Una via d'uscita

Prezzi di benzina e gas alle stelle? La soluzione è il geotermico

Per gli impianti che sfruttano il calore terrestre l'Italia è stato l'unico produttore industriale al mondo fino al 1958. Oggi, non investendo  in questo settore, siamo finiti all'ottava posizione. Ma con la crisi del fossile bisogna investire in questo settore

Di Claudio Trevisan e Giovanna Gabetta
26 Aprile 2022

Con i prezzi alti di benzina e gas, è il momento di cercare un’alternativa. C’è un’energia rinnovabile nostrana di cui pochi parlano: l’energia geotermica, ovvero l’energia che sfrutta il calore della crosta terrestre per generare elettricità e per il riscaldamento degli edifici e delle serre. L’Italia è stata la prima nel mondo (1911) ad avere una centrale geotermica, in Toscana, dove si produce elettricità da 111 anni. L’Italia è stato l’unico produttore industriale al mondo di elettricità geotermica fino al 1958. Purtroppo, non investendo abbastanza in questo settore, l’Italia ora è solamente ottava nel mondo per capacità installata (dopo Nuova Zelanda, Messico e Kenya).

Un maggiore utilizzo dell’energia geotermica diminuirebbe l’importazione di gas/petrolio e l’enorme deficit energetico nella bilancia commerciale italiana di 7,2 miliardi di euro a febbraio, (con 2 miliardi pagati alla Russia).

L’elettricità generata dall’energia fossile, prima di questa crisi, costava molto meno di quella generata dall’energia geotermica. Se però si prende in considerazione il costo globale degli idrocarburi, includendo gli aumenti causati dalle frequenti “crisi energetiche” come quella attuale, i danni causati dall’inquinamento (aria, terra e mare) con i relativi disastri climatici sempre più frequenti causati dal riscaldamento della terra, le troppe guerre legate al controllo del petrolio, la precarietà dei rifornimenti, i diritti umani calpestati ed i ricatti subiti dai vari “PetroStati Canaglia” governati da dittatori, allora l’energia geotermica potrebbe essere considerata più economica e molto più sicura dell’energia fossile. Attualmente gli impianti geotermici moderni sono in grado di produrre quattro volte più energia di quella necessaria per mantenerli in funzione.

Oltre agli impianti ad alta temperatura a ciclo aperto (Toscana), ci sono anche pozzi geotermici con acqua calda per il riscaldamento degli edifici a Ferrara (Romagna) e Grado (Friuli). L’impianto ibrido geotermico/solare di Stillwater Triple Hybrid (negli Usa), primo nel mondo (2016) ad integrare l’impianto fotovoltaico e quello ad energia solare concentrata con il geotermico binario, è stato costruito e viene gestito da una società italiana. Solamente un impianto a ciclo binario, (senza emissioni in atmosfera), è stato approvato in Italia (2013). L’impianto binario a circuito chiuso utilizza un primo circuito con il fluido geotermico caldo proveniente dal pozzo che, (prima di essere reiniettato nel serbatoio), trasferisce il calore, (tramite scambiatore di calore), ad un secondo circuito che utilizza un fluido “binario” (con un basso punto di ebollizione), che viene vaporizzato e diretto attraverso una turbina per poi generare l’elettricità. Le centrali elettriche a ciclo binario moderne possono accettare temperature del fluido fino a 57° C.

Purtroppo, non stiamo sfruttando appieno il potenziale dell’energia geotermica nostrana. In Italia ci sono 49 vulcani (tra attivi ed estinti), moltissimi siti geotermici, (alcuni con acque termali), e pozzi petroliferi non più produttivi, per esempio, a Trecate (Lombardia) ci sono pozzi profondi, (5.000 metri), con temperature di oltre 160° centigradi, dove quest’anno potrebbe essere sperimentata la riconversione in pozzi geotermici.

L’industria geotermica necessita di molti capitali per la costruzione degli impianti e le trivellazioni dei pozzi, ma dopo la fase iniziale di costruzione rimarrebbero da finanziare solamente i costi operativi. Ci sono incentivi Ue che hanno, per esempio, finanziato il progetto geotermico di Grado. Al fine di garantire che l’energia geotermica possa competere economicamente con l’energia fossile, (quando non finanziati dall’Ue), i costi in conto capitale non dovrebbero essere addebitati agli utenti ma rimanere a carico dello Stato.

Visto che lo sfruttamento dell’energia geotermica, utilizzando alcuni tipi di impianti, potrebbe causare inquinamento atmosferico (impianti a ciclo aperto), eventi microsismici (sistemi Egs) e subsidenza (se la pressione dei fluidi nel sottosuolo non viene mantenuta tramite reiniezioni), quando si deciderà di costruire nuovi impianti si dovrà evitare quelli più dannosi/rischiosi e scegliere rigorosamente le tecnologie più moderne/sicure. I progetti dovranno essere illustrati alla popolazione in modo trasparente ed incentivi offerti ai comuni ed alle regioni coinvolte. Impianti a ciclo binario e quelli ibridi distribuiti su quasi tutte le regioni garantirebbero una migliore sicurezza energetica in caso di calamità naturali in qualche regione.

Da “uomini degli idrocarburi” (D. Yergin), inquinatori e spesso in guerra per il controllo del petrolio, dobbiamo liberarci dalla nostra dipendenza dall’energia fossile e trasformarci in “uomini delle energie rinnovabili”, che rispettano l’ambiente e salute, per salvare il nostro amato pianeta Terra. Invece di buttare via miliardi di euro per importare l’energia fossile, che poi finiscono letteralmente in fumo, potremmo utilizzare questi miliardi per investire nell’energia geotermica nostrana, un bene pubblico prezioso come l’acqua, visto che ne abbiamo in abbondanza con durata illimitata, insieme all’esperienza ultracentenaria ed eccellenze necessarie per poterla gestire nel modo migliore possibile.

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