Ex governo “Io, ingegnere di Stato, rimpiango il presidente Conte”

Di Daniele Cane
26 Febbraio 2021

Gentile redazione, sono un ragazzo di 28 anni, sono un ingegnere civile e lavoro attualmente nello Stato come Istruttore tecnico polifunzionale. Sono entrato a lavorare nello Stato da poco, dopo aver vinto il concorso pubblico a cui studiavo da quasi un anno. Ero entusiasta di poter lavorare con i cittadini e per i cittadini, in particolar modo in questo periodo in cui il mio Stato aveva e ha bisogno di me. Ero ancora più orgoglioso di poter lavorare per il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, il quale ha potuto mostrare la sua capacità e abilità nel gestire una situazione inedita e di assoluta complessità. Se ciò non bastasse, è riuscito a riposizionare l’Italia nel posto che merita tra i grandi Paesi d’Europa fino a conquistare i 209 miliardi che ci serviranno per rinascere. La politica come l’ha ripagato? Facendolo fuori, dando la possibilità “all’innominabile” di aprire una crisi scellerata, assurda e al limite dell’idiozia. Conte, che reputo il miglior premier degli ultimi anni, si è dimesso senza farsi sfiduciare, rimettendo il mandato nelle mani del capo dello Stato: ha fatto in modo così di agevolare la nascita di un nuovo governo ed è tornato a ricoprire i panni del semplice cittadino.

Mi auguro che voi possiate continuare a parlare di lui, anche per capire se e quando ci sarà un suo possibile coinvolgimento nella politica italiana. Noi tutti abbiamo bisogno di persone oneste e capaci… e invece ci tocca sorbirci i soliti renziani che gridano al bene dell’Italia sapendo di avere come unico scopo il loro bene e quello delle grandi compagnie e aziende a cui hanno promesso peso politico.

Con Conte abbiamo perso una grande persona, che avrebbe messo davanti il bene di noi cittadini, preferendogli invece uno che va ospite nei talk show a fare elenchi farlocchi e un delinquente condannato per frode fiscale. Probabilmente gli italiani questo vogliono… ma io no, e farò in modo di comportarmi ogni giorno perché le cose possano davvero cambiare.

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