Il Fatto di domani. Tornano i missili su Kiev: la vendetta di Putin alibi per i guerrafondai. Grana sul governo Meloni, B. cerca un posto per le sue protette

Di FQ Extra
10 Ottobre 2022

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I MISSILI DI PUTIN SU KIEV E LE ACCUSE INCROCIATE DI “TERRORISMO”. Dopo l’attacco al ponte di Crimea di sabato, le forze russe sono tornate a lanciare razzi sulle città dell’Ucraina oltre il fronte, come non succedeva da giugno. 83 missili e 17 droni di fabbricazione iraniana sparati contro una decina di Regioni. Circa la metà sono stati intercettati, gli altri hanno colpito 11 infrastrutture critiche, secondo le informazioni fornite dalle autorità ucraine, ma anche un parco giochi a Kiev e strutture non militari. Almeno 10 civili sarebbero morti e circa sessanta i feriti. Alcune zone del Paese sono senza elettricità, tra cui Leopoli. L’attacco ha un chiaro scopo dimostrativo e vendicativo, dato che Putin aveva tacciato di terrorismo il sabotaggio del ponte di Crimea. Le reazioni occidentali sono state dure. Ursula von der Leyen ha proposto di “rivalutare il bilancio Ue per le sfide comuni”, ovverosia quelle militari. La Germania, il cui consolato di Kiev è stato lambito dai bombardamenti, ha convocato un vertice del G7 speciale per domani. Emmanuel Macron ha detto che siamo di fronte a un “cambiamento profondo della natura di questa guerra”. Volodymir Zelensky ha parlato al telefono sia con il presidente francese che con la premier britannica Liz Truss rinnovando la richiesta di una no-fly zone, un mantra dei primi tempi che nella seconda fase della guerra era stato accantonato. Granitica anche la risposta americana, con il segretario di Stato Blinken: “Continueremo a fornire assistenza economica, umanitaria e di sicurezza all’Ucraina”. E pare che a Washington si cominci a riflettere se inviare a Kiev sistemi missilistici più sofisticati e a più lungo raggio (lo riporta il Washington Post, citando i tanto richiesti missili Atacms). Oltre alla cronaca di giornata, sul Fatto di domani approfondiremo il ruolo della Bielorussia del presidente Lukashenko, per il quale alcuni ipotizzano un maggiore coinvolgimento a fianco di Putin.


L’OPZIONE PACIFISTA CONTRO L’ESCALATION. La guerra ha cambiato natura, afferma Macron. Che sia vero o meno, l’ondata di attacchi contro infrastrutture civili in Ucraina rappresenta comunque una forma di escalation del conflitto. Secondo gli analisti militari, oggi il Cremlino ha dimostrato che può fare molti più danni in Ucraina anche senza usare il temuto nucleare tattico. Da noi però l’analisi si trasforma subito in polemica politica. E gli attacchi russi vengono strumentalizzati dal fronte bellicista per colpire le forze politiche che in queste settimane hanno sostenuto la ricerca di una via alla pace e ai negoziati. Non solo il M5S (contro cui si scagliano i soliti di Italia Viva), ma anche quella parte del Pd che si è mostrata meno incline all’oltranzismo. Indicativo un tweet di Carlo Calenda, che oltre ad accusare i pacifisti di immoralità perché metterebbero “tutti sullo stesso piano” riusa in modo irridente l’hashtag della campagna elettorale dem “scegli”. Il leader di Azione propone una manifestazione addirittura “contro questo fiorire, da Conte a De Luca, di manifestazioni per la resa degli ucraini”. Così legge le iniziative per la pace: chissà che dirà di Mattarella che ha parlato di “pace urgente e necessaria”. Sul Fatto di domani vedremo le reazioni dei movimenti pacifisti alle polemiche. Intanto, una rete di 500 associazioni ha lanciato una manifestazione nazionale per la pace a Roma il 5 novembre. Leggerete anche un’intervista allo scrittore e pacifista Andrea Tarabbia. Seguiremo anche le reazioni di casa M5S alla proposta avanzata da Enrico Letta di organizzare un’opposizione comune al governo Meloni. Una risposta è arrivata dal vicepresidente M5s Riccardo Ricciardi: “L’appello all’unità andava fatto prima delle elezioni, paradossale che arrivi ora”, ha detto. Insomma: tempo scaduto.


