Ci avrà pensato un po’, Giorgia Meloni, per scegliere la parola adatta a “non alimentare una polemica già chiusa dal presidente del Senato” sull’azione partigiana di via Rasella. Dunque, dunque… Refuso? Stonatura? Sbavatura? Lapsus? Gaffe no, per carità, è un francesismo. E così ha pensato bene di rimpicciolire quella sortita ignominiosa liquidandola come “sgrammaticatura istituzionale”.
Oibò. Ignazio La Russa aveva messo in fila tre bugie belle e buone sostenendo che il Battaglione Bozen delle SS fosse composto da “semipensionati” che svolgevano attività di “banda musicale” e che quindi il 23 marzo 1944 i poverini fossero rimasti vittime non di un atto di guerra ma di un “attacco pretestuoso”. Bufale finalizzate alla denigrazione del movimento partigiano, mica sgrammaticature. Ma chi se ne importa, l’obiettivo è sempre lo stesso: falsificare la storia equiparando i combattenti per la libertà ai nazifascisti.
Niente di nuovo. Fa impressione semmai che a questo meschino sforzo di sdrammatizzazione si sia prestato ancora una volta Luciano Violante che, su Repubblica, ci invita a mantenere un “atteggiamento rispettoso sul processo di trasformazione in corso” dentro Fratelli d’Italia. “Biasimare quel che c’è da biasimare – concede Violante – sapendo però che chi veste in modo permanente l’abito del censore riduce la credibilità delle proprie critiche”. Una ramanzina che ha per bersaglio l’Anpi, tanto che Violante oppone un furbo no comment alla scelta di non invitare La Russa al corteo del 25 aprile.
Mi sono chiesto il perché di tanto zelo nell’accontentarsi delle ambigue scuse rivolte dal presidente del Senato a chi abbia “trovato motivi di sentirsi offeso”. Ma poi mi è venuto in mente che Violante presiede la Fondazione Leonardo, promossa dalla nostra industria degli armamenti. La sua cautela sarà stata senz’altro apprezzata dal ministro Crosetto.