Il Fatto di domani. Abusivismo a Ischia, dove a franare è la legalità. Senza Rdc un milione di poveri in più, su FQExtra parte “Abbasso la povertà”

Di FQ EXTRA
28 Novembre 2022

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FRANA SU ISCHIA, L’EX SINDACO: “AVEVO AVVISATO 4 GIORNI PRIMA”. LO STATO DEL DEL SUOLO IN ITALIA, TRA ABUSIVISMO E DISSESTO. Sale a 8 il conto delle vittime per la slavina di fango e detriti su Casamicciola. Quattro le persone ancora disperse, malgrado il dispiegamento dei soccorsi: più di 200 le unità delle forze dell’ordine al lavoro (vigili del fuoco, sommozzatori, carabinieri e forestali). Decine i feriti, mentre il fango ancora avvolge strade e abitazioni. Ma la polemica è già accesa. L’ex primo cittadino di Casamicciola (ironia della sorte, si chiama Giuseppe Conte ed è ingegnere) ha dichiarato di aver avvisato le istituzioni del pericolo 4 giorni prima del disastro. Renzi e Calenda continuano a sfruttare la situazione per accusare il leader M5s Giuseppe Conte. Stando ai due leader, l’ex premier avrebbe favorito l’abusivismo a Ischia con il decreto Genova del 2018. Sul Fatto di domani leggerete anche un fact checking sull’articolo 25, che contiene la norma del governo gialloverde su Ischia. Al tempo, il più favorevole si chiamava Luigi Di Maio, che giustificava “l’abusivismo di necessità”. Approfondiremo anche il tema del consumo di suolo e del dissesto idrogeologico con un’intervista a Paolo Pileri, autore del volume L’intelligenza del suolo. Piccolo atlante per salvare dal cemento l’ecosistema più fragile. Il governo intanto ha stanziato 2 milioni e dichiarato lo Stato di emergenza. ll Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, fermo alla bozza del 2018 preparata da Gentiloni, dovrebbe arrivare sul tavolo del ministro Pichetto Fratin a giorni. Ma l’isola non è fuori pericolo. Secondo il geologo ischitano Aniello Di Iorio buona parte del versante nord è ancora ad alto rischio.


AGENTI PENITENZIARI E INTERCETTAZIONI, LA MANNAIA DI MELONI. BLITZ DI FI SULL’ERGASTOLO OSTATIVO. Nel frattempo, il governo maneggia e rimaneggia il testo della manovra, anche se alcune cose sono già chiare. Una di queste è il taglio alle carceri e alle intercettazioni. E anche se il ministro della Giustizia Nordio andava dicendo che “le carceri sono la priorità”, la scure di Meloni si abbatterà proprio su quel settore. Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria denuncia: “Con l’ultima bozza si prevedono riduzioni al personale carcerario per quasi 11 milioni di euro (15.400.237 nel 2024), nonché tagli alle mense degli operatori del Dipartimento per la giustizia minorile e di comunità per circa 700mila euro. A fronte di 18mila unità mancanti al Corpo di polizia penitenziaria”. Poi il capitolo intercettazioni, da sempre invise al centrodestra: previsto un taglio di 1,57 milioni di euro l’anno. Sul Fatto di domani tutte le novità del testo. Poi parleremo anche dell’ultimo, atteso blitz di Forza Italia contro l’ergastolo ostativo, infilato nel decreto rave. In Commissione Giustizia al Senato il capogruppo azzurro ha chiesto di fare dietrofront sulla Spazzacorrotti introdotta nel 2019 dall’ex ministro Alfonso Bonafede: se la sua proposta passasse, i condannati per corruzione, concussione, peculato e altri reati contro la pubblica amministrazione potrebbero tornare a ottenere i benefici penitenziari.


TAGLIO DEI VITALIZI, LA CONSULTA SMENTISCE IL SENATO. Il regolamento che riduce gli emolumenti a vita di senatori ed ex senatori non è materia di giudizio della Corte costituzionale, perché è materia di un regolamento di Palazzo Madama e “non rientra tra gli atti con forza di legge”. Naufraga dunque il piano del Consiglio del senato che, guidato da Forza Italia, durante la legislatura precedente aveva deciso di sollevare la quesitone di incostituzionalità sul taglio dei vitalizi e intanto però li aveva subito ripristinati. Ben 771 ex senatori si erano infatti rivolti agli organi del Senato perché impugnasse la norma. Ora la Corte costituzionale chiarisce quello che si poteva sospettare fin da subito: ristabilire i vitalizi è una decisione politica. Vedremo sul Fatto di domani come si salveranno ancora una volta i politici.


