Mottarone, le scelte scellerate sui freni per risparmiare 140mila euro. Se fosse vero, sarebbe da ergastolo. I post di Scanzi

28 Maggio 2021

La coerenza granitica dei leghisti “tradizionali”

Danilo Lancini. Europarlamentare della Lega, dopo essere stato tristemente trombato per due volte alle elezioni nazionali. Spiace.

Qualche anno fa si parlò di lui perché, da sindaco di Adro, inaugurò una scuola elementare totalmente griffata Lega Nord. Il simbolo del Sole delle Alpi era ovunque: ricopriva arredi, porte, finestre e financo bidoni dell’immondizia.

Il Lancini è un tipino alla Pillon. Era in prima fila all’evento sulla famiglia sotto attacco (?) sbandierando i valori della famiglia tradizionale (??).

Piccolo particolare: la moglie lamenta mancati versamenti per oltre ventimila euro, contestando al Lancini di non aver pagato quanto dovuto per circa dieci mesi a cavallo tra il 2020 e il 2021.

Lancini si è opposto al pignoramento, che però resterà in atto fino al 23 giugno. “Sono cose personali che non c’entrano nulla con la mia attività politica”, ha minimizzato. Da anni il Lancini convive con un’altra donna, dalla quale ha avuto due figli. “I miei valori non vengono meno se capita una cosa del genere nella mia vita privata”.

Insomma: il Lancini è un fan del Family Day, ma non paga gli alimenti alla moglie. La famosa coerenza granitica dei leghisti “tradizionali”.

Daje!

La ferocia di questi nostri tempi la viviamo ogni giorno. Sui social e non solo

Dopo il disastro immane di ieri, non pochi hanno esultato. Soprattutto in Francia, un paese straordinario che però (come tutti i paesi) non è immune dalla demenza e dalla violenza.

Vi riporto alcuni tweet usciti ieri in Francia. “Dio è felice quando gli italiani muoiono”. “Dio ha ucciso 13 figli di puxxxna italiani oggi. Grazie Dio. Baci”. “Caduta la funivia a Stresa: una giusta punizione del karma dopo il cocainagate dei Maneskin all’Eurovision”. “Questo è il karma, ahahah”. “Gli italiani sono disoccupati”, scrive uno. L’altro risponde: “Si eliminano anche velocemente”. “L’euforia dell’Eurovision distrutta dalla caduta di una funivia. Ballavano lì dopo la vittoria e così le corde si sono rotte. Ecco. La Francia ha dovuto lasciare la vittoria a una canzone vuota”. “La funivia è gestita dalla mafia?”.

E via così.

L’umanità non ha speranza.

Tanti auguri, Cantona!

Ecco, se c’è uno sportivo che negli ultimi anni (ormai decenni) ha saputo travalicare i confini della mera contesa agonistica, divenendo a tutti gli effetti “eroe” e “mito”, quello è Eric Cantona.

Talento pazzo. Icona vera. Fenomeno mediatico (le sue conferenze stampa erano e restano un happening autentico). Perfino grande attore per Ken Loach.

Cantona era e resta un rivoluzionario sublime. Intriso di carisma totale.

Lo adoro da sempre e per sempre. Tanti auguri, King Eric.

Preparatevi a sognare

Lei è Giorgia Furlanetto. Avvocato. Consigliera comunale di Adria, Rovigo. Fratelli d’Italia. Pochi giorni fa, prima di oscurare (parrebbe) coraggiosamente il suo profilo, ha scritto un post sublime. Leggiamolo insieme.

“Faccio outing. NON SONO ETERO! Quando impari quella nuova e ti scoppia la testa. Mi fa notare un amico che definirmi etero non sarebbe corretto. In pratica dovrei chiarire se son attratta dagli uomini oppure solo dagli uomini nati biologicamente uomini. Perché tecnicamente ci sono anche gli uomini che prima erano donne”.

E già qui si sogna, perché la scrittura è così involuta e grammaticamente inetta da commuovere. Ma andiamo avanti.

“Ecco, chiarito che voglio un uomo, nato uomo, che faccia l’uomo, mi è stato detto che dovrei definirmi, anziché etero, una super etero, o Super Straight per dirla in inglese”.

E anche qui si continua a scrivere con tassi di eloquio accecanti, convinti (immagino) di fare ironia sul gender e sul ddl Zan. Il bello (?) però arriva nel finale.

“E vi dirò che alla fine, definirmi una SS lo trovo assai corretto “

Avete capito il livello? Una consigliera comunale di Fratelli d’Italia si dice ironicamente (?) orgogliosa di essere definita “SS”.

