Il Fatto di domani. Le accise di Meloni: balle per coprire gli aumenti della benzina. Ma via libera a un 2023 ricco di armi

Di Il Fatto Quotidiano
12 Gennaio 2023

IL NERVOSISMO DI MELONI: SULLE ACCISE SE LA PRENDE CON GLI ALLEATI E CON LA STAMPA. “Invece di spalmare 10 miliardi, abbiamo deciso di concentrare le risorse su chi ne aveva più bisogno. Abbiamo fatto una scelta che rivendico e che è di giustizia sociale”. Che il mancato rinnovo del taglio delle accise sia stato un enorme boomerang per l’immagine del governo, Meloni lo ha capito benissimo. Ieri erano già spariti i riferimenti alle “speculazioni”, oggi la premier ha dovuto metterci la faccia con un video pubblicato sui social, in cui ha provato a spiegare: “Per tagliare le accise non avremmo potuto aumentare il fondo sulla sanità, la platea delle famiglie per calmierare le bollette domestiche, per i crediti delle pmi”. Ma la presidente del Consiglio è apparsa nervosa, a tratti stizzita, e non ha escluso dalla sua rabbia, anche se indirettamente, gli alleati: era stato Matteo Salvini l’altro giorno ad annunciare che avrebbe riaperto con lei la partita carburanti e che, col gasolio a 2,5 euro, qualcuno sicuramente stava “facendo il furbo”. L’intervento deciso ieri dal Consiglio dei ministri, ha risposto oggi la premier, è per tutelare “la gran parte dei benzinai, onesta e responsabile”. Meloni si è aggrappata anche a una fantomatica campagna di stampa: “Non ho promesso in questa campagna elettorale che avrei tagliato le accise sulla benzina perché sapevo qual era la situazione davanti alla quale mi sarei trovata. Posso anche capire che il prezzo ora è alto ma dove era la stampa quanto il prezzo della benzina era a 2.077 euro?”. Eppure il taglio delle accise era scritto, nero su bianco, nel programma elettorale di Fratelli d’Italia. Sul Fatto di domani vedremo che ciò ha detto Meloni non corrisponde al vero e che la situazione peggiorerà nei prossimi mesi.


ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO, PARLA ERRI DE LUCA. Alla vigilia del tavolo di domani sulla sicurezza sul lavoro tra i ministri del Lavoro e dell’Istruzione Calderone e Valditara, l’Inail e l’Ispettorato nazionale, oggi sono scesi in piazza i ragazzi. La Rete degli studenti di Milano ha imbrattato la sede dell’Inail contro il mancato risarcimento per le morti proprio in alternanza scuola-lavoro, come nel caso di Giuliano De Seta. In un comunicato, ci sono poi andati giù pesanti: “Le tre morti che si verificano ogni giorno, oltre ai tre studenti morti in stage, non sono morti bianche, bensì posseggono dei mandanti ben precisi: da Confindustria a Mario Draghi, dall’Inail a Valditara”. Parole che il ministro non ha preso bene, dando mandato ai suoi legali di querelare l’organizzazione studentesca. Valditara e Calderone avevano annunciato, alla luce del mancato risarcimento alla famiglia di Giuliano De Seta, di voler rivedere proprio la normativa che regola l’alternanza scuola-lavoro. Sul giornale di domani ci occuperemo anche di come funziona in Germania e il nostro Antonello Caporale sentirà cosa pensa della situazione, ma anche delle proteste giovanili, lo scrittore Erri De Luca.


ARMI ALL’UCRAINA PER TUTTO IL 2023, MA FI E LEGA CRITICANO IL GOVERNO. Con 125 voti favorevoli, 28 contrari e due astensioni, il Senato ha approvato il nuovo decreto Ucraina che proroga l’invio delle armi fino al 31 dicembre di quest’anno. Unici voti negativi quelli del Movimento 5 Stelle, dei Verdi e di Sinistra Italiana. Ma anche nella maggioranza c’è chi storce il naso, tipo il forzista Gasparri che “auspica che il governo italiano sappia individuare nelle sedi internazionali quelle vie di dialogo e di pace che in altre stagioni i governi guidati da Berlusconi seppero imporre”. O come la Lega, che lamenta lo svuotamento degli arsenali. Ma sul Fatto di domani vi daremo conto anche dell’uscita guerrafondaia del solito Calenda che ai suoi dice: “Non dobbiamo mostrarci molli, ma a fine febbraio dobbiamo impegnarci per fornire lo scudo anti-missile a Kiev”. Alla faccia della ricerca della pace.


IL PD OLTRE IL RIDICOLO: PIÙ CHE UNA DIREZIONE SEMBRA UN’AGONIA. Non è bastato il tentativo di mediazione da parte di Enrico Letta, non sono bastati nemmeno un giorno e una notte per chiudere il cerchio, e così la Direzione, che era stata convocata per stamattina, è slittata alle 19. I quattro candidati alle primarie dem non si mettono d’accordo sul voto online: tra le proposte sul tavolo, anche quella che prevede che possano votare via web gli elettori che abitino in zone dove è difficile che vengano costituiti dei seggi, le persone impossibilitate ad andare ai gazebo per motivi di salute e chi possa provare altri motivi di impedimento al voto “in presenza”. A spingere per il voto online è Elly Schlein; una timida apertura è arrivata da Stefano Bonaccini, mentre restano contrari Paola De Micheli e Gianni Cuperlo. In queste ore frenetiche, durante le quali si è cercato di scongiurare la “conta” in Direzione, dall’interno dello stesso Pd si è parlato di “dibattito surreale” che “ha stancato gli elettori”. Sul giornale di domani vedremo com’è andata a finire.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Nordio e l’incontro per demolire la Giustizia. Abolire l’abuso d’ufficio o depotenziarlo? È la questione che il ministro Nordio dovrà sciogliere incontrando i capigruppo della maggioranza. Sulla demolizione della Giustizia, da Cartabia in poi, parleremo col procuratore capo di Trieste, Antonio De Nicolo.

Proteste in Perù, la procura indaga la presidente Boularte. Il governo peruviano ha avviato un’indagine preliminare contro la presidente Dina Boluarte dopo i 17 morti causati dagli scontri di lunedì a Juliaca tra le forze di sicurezza e i manifestanti sostenitori di Castlo. Il bilancio complessivo delle vittime è salito a 47 dall’inizio delle proteste, tra cui anche un agente di polizia che è stato bruciato vivo.

Il buco dell’ozono si sta chiudendo, ma non possiamo dirci salvi. Sulla (buona) notizia interviene Luca Mercalli, il quale però ci mette in guardia su altri aspetti.

Noma chiude, e gli stellati non si sentono tanto bene. Il ristorante più famoso al mondo tira giù le saracinesche per l’insostenibilità economica della struttura. Luca Sommi ha discusso di chef stellati con Fulvio Pierangelini, per 30 anni proprietario del Gambero Rosso di San Vincenzo.

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