SENZA IL REDDITO DI CITTADINANZA 1 MILIONE DI POVERI IN PIÙ. “ABBASSO LA POVERTÀ”, IL NUOVO PROGETTO DI FQ EXTRA. Un’altra cosa certa della manovra è la scure sul Reddito di cittadinanza. A sollevare di nuovo il tema oggi è stata la presentazione del rapporto annuale del centro Svimez. Oltre a segnalare che l’anno prossimo rischiamo 700 mila nuovi poveri e che il Mezzogiorno andrà in recessione a causa della forte inflazione e della carenza cronica di lavoro, l’istituto rileva che senza Reddito di cittadinanza si conterebbero un milione di poveri in più rispetto al 2020, di cui 750 mila al Sud. In ogni caso, la guerra dichiarata da Meloni contro il Rdc non è niente di nuovo: come vedremo sul Fatto di domani la retorica della destra di oggi attinge a piene mani a quella dei liberali e dei media mainstream del 2018, quando il reddito fu introdotto. Per raccontare cosa significa la povertà e il senso del contrasto offerto dal Rdc su FQ Extra potete esplorare un visual data dedicato. E da domani sarà disponibile il nuovo progetto di Extra Abbasso la povertà, un percorso multimediale per raccontare la marginalità vista dagli ultimi con contenuti extra, una video inchiesta e un podcast sulle rivolte dei poveri nella storia italiana.


ALLA CAMERA 5 MOZIONI SULLE ARMI A KIEV. IL GOVERNO PROVA IL BLITZ PER LA PROROGA FINO AL 2023. Gli arsenali occidentali si svuotano a causa dei massicci invii di armi e munizioni all’Ucraina? Nessun problema, l’industria bellica ha già la soluzione. L’agenzia internazionale Reuters riporta di una proposta avanzata da Boeing al Pentagono americano: produrre missili più piccoli ed economici, con gittata leggermente superiore agli Himars (100 miglia invece di 80), che si adattino ai motori dei lanciarazzi mobili. C’è un però: il piano di Boeing prevede un prezzo fisso non negoziabile, neanche da Washington. Anche in Germania ci sono preoccupazioni simili: il cancelliere Scholz ha incontrato lo stato maggiore e le industrie fornitrici della Difesa, perché gli aiuti a Kiev mettono a nudo la situazione piuttosto grama dell’esercito tedesco. Sul Fatto di domani vedremo però anche cosa si muove in Italia. Non solo perché, come ha stimato l’osservatorio Mil€x, il costo dei pacchetti di armi è stato finora di 450 milioni di euro. Ma anche perché domani alla Camera ci sarà uno scontro di mozioni sull’invio di armi a Kiev. Dopo il testo depositato dal M5S, a prima firma Giuseppe Conte, che impegna il Governo a illustrare preventivamente al Parlamento le decisioni di politica internazionale sul conflitto Russia-Ucraina, compreso l’invio di armi, saranno presentate altre 4 mozioni. Una sarà quella unitaria del centrodestra di governo, che dovrebbe confermare la linea italiana attuale. In serata però la maggioranza ha infilato un emendamento in un decreto già in discussione al Senato che chiede la prorogare fino al 31 dicembre 2023 dell’invio di armi e mezzi militari senza passare dall’Aula. Le altre tre mozioni domani saranno di Pd, Azione-IV e Alleanza Verdi-Sinistra. Solo quest’ultima sarà fuori dal coro rispetto all’invio di armi, chiederà infatti nero su bianco di “interrompere la fornitura di equipaggiamento militare, concentrando tali risorse sull’assistenza umanitaria e la ricostruzione”. Vedremo se non saranno scavalcate dall’emendamento presentato.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Fontana 2030. Il presidente della Regione Lombardia ha lanciato di fatto la sua campagna elettorale con un evento pubblico all’hangar Pirelli, pagato con soldi pubblici.

Proteste in Cina. Il malcontento non si arresta, anche se il governo tiene la linea dura sulle restrizioni Covid (e contro il dissenso).

Il Simenon giornalista. Una antologia delle sue inchieste in formato di articolo di giornale.


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