Che avrà mai voluto dire? A cosa avrà mai voluto fare riferimento la simpatica Furlanetto con quel “SS”, giocando (?) con le iniziali dell’appena citato “Super Straight”? Voleva riferirsi a “Super Sexy”? “Sesso Selvaggio”? “Salta Salterina?” “Sono Simpatica”? Oppure ha fatto – ma cosa vado mai a pensare?!? – ironia maschia & virile sulle famigerate “squadre di protezione” o “squadre di salvaguardia” naziste, le organizzazioni paramilitari del Partito Nazionalsocialista Tedesco create da quel boia di Hitler?

Non è dato sapersi. Ma nel dubbio è lecito vomitare.

Bella la classe dirigente della Meloni, vero?

(Fonte: https://www.facebook.com/326043360911424/posts/1883472555168489/?d=n)

La mia solidarietà a Virginia Raggi

Virginia Raggi è sempre più bersaglio di insulti e minacce. A Roma stanno apparendo striscioni molto violenti contro la sindaca della Capitale, “rea” di essere antifascista.

Anche sabato scorso, durante la manifestazione (peraltro vietata dalla Questura) di Forza Nuova e di altri gruppi di fascistume destrorso, agli striscioni e ai cartelli irricevibili si sono aggiunti anche osceni cori di minaccia.

Questi eventi sono di gravità inaudita, anche se giornali e tivù non ne parlano tantissimo. Forse perché Raggi ha meno santi in paradiso delle Boschi, chi lo sa.

L’antifascismo è un valore fondante della nostra democrazia. Se lo si mette in dubbio salta tutto. E in troppi, nell’indifferenza generale, lo stanno mettendo sempre più in dubbio.

La mia solidarietà al sindaco di Roma Virginia Raggi.

Musa Balde, 23 anni, originario della Guinea

Arriva in Italia nell’ottobre del 2016. È un irregolare, senza permesso di soggiorno e senza fissa dimora, ammalato e bisognoso di aiuto.

Domenica 9 maggio 2021 social, giornali e televisioni locali e nazionali rendono virale il video di un brutale pestaggio avvenuto a Ventimiglia in pieno centro. Tre uomini, tutti italiani, lo aggrediscono con spranghe, bastoni e tubi di plastica sotto gli occhi dei passanti e di chi si affaccia dai balconi.

Gli aggressori lo accusano di aver rubato un telefonino. Accusa che il ragazzo ha sempre respinto.

Quando i tre aggressori si allontanano – verranno identificati successivamente e denunciati per lesioni aggravate, pur rimanendo a piede libero e solo “ammoniti” dal questore – la vittima viene soccorsa e accompagnata prima al Pronto Soccorso e quindi in commissariato. È un clandestino e risultano a suo carico alcune denunce. Lunedì 10 viene emesso dal Prefetto di Imperia un provvedimento di espulsione nei suoi confronti. Sì tratta del secondo, il primo risaliva a gennaio scorso.

I responsabili, due siciliani di Agrigento di 28 e 39 anni e un 44enne di Palmi, tutti domiciliati a Ventimiglia, sono stati denunciati a piede libero per aggressione.

Sabato scorso, nella notte, Balde si è suicidato. Dopo l’aggressione era rimasto in ospedale 10 giorni, prima di essere portato in commissariato e poi nel Centro di permanenza per il rimpatrio di Torino. Si è tolto la vita impiccandosi con un lenzuolo, nel bagno della sua stanza.

Il suo avvocato ha così riassunto i suoi ultimi giorni: “Era provato, stanco, probabilmente depresso. Lo avevo visto pochi giorni fa e stavo cercando di oppormi alla sua espulsione per motivi giudiziari. Non riusciva a capire il motivo per cui, dopo aver subito un’aggressione così violenta, fosse stato privato della libertà. Adesso neppure la sua domanda di giustizia avrà una risposta. Spero di sbagliarmi, ma nel nostro colloquio mi ha detto che, dopo il pestaggio, nessuno degli inquirenti lo aveva ascoltato. Era finito in camera di sicurezza e poi nel centro di Torino. Continuava a ripetermi che voleva uscire e che lì dentro non sarebbe rimasto a lungo”.

Una simile vicenda solleva molte riflessioni. Il rispetto delle regole, l’integrazione mancata, il razzismo crescente. E una società alla deriva, incapace di commuoversi e pronta addirittura a esultare per la morte altrui.

Tira una brutta aria.

Resisti, Rino. Non può piovere per sempre

Rino Gattuso è stato un grande campione e sarà sempre un galantuomo. Brava persona come poche, nel mondo del calcio. Forse pure troppo.

