Il Fatto di domani. Bonomi con il pallone in mano cerca lavoro in serie A. Ucraina, vincitori e vinti della guerra che non c’è

14 Febbraio 2022

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LA SERIE A SEMPRE PIÙ AZIENDA (IN CRISI) VUOLE IN SQUADRA BONOMI. La Lega di serie A vuole nominare presidente l’attuale capo di Confindustria, Carlo Bonomi. Il suo è un nome forte, dopo giorni di indiscrezioni improbabili in cui sembrava che la Lega calcio cercasse un uomo politico (si era parlato di Veltroni, Maroni e Alfano) per poter guidare l’organizzazione nella nuova fase. La nuova fase è infatti segnata da una crisi economica importante, dovuta essenzialmente ai debiti delle società e aggravata dal Covid che ha azzerato o limitato il pubblico negli stadi. Rincorsi dallo spettro dello scandalo plusvalenze, i club, non è un mistero, intendono battere cassa al governo sui ristori. E a Milano, dove ha sede la Lega calcio, avranno pensato che il mattatore di Confindustria fosse un buon candidato per ottenere questo obiettivo. Il voto è previsto domani, ma per eleggere il nuovo presidente servirà la maggioranza dei due terzi e non è detto che ci si riesca, perché alcuni club non condividono la scelta di Bonomi. Sul Fatto di domani vedremo quali sono gli schieramenti ma, soprattutto, capiremo perché l’attuale numero 1 di Confindustria stia pensando di lasciare l’associazione degli industriali e riconvertirsi nel pallone (il suo mandato a confindustria scade a maggio, ma potrebbe bissare).

LA BATTAGLIA DEL SUPERBONUS, NUOVO TEST PER IL GOVERNO. Questa settimana sarà decisiva anche per il superbonus edilizio al 110%, la dibattutissima norma che finanzia i lavori di ristrutturazione ed efficentamento energetico delle abitazioni. Nell’ultimo decreto sostegni (bis) il governo ha limitato fortemente la norma, adducendo la scusa delle frodi riscontrate (che in realtà riguardano tutti i bonus edilizi approvati in pandemia, non solo il superbonus) e il premier Draghi e il ministro dell’Economia Franco sono arrivati fino all’attacco diretto ai predecessori del governo Conte 2 che, a loro dire, sarebbero responsabili di aver creato una norma bucata che spalanca la porta alle truffe. In realtà le associazioni di settore dicono che la stretta soffoca del tutto il sistema di incentivi. Per questo non dovrebbe tardare un emendamento che allenterà di nuovo le maglie, mentre il ministero della Transizione ecologica lavora a definire i massimali per i bonus. Le modifiche dovrebbero finire nel decreto bollette. Un Consiglio dei ministri è previsto per domani, ma la questione dei rincari energetici è stata rimandata: si parlerà, invece, delle concessioni balneari. Sul piano politico, i 5 Stelle hanno difeso più di tutti l’impianto orignale della misura, mentre nella Lega si è registrata l’ennesima spaccatura tra Matteo Salvini e il suo vice Giorgetti. Il ministro dello Sviluppo economico ha paragonato ieri il superbonus al doping per l’edilizia, ma oggi è stato smentito dal suo stesso segretario, evidentemente preso dalla premura di non indispettire una parte della base imprenditoriale della Lega. “Giorgetti dice che non basta, è ovvio. Ma è fondamentale andare avanti sulla via del Superbonus per aiutare gli italiani”, ha detto Salvini. Sul Fatto di domani faremo chiarezza sulla norma, vedremo quali sono state le irregolarità e capiremo come potrebbe cambiare. Spiegheremo anche che il vero motivo che spinge Draghi contro la misura non sono le frodi, ma i conti dello Stato.

