Il Fatto di domani. Cultura e università, la guerra senza senso contro Mosca. Russia-Ucraina, l’altro fronte è la propaganda su Telegram

Di FQ Extra
14 Marzo 2022

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USA-CINA: DIPLOMAZIA ALLA ROMANA. È finito poco fa l’incontro sulla crisi ucraina tra Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca e Yang Jiechi, responsabile della politica estera del Comitato centrale comunista, carica più importante di quella del ministro degli Esteri di Pechino. Sul giornale di domani racconteremo com’è andata. Sullo sfondo di questo bilaterale molto atteso c’era la preoccupazione americana per l’avvicinamento tra Mosca e Pechino, non più solo economico ma anche militare. Sembra infatti che la Cina sia intenzionata a rispondere di sì alla richiesta di supporto militare venuta da Putin. La Russia ha anche annunciato che punterà a utilizzare lo yuan cinese come riserva valutaria. Sempre sul fronte dei negoziati, le delegazioni delle due nazioni belligeranti si incontreranno domani, e se il presidente ucraino Zelesky parla di “ammorbidimento” delle posizioni russe. Oggi comunque è stato raggiunto un altro risultato: un cessate il fuoco prolungato che ha permesso l’evacuazione di molti civili da Kiev, Chernihiv, Sumy e Kharkiv, oltre che da Mariupol.


Da Mosca a Zelensky, la “guerra” della propaganda si combatte su Telegram

di Riccardo Antoniucci

La considerazione è ormai un ritornello: la guerra in Ucraina è la prima guerra in diretta social. In effetti, la quantità di foto immagini e video e anche solo informazioni sull’invasione è inedita, tanto che spesso gli stessi media si trovano ad attingervi. I social però, com’è noto, oltre a luoghi in cui si documentano gli eventi sono anche un terreno fertile per la propaganda.

Un social in particolare è diventato il vero campo digitale dove le due parti del conflitto si affrontano a colpi di informazioni (e disinformazione) in tutto il mondo. Telegram è un elemento centrale dell’informazione che ruota attorno alla guerra in virtù di alcune caratteristiche. Non è nato in occidente, innanzitutto: il suo fondatore, Pavel Durov, è un russo di origini ucraine noto per essere non allineato con il Cremlino. Per questo motivo è molto diffuso in Europa dell’est, con milioni di utenti in Russia e Ucraina già prima dello scoppio della guerra. Inoltre, anche se Telegram ha cancellato al pari degli altri social network occidentali gli account dei media di stato Rt News e Sputnik dopo l’embargo imposto da Usa e Ue, le sue ha policy sui contenuti sono molto meno restrittive rispetto a Twitter, Facebook & Co. (per questo è il canale preferito dei complottisti, da QAnon ai no vax).

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IL RUOLO DELLA NATO NELLA GUERRA DI ZELENSKY. La vicenda del bombardamento russo del centro di addestramento volontari in una città a 50 km da Leopoli e a una ventina dal confine con la Polonia è stata presentata come l’apertura di un quarto fronte di guerra. Un fronte con cui Putin ha provato a colpire i canali dell’afflusso di armi dai Paesi della Nato a Kiev. A 24 ore dall’accaduto non è ancora chiaro cosa stessero facendo esattamente tutte le vittime straniere colpite dall’esplosione, sul Fatto di domani indagheremo in modo approfondito gli eventi e vedremo che la vicenda è meno limpida di quello che sembra. E potrebbe essere già cominciato un conflitto a bassa intensità tra Mosca e la Nato. Proprio oggi, coincidenze o no, è partita in Norvegia una maxi-operazione della Nato per dimostrare di poter difendere i Paesi nordici. È la più grande prevista per il 2022 (era stata messa in agenda 8 mesi fa) e prevede l’impieto di 30 mila soldati, 200 aerei e 50 navi da 27 Paesi.

L’EUROPA VARA ALTRE SANZIONI E SI SCANNA SUL GAS. Mentre la Commissione europea sta mettendo a punto il quarto pacchetto di sanzioni. Essenzialmente si tratterà di un’estensione della black list degli oligarchi, che dovrebbe includere stavolta anche Roman Abramovich, ex patron del Chelsea. A Bruxelles oggi si è riunito l’Eurogruppo per discutere delle previsioni di bilancio 2023 ma anche, chiaramente, del nuovo orizzonte energetico dell’Unione dopo lo scoppio della guerra, che intende perseguire l’obiettivo di ridurre di 2/3 la dipendenza dalla Russia. Solo che, ancora una volta, a risultare preminente è la linea dei falchi pro-austerity. Si nota dal fatto che a margine della riunione i ministri delle finanze europei hanno diramato un comunicato per invitare gli Stati membri con un debito pubblico elevato “ad avviare un graduale aggiustamento fiscale per ridurlo”. Come vedremo sul Fatto di domani il prossimo decreto energia italiano risentirà di queste decisioni. Vedremo anche perché l’opzione dei rigassificatori e quella di aumentare la portata della rete italiana di gas non sono spendibili nell’immediato, e rischiano di non produrre risultati. Quel che è certo è che la crescita europea risentirà della guerra: Paolo Gentiloni oggi ha riconosciuto che la stima del +4% di Pil nel 2022 andrà rivista al ribasso. Intanto sul fronte rincari, Palazzo Chigi starebbe studiando un taglio del prezzo di benzina e diesel.

SE LA CULTURA TAGLIA PONTI CON MOSCA. L’altro giorno il fisico Carlo Rovelli è stato minacciato di morte sui social dopo aver pubblicato un post in cui ricordava le altre guerre in corso nel mondo, dallo Yemen all’Afghanistan, segnalando come l’attenzione e la solidarietà siano molto più ridotte nei confronti di popolazioni che non bianche. Il mondo della cultura internazionale è stato scosso dalle decisioni di chiudere i rapporti . Dopo il Cern, sul Fatto di domani vedremo che anche l’Università italiana ha deciso di chiudere tutti i rapporti con la cultura russa.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Caro carburanti, ipotesi dolo. La procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul rincaro dei prezzi dei carburanti degli ultimi giorni, che non sembra giustificato dall’andamento del mercato di gas e petrolio.

Covid, nuovi casi bloccano la Cina. La politica “zero Covid” sta portando Pechino a introdurre nuovi lockdown nel Paese, a fronte di contagi in aumento. In Italia nelle ultime 24 ore i nuovi casi sono 28.900 e 129 i morti.

Polemiche contro lo Schwa. Il j’accuse degli ottantenni contro l’innovazione della lingua italiana proposta da Vera Gheno e altre fautrici dell’inclusione delle diversità.


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