Ha mancato di un soffio la qualificazione in Champions League tanto col Milan quanto col Napoli. In entrambi i casi con un mix, assai raro, di errori e sfiga.

Il quinto posto col Napoli, arrivato dopo un terribile harakiri agonistico all’ultima giornata, gli brucerà in eterno. Brucia anche a chi gli vuole bene e neanche tifa Napoli: figuriamoci a lui.

Per molti Gattuso non è un buon allenatore. Può essere. Per me era e resta un uomo a cui voglio bene. E che stimo oltremodo. Vero, sanguigno, libero: ad averne, di persone così.

Ora è ufficiale: Ringhio Starr (cit.) sarà il nuovo allenatore della Fiorentina. Piazza meravigliosa e anomala, scontrosa e passionale, dove potrebbe trovarsi a casa e diventare un idolo totale. Lo meriterebbe lui e lo meriterebbe la Viola.

Resisti, Rino. Non può piovere per sempre e tu, di battaglie, ne hai combattute tante. Vincendole quasi tutte. Saranno in tanti, a prescindere dalla panchina, a tifare per te.

Gianluca Pecchini, frasi da commediaccia volgarotta di fine anni Settanta

Gianluca Pecchini è il dirigente della Nazionale Cantanti che ha dato le dimissioni in seguito alle polemiche sollevate dall’esclusione di Aurora Leone (The Jackal) dalla Partita del Cuore.

Le parole rivolte alla Leone (che parla pure di un secondo dirigente coinvolto) sono così orrende e fuori dal tempo che ho cercato di capire chi sia Pecchini, per provare a comprendere se nel suo passato ci fossero “avvisaglie” in grado di spiegare un simile atteggiamento che pare a tutti gli effetti oscenamente sessista. No, nel suo passato non c’è nulla di tutto questo. O almeno non mi pare proprio. E parlo da persona che non ci ha mai parlato, men che meno lo ha conosciuto di persona.

Laureato in Giurisprudenza, Pecchini si è formato giovanissimo al corso di Coverciano per diventare Team Manager delle squadre di calcio. Comincia nel Suzzara ed è poi vicepresidente del Mantova, di cui detiene ancora una piccola quota.

Nel 1981 – come riportato da Fanpage – incontra Mogol, interessato a creare una Nazionale di calcio composta dai cantanti, sullo stampo di quella degli attori voluta da Pasolini: “Per me è stata una scelta di vita e mi dà una grande soddisfazione, abbiamo creato una quotidianità di impegno”.

Pecchini, in passato, si era più volte detto pronto a portare avanti una battaglia contro la violenza sulle donne, da lui definita una vera e propria “piaga sociale”. Tutto questo cozza drammaticamente con “l’affaire Leone”, che ha portato alle sue dimissioni e che tanto sta facendo scrivere sui social.

Dal racconto di Aurora Leone emerge una figura retrograda, sessista e irricevibile, che pronuncia frasi davvero orrende.

“Tu cosa ci fai qui? Vai al tavolo delle donne”.

“Aurora si deve alzare perché è donna e non può stare seduta qui secondo le nostre regole. Ciro può stare, tu no, non puoi stare seduta qui, sono le nostre regole. Non mi fare spiegare perché”.

“Ma tu il completino te le puoi mettere pure in tribuna, che c’entra. Le donne non giocano. Queste sono le nostre regole e se non le volete rispettare dovete uscire da qua”.

Cosa è scattato nella testa di Pecchini per arrivare a dire simili schifezze? Sono frasi allucinanti e abominevoli, che sarebbero parse eccessivamente forti perfino in una commediaccia volgarotta di fine anni Settanta. Figuriamoci se pronunciate da una persona mai accusata di sessismo e che, fino al secondo prima, nessun membro della squadra cantanti aveva mai criticato o messo in discussione.

È un episodio che a prima vista può apparire piccolo, di cui tutti stanno parlando (forse troppo e forse no) da stamani. Ma è un episodio che temo dica molto su quanto questo paese sia arretrato in termini di democrazia, etica, decenza, morale e uguaglianza.

C’è ancora tanto, troppo da fare.

Marina Conte, madre di Marco Vannini. Una donna straordinaria

“(I Ciontoli) Dovranno assumersi la responsabilità di quello che hanno fatto. Questi nove anni e quattro mesi saranno solo in parte in carcere. Loro in questo momento sono in carcere, però poi usciranno e potranno farsi una vita. Mio figlio, invece, sono sei anni che se ne è andato. E continuerà a non esserci”.

