi ad personam, alle censure, ai bavagli e alla deriva di una sinistra che per troppo tempo, spiace dirlo, ha smarrito la strada, abbracciando acriticamente non solo la Terza via blairiana ma anche tutte le storture del sistema liberista che oggi sta implodendo a livello globale. Qualcuno lo sosteneva, con una certa autorevolezza, già ai tempi delle manifestazioni di Seattle e di Genova che la globalizzazione senza regole avrebbe condotto il pianeta sull’orlo dell’abisso: ci fu chi venne irriso e chi, come Lena Zühlke, la ragazza massacrata al quarto piano della Diaz, rischiò quasi la vita per difendere le proprie idee.

ASCOLTA – G8, il dramma di una generazione

Quest’opera è anche una lettera d’amore critica rivolta alla sinistra. Perché se nel 2009, a distanza di undici giorni l’uno dall’altro, sono nati il Fatto e il M5S, significa che la mistura era ormai colma. Un popolo senza rappresentanza aveva deciso di mobilitarsi in prima persona: a livello di informazione e in ambito politico. Sarà dura rimarginare la frattura che si è venuta a creare fra il 2001 e il 2008: dapprima con l’opposizione inadeguata al berlusconismo e poi con il mancato smantellamento delle sue “riforme” più significative. Un primo passo era stato compiuto durante l’esperienza del Conte-2, con l’ottima gestione della pandemia, una rinnovata attenzione al tema della scuola e del diritto allo studio e una serie di misure di stampo progressista che il governo dei “migliori” ha iniziato a smantellare, prima che i “patrioti” ne facessero strame. Tuttavia, come sanno bene sia Giuseppe Conte che Elly Schlein, solo dall’incontro fra la sinistra tradizionale e il movimentismo dei 5 Stelle può nascere un’alternativa credibile a un esecutivo che sta facendo compiere al Paese pericolosi passi indietro in ogni ambito, oltre a mettere a rischio persino il recepimento dei fondi del Pnrr.

Abbiamo scritto questo libro a quattro mani perché anche noi apparteniamo a coloro che hanno scelto di non arrendersi. Non vogliamo arrenderci a ciò che sta accadendo nel mondo della giustizia, perché riteniamo che la magistratura italiana abbia molte colpe da farsi perdonare, ma che le misure del ministro Nordio non facciano che aggravare una situazione già delicata di suo. Non vogliamo arrenderci a ciò che sta accadendo a livello scolastico, perché crediamo che la crescita civile e culturale del Paese non passi dall’umiliazione degli studenti. Non vogliamo arrenderci al declino dell’informazione, e in particolare della Rai, perché lo dobbiamo a Enzo Biagi, Roberto Morrione e tutti coloro che si sono battuti contro la deriva che da vent’anni a questa parte non si è mai arrestata.

Conosciamo le conseguenze delle nostre azioni, ma ci sostiene un aforisma di Brecht: “Ci sedemmo dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti erano occupati”.

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