Il Fatto di domani. L’altra narrazione: per il New York Times “Kiev non può vincere, Russia predominante”. Falcone trent’anni dopo: fine mafia mai

Di Il Fatto Quotidiano
21 Maggio 2022

IL NEW YORK TIMES: RUSSIA TROPPO FORTE, KIEV NON PUÒ VINCERE. “Li porteremo a casa. Questo è quello che dobbiamo fare con i nostri partner che si sono presi la responsabilità” promette Zelensky, che poi puntualizza: “I negoziati con la Russia sono possibili, è stata rispettata la condizione posta e le vite dei difensori di Mariupol sono state preservate”. Dal Cremlino è arrivata la risposta: Mosca si dice possibilista sullo scambio dei militari con l’oligarca filorusso Viktor Medvedchuk, arrestato dagli ucraini. Ma la Russia non nasconde la soddisfazione per la liberazione dell’acciaieria Azvostal, mentre la città martire è nelle mani del suo esercito. Dopo una lunghissima resistenza il battaglione Azov ha lasciato quindi i cunicoli dell’impianto industriale (accompagnato da un video che documenta l’ultimo giorno di resistenza) è nelle mani dei filorussi. Sul Fatto di domani vi racconteremo la giornata e troverete un approfondimento sul discusso gruppo di militari ucraini con la croce uncinata al braccio: dalla rivoluzione di piazza Maidan, alla strage di filorussi a Odessa nel 2014, fino alla strisciante guerriglia condotta nel Donbass a discapito delle minoranze di lingua russa. Ma leggerete anche un’analisi di Salvatore Cannavò sullo stato della guerra. Analisi che parte dall’editoriale del New York Times che fa chiarezza sulle forze in campo: “Una vittoria militare decisiva per l’Ucraina sulla Russia, in cui Kiev riconquista tutto il territorio che la Russia ha conquistato dal 2014, non è un obiettivo realistico. Sebbene la pianificazione e i combattimenti della Russia siano stati sorprendentemente sciatti, la Russia rimane troppo forte e Putin ha investito troppo prestigio personale nell’invasione per fare marcia indietro”.

ARMI A KIEV, LA TORSIONE DI BERLUSCONI. “Questo centro-destra è la casa comune di tutti, ma per vincere deve tornare ad avere una forte connotazione liberale, cristiana, garantista europeista ed atlantista”. E poi: “Aiuteremo Kiev a vincere”. Il Berlusconi filo-russo oggi ha corretto il tiro, prendendo le distanze da Putin. Parole che però, come dice Gelmini, non liberano il campo dalle “ambiguità” dell’ex cavaliere che vanta un’amicizia ventennale con lo zar russo. E questo mentre Conte continua a ripetere che “l’Italia ha già mandato molte armi all’Ucraina, adesso è il momento della diplomazia”. Tanto per rimarcare quanto è unita la maggioranza che sostiene Draghi. Sul giornale di domani daremo conto anche della manifestazione per la Pace, organizzata a Roma dalla Comunità di Sant’Egidio. Mentre dopo la nomina di Stefania Craxi alla Commissione Esteri, faremo una mappa del potere socialista in Italia, a iniziare da Giuliano Amato alla Consulta.

PROTESTE DEGLI STUDENTI, LA “RETATA” DEI BABY-TERRORISTI. Un altro “effetto collaterale” del governo Renzi che fu: uno studente di 17 anni è rimasto ustionato ieri durante un’attività di alternanza scuola-lavoro in officina a Merano, in provincia di Bolzano. Si tratta del terzo incidente grave dall’inizio dell’anno, vittime sempre giovanissimi, dirottati dalla classe in base alla legge fatta da Renzi quando era premier. “Non staremo a guardare, ci saranno scioperi e mobilitazioni studentesche in tutto il paese”, annuncia l’Unione degli studenti che torna a chiedere “l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e degli stage”. Sul giornale di domani vi racconteremo la terribile vicenda e, a proposito di proteste studentesche per gli incidenti sul lavoro, parleremo anche del singolare caso del figlio di Selvaggia Lucarelli su cui indaga l’antiterrorismo. Per il minorenne è scattata la perquisizione in casa. Il motivo? ha partecipato ad una protesta in cui sono stati lanciati palloncini con vernice colorata, roba da veri terroristi. Ma parleremo anche delle perquisizioni effettuate a casa di 9 ragazzi (due minorenni). Indagine che muove i passi dalla manifestazione di Fridays for Future del 19 marzo, quando venne imbrattata la sede di Gazprom.

FALCONE 30 ANNI DOPO: FINE MAFIA MAI. Capaci trent’anni dopo. Lunedì è l’anniversario della barbara uccisione di Giovanni Falcone, della moglie e degli uomini della scorta, fatti esplodere il 23 maggio del 1992, data che segnò l’inizio della stagione degli attentati mafiosi. Ricorderemo una delle pagine più buie della storia d’Italia con un inserto che si aprirà con un lungo articolo di Marco Travaglio sul giudice assassinato. Poi Giuseppe Pipitone ricostruirà tutti gli eventi che hanno portato alla strage di Capaci (ma anche all’uccisione di Borsellino), dalle trame nere ai rapporti tra cosche e servizi segreti deviati. Leggerete anche gli interventi di Pif e di Roberto Scarpinato sulla retorica di Stato.


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