“Martina parla e dice che ha visto il padre che ha puntato la pistola (..) Lei stava in quella casa ed era la ragazza di Marco. Avevano progetti insieme, si volevano sposare ed avere dei figli. Lei non si vuole assumere le sue responsabilità perché è una ragazza viziata che pensava che il padre poteva risolvere qualsiasi problema. Continuano a non assumersi le responsabilità, ma le intercettazioni ambientali del 18 maggio, poche ore dopo la morte di Marco, parlano. Mio figlio poteva essere salvato. Loro continuano a mentire, Marco è morto e lei si deve rendere conto di quello che ha fatto”.

“Ci siamo battuti affinché venisse riconosciuto l’omicidio volontario al Ciontoli ed il concorso alla famiglia. Se la vogliamo dire tutta la pena giusta era 21 anni per Antonio Ciontoli e 14 anni per gli altri, ma sono state riconosciute le attenuanti generiche. Nonostante ciò loro si stanno lamentando di questo, io sono stanca di tutto questo. La verità la poteva dire solo Marco che non c’è più”.

“Di questi nove anni e quattro mesi sconteranno probabilmente la metà della pena in carcere. Mio figlio, invece, sono già sei anni che è morto e continuerà a non esserci ed io e mio marito viviamo nel dolore. Loro stanno in carcere ma usciranno e potranno rifarsi una vita, Marco non potrà più farlo. La pena vera la scontiamo noi”.

“Marco deve riposare in pace. In questi anni io e mio marito abbiamo dovuto continuamente batterci e non siamo riusciti a elaborare completamente il lutto. Ora basta”.

Marina Conte, madre di Marco Vannini. Una donna straordinaria. L’esatto opposto delle due Ciontoli condannate.

Mottarone, la tragedia dopo le scelte allucinanti

Leggo ricostruzioni allucinanti e irricevibili sulla tragedia del Mottarone.

Non si sarebbe trattato di un incidente imponderabile, ma di altro: una tragedia immane frutto di una scelta ben precisa, voluta e scellerata.

Per evitare disservizi sulla funivia sarebbe stata lasciata la “forchetta”, quella che impedisce al freno d’emergenza di entrare in funzione.

Non è un pettegolezzo giornalistico: lo avrebbero ammesso il proprietario dell’impianto, il direttore del servizio e il capo operativo. Tutti, ora, in stato di fermo.

Vi chiederete: perché questa scelta? Perché i tre avevano chiamato in precedenza una ditta per risolvere un problema tecnico sulla funivia. Il problema, che perdurava da un mese, non era stato risolto del tutto e loro, per “risolverlo” (o “aggirarlo”?), avevano pensato bene di ricorrere alla “forchetta”.

Di più: per gli inquirenti “i tre sapevano che la cabina della funivia del Mottarone viaggiava senza freni dal 26 aprile. L’impianto segnalava anomalie e i freni sarebbero stati manomessi per evitare il blocco”. Il guasto non sarebbe quindi stato riparato per evitare il fermo dell’impianto.

Allucinante. Se così fosse, sarebbe davvero allucinante.

Un Paese alla rovescia: gli eroi diventano colpevoli

Ieri, dopo due settimane, Massimo Galli è tornato in tivù. Era a Cartabianca. Qualcuno ovviamente lo aspettava al varco.

Prima è stato Bruno Vespa a definirlo “il Davigo dei virologi”, e detto da lui non era certo un complimento. Poi è arrivato quel che resta del Cazzaro Verde, Salvini, che lo ha orrendamente paragonato allo iettatore di Non ci resta che piangere per poi sostenere che, fosse stato per Galli, oggi non avremmo aperti i bar e i ristoranti.

Come quasi sempre capita in questo paese bello ma irrecuperabile, gli eroi diventano per molti di colpo coglioni, o addirittura “colpevoli”. E tanti pecoroni credono a queste narrazioni false, indecenti e assai interessate.

Ovviamente, a dileggiare e insultare adesso Galli, sono quasi sempre gli stessi imbecilli patentati che un’estate fa plaudivano Salvini perché faceva assembramenti e non metteva mascherine, o erano d’accordo con Briatore e Santanché perché volevano aprire belli garruli le discoteche dentro una pandemia.

Galli sta facendo da mesi un lavoro egregio. Ci ha spesso aperto gli occhi. Ci ha fornito informazioni preziose e salvifiche. Dove diavolo è finita la riconoscenza in questo paese?

Dovremmo fargli una statua equestre, e invece ora i soliti fenomeni, ora per motivazioni meramente di comodo (cioè economiche) e ora perché casi umani neuronalmente dissestati, lo criminalizzano. Tutto questo è schifoso e vomitevole.