STRETTA PER GLI OVER 50 NON VACCINATI, MA IL COVID MIGLIORA. È stata lanciata una petizione per approvare il fondo ristori per i familiari dei medici morti di Covid, norma bocciata in Parlamento qualche giorno fa. Intanto, nonostante i proclami rassicuranti sull’epidemia in miglioramento, domani entra in vigore l’obbligo di super green pass per i lavoratori over 50: chi non esibirà il certificato verde derivato da vaccinazione o guarigione avrà la stipendio sospeso, ma non perderà il posto di lavoro. Qui tutte le regole. Per questo oggi alcuni gruppi no vax e no green pass avevano convocato un sit-in a Roma, che però si è concluso pacificamente e con poche partecipazioni. Oggi i contagi sono 28.630 e i nuovi decessi 281, il tasso di positività resta attorno al 10%. Un nuovo studio, inoltre, ha rilevato che tutte le varianti di Covid compresa Omicron, non riescono a bucare la protezione offerta dai vaccini contro la malattia grave, almeno per sei mesi dalla somministrazione. Sul giornale di domani analizzeremo l’evoluzione del Coronavirus in Italia (e delle misure messe in campo) con l’epidemiologo Guido Silvestri.

UCRAINA: GUERRA O PACE, VINCITORI E VINTI CI SONO GIÀ. Le tensioni accumulate attorno all’Ucraina sembrano aver trovato oggi una valvola di sfogo. Negli ultimi giorni è andata in scena un’escalation di prove di forza militari e diplomatiche tra Russia, Stati Uniti e Unione Europea. Gli Usa (e i media mainstream al seguito) gridavano all’imminente invasione, Mosca ha ammassato truppe al confine con Kiev e l’Europa minacciava sanzioni, mentre la diplomazia dava l’impressione di girare a vuoto. Invece, mentre la crisi sembrava aver raggiunto il culmine, il ministro degli Esteri russo, Serghej Lavrov, ha stemperato gli animi dichiarando che le “opportunità di dialogo” non sono esaurite e ci sono ancora “chance” per un accordo. Un segnale ancora più concreto è venuto dal ministro della Difesa, che ha annunciato che presto si concluderanno alcune esercitazioni militari congiunte tra Russia e Bielorussia, fonte di nervosismo per Kiev e Washington. Nel frattempo il cancelliere tedesco Olaf Scholz è volato dal presidente ucraino Zelensky, mentre domani incontrerà Putin. Scholz ha ribadito che un’eventuale aggressione russa avrebbe serie conseguenze, ma poi ha anche rassicurato Mosca spiegando che l’adesione dell’Ucraina alla Nato “non è in agenda”. Domani è atteso a Kiev anche il nostro ministro degli Esteri Di Maio, mentre l’Ue sta valutando se convocare un summit straordinario sul tema giovedì o venerdì, mentre le Borse crollano e i prezzi del gas aumentano ancora. Sul Fatto di domani daremo conto di questa giornata di scambi diplomatici, ma soprattutto ricostruiremo la storia della crisi ucraina, dalla cacciata del presidente filo-russo Yanukovich nel 2014 all’instaurazione del governo atlantista (non riconosciuto da Mosca), all’annessione russa della Crimea fino ai giorni nostri. Vedremo anche perché, vada come vada, il grande sconfitto di questa partita è proprio il presidente ucraino.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

La lettera di Tiziano Renzi al figlio. È stata pubblicata una lettera del 2017 in cui il padre dell’attuale leader di Italia Viva attaccava duramente il “giglio magico”, accusando “la banda bassotti Bianchi, Bonifazi, Boschi e Carrai di aver lucrato senza ritegno dalla posizione di accoliti tuoi”.

L’editore presuntuoso. Così si intitola il memoir di Sandro Ferri, fondatore della casa editrice E/O, passata da essere una piccola realtà indipendente a un colosso mondiale con grandi autori di riferimento, da Elena Ferrante a Valérie Perrin, da Michel Bussi a Mathias Enard. Sul giornale di domani lo intervistiamo.


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