Il Fatto di domani. L’Italia ripudia la Costituzione: Guerini vuole “neutralizzare le postazioni da cui la Russia bombarda”. Il Pentagono ammette di aver fornito “informazioni significative” a Kiev

Di Il Fatto Quotidiano
5 Maggio 2022

L’INFERNO DI MARIUPOL E QUELLO DELLA PROPAGANDA. Un convoglio delle Nazioni Unite raggiungerà domani l’acciaieria Azovstal per evacuare i civili rimasti, ma il senso di quanto sta accadendo sembra essere nelle parole del sindaco di Mariupol: “Gli ultimi 11 chilometri quadrati di libertà sono stati trasformati in un inferno”. Ma anche su questo i due fronti sono diametralmente opposti. Secondo Kiev, ma soprattutto secondo il battaglione Azov, Mosca non avrebbe rispettato la tregua, concessa proprio per mettere in salvo i civili, e avrebbe fatto irruzione nello stabilimento dando vita a una battaglia sanguinosa. Diversa la versione del Cremlino, che ha smentito ci sia stato un contrordine da Putin rispetto alla ripresa dell’assalto e, anzi, ha confermato che i corridoi umanitari stanno funzionando. Dalla cittadina sarebbero state evacuate 344 persone finora. Gli stessi russi hanno ammesso di aver svolto una serie di attacchi simulati con missili balistici mobili Iskander, capaci di essere armati con testate nucleari. Sul Fatto di domani gli ultimi aggiornamenti dal campo e due reportage: uno dal Donbass, dove non si terrà più la parata del 9 maggio, nel giorno della ricorrenza della vittoria russa sui nazisti, e un altro dai dintorni di Kiev. Dell’ultim’ora la notizia che, durante un colloquio telefonico, Putin si è scusato con il premier israeliano Bennett per le frasi di Lavrov su Hitler.

…E IN MEZZO LA DIPLOMAZIA, CHE SOFFIA SUL CONFLITTO. A parte papa Francesco, ormai sembra che più nessuno dei potenti sia dalla parte della pace. “Il nostro sogno è di iniziare il prima possibile con investimenti e riforme in modo che questo lavoro apra la strada all’Ucraina nell’Unione europea. Putin ha aperto la via con questa guerra e lui deve pagare per questo”, ha detto la presidente della Commissione Ue, von der Leyen. E il presidente tedesco Steinmeier ha avuto un colloquio telefonico con Zelensky, durante il quale ha espresso “solidarietà, rispetto e sostegno per la coraggiosa lotta del popolo ucraino contro gli aggressori russi. La Germania – ha spiegato, tentando quasi di giustificarsi rispetto ai tentennamenti di due settimane fa – ha sostenuto fin dall’inizio l’Ucraina finanziariamente, economicamente e militarmente”. Strappo ricucito e invito a Kiev ricevuto anche per il cancelliere Scholz. Forse non sapeva, Steinmeier, che tutto questo invio di armi tedesche all’Ucraina sta creando non pochi problemi all’esercito di Berlino, come vi racconteremo sul giornale di domani. Intanto a Varsavia è andata in scena la conferenza dei donatori organizzata da Polonia e Svezia: il presidente del Consiglio europeo Michel ha parlato del Fondo di solidarietà per l’Ucraina come punto di partenza di un “Piano Marshall per questo secolo”. E il Pentagono ha ammesso di aver “aperto i rubinetti” e fornito “informazioni significative” al governo di Kiev prima e durante l’invasione dell’Ucraina.

GUERINI CON L’ELMETTO, LA COSTITUZIONE È CARTA STRACCIA. In Europa si sta, dunque, disputando una gara a chi manda più armi e più munizioni all’Ucraina. E l’Italia mica si vuole sentire fuori gioco. “L’impegno italiano continuerà a supportare l’Ucraina nella sua difesa dall’aggressione russa anche con dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile” ha sostenuto oggi Lorenzo Guerini in audizione alle commissioni Difesa congiunte di Camera e Senato. Affermazioni che hanno avuto bisogno di una precisazione da parte della stessa Difesa: “Munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini”. Già nei giorni scorsi abbiamo raccontato come lo Stato Maggiore stia tentando di frenare rispetto all’invio di obici Phz 2000, i più moderni. Sul giornale di domani vedremo cosa significa questa presa di posizione rispetto alla politica. Il ministro della Difesa ha poi tentato di spiegare che la lista degli armamenti è stata secretata per “evitare di palesare eventuali criticità o vulnerabilità delle forze di sicurezza ucraine”. In sostanza per non provocare Mosca, dunque. E in tutto questo ancora il premier Draghi non si presenta davanti alle Camere per spiegare cosa stiamo facendo e su mandato di chi. Non certo dei cittadini, sempre più scettici – leggerete – su questa corsa al riarmo. E non certo di alcuni illustri giuristi, come i professori Azzariti e Ferrajoli, che oggi hanno lanciato l’idea di un’iniziativa italiana per spingere l’Ue a convocare una Conferenza sul modello di quella di Helsinki del 1975. Sul Fatto di domani anche una lettura di Moni Ovadia.

PETROLIO, GAS E SANZIONI: A CHI FANNO PIÙ MALE. “Dobbiamo evitare una situazione in cui risposte immediate portano a problemi a lungo termine, prolungando la nostra dipendenza dai combustibili fossili”. Lo ha affermato oggi il direttore dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. La verità è che l’Europa è ancora divisa sul sesto pacchetto di sanzioni, e del resto Mosca manda a dire agli americani che ulteriori decisioni in tal senso non aiuteranno Washington poiché il rafforzamento del rublo dimostra la stabilità finanziaria della Russia e della sua economia. Anche il Financial Times è convinto che il Paese possa resistere all’embargo. Sul giornale di domani capiremo allora la direzione verso cui si sta andando e a chi potrebbero fare più male le nuove sanzioni. Sul medio ma soprattutto sul lungo termine.


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