Siam sempre lì: la colpa per molti non è della febbre ma del termometro, e quando la febbre non c’è più (anche se in realtà c’è ancora) mandano a quel paese il medico. Follia mentale pura.

Siamo un Paese senza speranza, saturo di cattiveria, ignoranza e deficienza. In questo modo, e con questa gente, non ne usciremo mai.

I liquami contaminati e i delinquenti consapevoli

Volete vomitare? Eccoci.

Ben 150 mila tonnellate di sostanze altamente inquinanti finiscono su 3.000 ettari di terreni agricoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna dal gennaio 2018 al 6 agosto 2019. Gli agricoltori spesso non sanno del potere inquinante di quelle sostanze, che — secondo Arpa e il consulente della procura — sono in realtà veri e propri rifiuti.

L’azienda implicata è la Wte, amministratore delegato l’ingegnere Giuseppe Giustacchini. Era già finita al centro di esposti e denunce presentati dai cittadini già dal 2011, per le molestie olfattive prodotte dai fanghi.

La Wte è una ditta bresciana produttrice di fanghi e gessi di defecazione. È ora sotto sequestro proprio per avere sparso quelle 150mila tonnellate di liquami contaminati. L’inchiesta conta 15 indagati. E le intercettazioni rivelano particolari agghiaccianti.

Agli agricoltori, gli addetti della Wte raccontavano si trattasse di semplici scarti della produzione agroalimentare. “Sono un mentitore!… Io…finisco all’inferno” dice ridendo in modo spregiudicato Antonio Maria Carucci, laureato in Scienze geologiche e a libro paga della Wte Carucci. È al telefono con Ottavia Ferri, dipendente della Wte, che replica, sempre ridendo: “Lo facciamo per il bene dell’azienda!”.

Lo stesso Carucci, in maniera vomitevole, ironizza sugli effetti nefasti che quelle sostanze avranno sui bambini: “Io ogni tanto ci penso eh… Chissà il bambino che mangia la pannocchia di mais cresciuta sui fanghi… Io sono stato consapevolmente un delinquente”. È al telefono con Simone Bianchini, un contoterzista che quei fanghi li spandeva nei campi della bassa bresciana.

Ci rendiamo conto del livello di questa gente? Ci rendiamo conto dell’abominio, dello schifo, dell’orrore?

Terrificante.

I bambini morti sulle spiagge: per Salvini turisti che portano problemi

“Noi abbiamo bisogno di turisti che portano bellezza e ricchezza, non di turisti che sbarcano portando problemi”.

Questa roba qua l’ha detta Matteo Salvini, pochi minuti dopo che il mondo – e immagino anche lui – aveva visto le foto dei corpi dei bambini abbandonati sulle spiagge delle Libia, dopo essere naufragati in mare e riportati a terra dalle onde. “Bambini che – come ha scritto Annalisa Girardi per Fanpage – con le loro famiglie erano scappati dall’inferno libico, da guerre, violenza e povertà, per cercare un futuro migliore in Europa. Ma per Salvini queste persone non sono altro che “turisti che portano problemi”.

Una politica così è senza cuore, senz’anima, senza decenza. Una politica così è da vomito.

Mottarone, hanno disattivato i freni per non fermare l’impianto

Hanno consapevolmente disattivato i freni per bypassare un’anomalia che li avrebbe costretti a uno stop dell’impianto, già fermato a lungo a causa delle norme anti-Covid, per risolvere il problema.

Una scelta fatta per soldi, come sintetizzano gli inquirenti ancor più dopo l’ammissione da parte di uno dei 3 fermati nella notte.

“Siccome c’erano delle anomalie che facevano azionare il freno di emergenza, per garantire il funzionamento della funivia hanno mantenuto i dispositivi e disabilitato i freni di emergenza”, ha detto il comandante dei carabinieri di Verbania, Alberto Cicognani. “Questi malfunzionamenti andavano avanti da fine aprile e non erano stati risolti”, ha aggiunto spiegando quanto raccontato dal direttore Gabriele Tadini.

L’inchiesta, come spiega il Fatto Quotidiano, è destinata ad allargarsi: restano altri da chiarire, al di là della scelta criminale di aggirare il problema al sistema frenante inibendolo con l’uso dei forchettoni invece di fermare l’impianto.

In particolare: resta da chiarire perché si sia spezzato il cavo traente, innescando l’incidente. Stando a quanto ricostruito da La Stampa, i cavi non venivano sostituiti da 23 anni.

Sono morte 14 persone per queste scelte criminali, carognesche e scellerate.

Se sarà tutto confermato, date loro l’ergastolo e buttate via la chiave.

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