RONZULLI E CASELLATI: LE FEDELISSIME DI SILVIO UNA GRANA PER MELONI. Fratelli d’Italia ha riunito le truppe parlamentari a Montecitorio, ma le trattative sul totoministri restano coperte dalle formule di rito. Meloni ribadisce che guiderà un governo all’insegna della competenza e sprona a fare in fretta. Giovedì infatti c’è la prima seduta di Camera e Senato. All’ordine del giorno l’elezione dei presidenti dei due rami del Parlamento. Il più quotato a Palazzo Madama è il meloniano Ignazio La Russa. Per Montecitorio, il leghista Riccardo Molinari. Ma le grane per il centrodestra sono altre. In primis, il ministero dell’Economia. Dopo il rifiuto di Fabio Panetta (membro del board della Bce) si è parlato di Gaetano Miccichè, alla guida della Serie A fino al 2019 e oggi presidente della divisione Imi di Banca Intesa. Un’altra strada porta a Giancarlo Giorgetti: la Lega avrebbe il suo ministero di peso e Matteo Salvini difficilmente potrebbe dire di no. Il Capitano però ambisce sempre al Viminale. Se non per sé, almeno per il Carroccio. Silvio Berlusconi invece cerca un posto per la fedelissima Licia Ronzulli. Di fronte ai dubbi di Meloni, l’uomo di Arcore non ha intenzione di cedere: “Veti o pregiudiziali verso qualcuno, non li potremmo mai accettare”. Sul Fatto di domani racconteremo le trattative di Silvio, con le priorità di sempre: televisioni e giustizia. Faremo il ritratto di due ambiziose forziste: Maria Elisabetta Casellati e Licia Ronzulli.


ENERGIA, SI PRECISA IL PIANO TEDESCO. BONOMI FOLGORATO SULLA VIA DELLO SCOSTAMENTO DI BILANCIO. Il Nobel per l’economia assegnato dalla Banca di Svezia è andato a Douglas Diamond, Philip Dybvig e Ben Bernanke, ex presidente della Federal Reserve Usa. A loro è stato riconosciuto il merito di aver accresciuto la comprensione delle crisi finanziarie e sul ruolo delle banche. Bernanke la crisi l’ha vissuta in prima persona, sedendo a capo della Fed (nominato da George W Bush) nel 2008 quando scoppiò la bolla dei mutui sub-prime. Da registrare alla voce paradossi anche la folgorazione sulla via di Damasco di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria che, dopo aver attaccato per mesi l’opzione dello scostamento di bilancio, oggi di fronte all’autunno nero a cui andiamo incontro sul fronte energetico (sul Fatto economico di oggi raccontiamo le ultime, pessime, stime degli analisti) comincia a chiedere al governo un intervento straordinario da 50 miliardi in deficit. E un’apertura viene anche dall’entourage di Giorgia Meloni: “Confindustria si ascolta sempre”, dice Guido Crosetto (che aggiunge: “ma non tocca a me rispondere”). L’altra svolta della giornata sul piano economico riguarda la marcia indietro di Berlino sull’idea di un Recovery fund europeo contro il caro bollette. L’agenzia Bloomberg riporta che il cancelliere Scholz avrebbe cambiato idea e non sarebbe più contrario, questo dopo aver varato la settimana scorsa un tetto nazionale da 200 miliardi. Sul Fatto di domani analizzeremo le prime misure di questo piano anti-rincari tedesco.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Caso Consip, Renzi diserta l’udienza. Il leader di Italia Viva non si è presentato a testimoniare nel processo a carico del padre Tiziano, imputato con altri di traffico di influenze illecite. Renzi sarà ascoltato nella prossima udienza.

Inizia l’Opa per Atlantia. Parte l’Opa dei Benetton sulla cassaforte del gruppo, Atlantia. La famiglia punta al 100% del capitale (oggi hanno poco più del 30). Il motivo è presto detto: mettere al sicuro il gruzzolo di oltre 8 miliardi derivante dalla vendita di Aspi. Sul Fatto di domani i vizi del capitalismo italiano.

L’inedito bocciato del Nobel. Una anticipazione dal romanzo d’esordio di José Saramago, mai pubblicato perché bocciato dal primo editore.


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