Il Fatto di domani. Forniture militari, cosa (e se) serve a Kiev per uscire dal pantano della guerra. Lo strappo dei 5S con Di Maio: “Basta armi all’Ucraina”

Di Il Fatto Quotidiano
18 Giugno 2022

DRONI ALL’UCRAINA, BIDEN CI RIPENSA. Volodymyr Zelensky era in visita alla città ucraina di Mykolaiv danneggiata dalla guerra, mentre il capo negoziatore ucraino, David Arahamiya, sganciava una piccola bomba sul negoziato: l’Ucraina riprenderà “a fine agosto” i colloqui con i russi, sospesi dopo l’incontro a Istanbul del 29 marzo. E questo dopo “ una controffensiva in alcuni luoghi”. Una frase che suona sinistra anche alla luce della visita in Ucraina dei giorni scorsi dei tre leader europei, Draghi, Macron e Scholz. Ma una frase che cozza anche con le notizie che arrivano dagli Usa: il Pentagono conferma che non tutte le armi che aveva promesso di mandare a Kiev già da marzo sarà disponibile. In particolare si parla dei quattro droni dotati di armamenti (Zelensky ne vorrebbe mille per la sua offensiva). Il Pentagono non ritiene sicuro mandarli perchè se cadessero in mani russe la loro tecnologia potrebbe essere studiata per le contromisure russe. E questo mentre il primo ministro inglese, Boris Johnson, ha confermato che il sostegno di Londra sarà “a lungo termine”. Sul Fatto di domani leggerete tutte le novità e i retroscena.

GUERRA IN STALLO, COSA (E SE) SERVE AGLI UCRAINI PER TENTARE L’OFFENSIVA. Nella notte la regione di Odessa è stata attaccata dai russi con missili da crociera. I razzi, secondo gli ucraini, sarebbero stati abbattuti dalla contraerea. Nel frattempo proseguono sanguinosi i combattimenti vicino Sievierdonetsk, città chiave per la Russia perchè la sua conquista comporterebbe il pieno controllo delle regioni orientali di Luhansk e Donetsk. In particolare la partita si sta giocando sulle rive del fiume Severskij Donec (mentre militari e civili sarebbero ancora asserragliati nell’impianto chimico Azot). Ma da un lato e dall’altro del fronte la situazione delle forze in campo non è delle migliori: i russi continuano a martellare le linee con un’incessante fuoco d’artiglieria pesante, ma hanno subito perdite e i militari sono sfiniti. Mentre gli ucraini starebbero resistendo, ma con il morale a terra e male armati. Alla luce di questa situazione di stallo leggerete un’analisi sullo stato della guerra. Ossia che cosa dovrebbero avere gli ucraini dall’Occidente per avere una chance di riconquista del territorio (oggi gli Usa hanno detto no ai droni, come abbiamo già detto), considerando la superiorità militare di Mosca? E vedremo anche, con i nostri esperti, se ha senso continuare a fornire armi a Kiev, comunque inefficaci per cambiare le sorti del conflitto.

I SENATORI 5S: “BASTA ARMI A KIEV”. GUERRA NEL MOVIMENTO. Che la situazione in casa 5 Stelle fosse complicata lo si era visto subito dopo il brutto risultato elettorale, con tanto di ipotesi di scissioni e nuovi partiti: accuse incrociate tra Conte e Di Maio sull’appiattimento (o meno) sulle posizioni di Draghi sull’Ucraina (ma c’è anche la questione terzo mandato sul tavolo). Questa mattina il colpo di scena: alcuni senatori pentastellati stanno lavorando su una bozza di risoluzione in cui si chiede al governo l’impegno a non inviare più armi a Kiev. “Solo un punto di partenza”, ha detto la capogruppo 5 stelle a Palazzo Madama Mariolina Castellone per gettare acqua sul fuoco: “Stiamo lavorando al testo della maggioranza”. Ma ormai la miccia era accesa: “Così mettono a rischio la sicurezza dell’Italia”, ha risposto piccato Luigi Di Maio. E per rimarcare la scissione in corso basta leggere la risposta del vicepresidente M5s Michele Gubitosa: “Fango inaccettabile, è un punto di non ritorno”. Sul giornale di domani continueremo a seguire la lotta in corso e vedremo chi sono i senatori in questione e quali sono gli obiettivi.

SICCITÀ, L’ITALIA BRUCIA E IL GOVERNO FISCHIETTA. La crisi climatica fa sentire tutta la sua forza. “Credo sia inevitabile dichiarare uno stato di crisi per la siccità. Abbiamo intere aree del paese ed europee che non vedono pioggia da mesi”. Il ministro Stefano Patuanelli rilancia l’allarme. E lo fa proprio in un momento in cui servirebbe accelerare la produzione di cereali per far fronte alla crisi innescata dalla guerra in Ucraina. In Piemonte, per fare un esempio, gli invasi sono al minimo storico con una riduzione media del 40% o addirittura del 50% rispetto alla media. Poi c’è la Coldiretti, secondo cui le acque del Po non si vedevano così basse da 70 anni. Questione che si intreccia con lo stato del nostro sistema idrico. Il Pnrr stanzia poco più di 4 miliardi (ma non da ora) per l’emergenza, ma – come vedremo sul Fatto di domani – ne servirebbero molti di più. E subito.


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Francia, fino all’ultimo voto. Domani si torna a votare in Francia: al primo turno la sinistra di Mélenchon minaccia il presidente Macron che oggi ha lanciato un appello all’unità del Paese, per una Francia “veramente europea”, con una maggioranza “forte e chiara”.

Il Covid non molla. I nuovi contagi e i morti di oggi.

C’era una volta la sanità. Prosegue il nostro viaggio nelle strutture italiane. Lucio Musolino ci racconta la situazione del pronto soccorso di Reggio Calabria.

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