Sale chiuse

È il colpo di grazia: sipario

“I fondi del Mibact sono insufficienti” - Il virus brucia altri 124 mln

27 Ottobre 2020

Sullo stato di salute dello spettacolo italiano c’è poco da dichiarare: è comatoso. Ma non morirà per il Covid, semmai con il Covid, viste le sue pregresse patologie. All’indomani della chiusura delle sale (di teatro, cinema, musica…) a causa della pandemia, il ministro del Mibact Dario Franceschini ha provato a smorzare la rabbia dei lavoratori del settore, dal maestro Riccardo Muti (“L’impoverimento della mente e dello spirito è pericoloso e nuoce anche alla salute del corpo”) alle registe Emma Dante (“I teatri sono luoghi di necessità”) e Andrée Ruth Shammah (“Questa chiusura è una ferita alla nostra dignità, alla nostra missione. Il teatro è stato tolto al pubblico, ancor prima che agli artisti”).

“Ho ricevuto molti appelli e attacchi. Sono franco: penso non si sia percepita la gravità della crisi”, ha ribattuto il ministro, invocando un utopico aiuto da parte delle reti televisive affinché “acquistino e trasmettano spettacoli e programmi di cultura… Non dobbiamo spegnere la domanda… La cultura deve continuare a raggiungere più persone possibili”. L’equilibrio tra salute pubblica e cultura (pubblica) è delicato: in Germania, ad esempio, un grande regista come Thomas Ostermeier, alla guida del più importante Stabile di Berlino, è favorevole alla chiusura dei teatri, a fronte – va detto – di un welfare fortissimo, lavoratori dello spettacolo compresi. In Italia, i sussidi sono sempre stati pochi – anche considerando che nessun teatro vive di solo sbigliettamento, anzi –, e così pochi sono ora i fondi statali e i bonus previdenziali.

Perdite economiche e no. Nello stesso periodo dell’anno scorso, dal 26 ottobre al 24 novembre, il cinema incassava quasi 60 milioni di euro e attirava 9 milioni di spettatori: ora sono tutti bruciati. Lo spettacolo dal vivo, invece, conta di perdere 64 milioni e, a fine anno, ammesso che il 25 novembre si riaprano le sale, le perdite saranno del 77 per cento, ovvero 590 milioni di euro (dati Agis). Il pubblico degli eventi dal vivo è calato del 60 per cento: 52 milioni di spettatori in meno nel 2020 e 2,6 in questa serrata.

Lavoratori al palo. Sempre secondo l’Agis, la platea dei lavoratori dello spettacolo è di circa 140 mila persone; l’Istat certifica un incremento dal biennio 2011-2012 (135 mila) al 2017-2018 (142 mila), con una retribuzione mediana annua di 4.328 euro per i dipendenti e 194 giorni di lavoro, benché il 77 per cento della categoria non arrivi a 90 giornate. La platea, tuttavia, è vastissima: se si considerano – come fa l’Inps – tutti i lavoratori con almeno una giornata pagata all’anno (2019) si arriva a 330 mila persone, con una retribuzione media di 10.664 euro.

Bonus dall’Inps. Dei 140 mila lavoratori “ufficiali”, oltre 40 mila (un modesto 28,5 per cento) hanno ricevuto il bonus Inps. Il requisito era avere almeno 30 giorni contributivi nel 2019 e reddito non superiore a 50.000 euro. La prima indennità di 600 euro mensili – prevista dal decreto Cura Italia – è stata versata a 32.173 lavoratori a marzo; la seconda, sempre di 600 euro, prorogata per aprile e maggio, ha riguardato 32.231 persone, per un importo complessivo erogato dall’Inps in tre mesi di 53.430.600 euro. L’ultima tranche di beneficiari – con requisiti più accessibili: 7 giornate lavorate e reddito non superiore a 35.000 euro – è stata di 8.022 (9.619.000 euro dall’Inps in due mesi). Sollecitato sui tempi dei pagamenti, non sempre puntuali, l’Inps ha precisato che “tutti gli oltre 40 mila lavoratori dovranno ricevere l’indennità onnicomprensiva di 1.000 euro prevista dal decreto Agosto, che è prossima alla sua attuazione e verrà erogata in tempi brevi… A questi numeri andrebbero aggiunti i lavoratori dello spettacolo che hanno fatto domanda come intermittenti e che non sono rilevati ‘autonomamente’, ma hanno ricevuto comunque il bonus di 600 euro per i mesi di marzo, aprile e maggio. Non è possibile al momento estrapolare il dato puntuale di questo ‘sottoinsieme’”.

Aiuti dal ministero. Il sito del Mibact (alla pagina beniculturali.it/covid-19) offre quasi in tempo reale tutti gli interventi e finanziamenti del ministero, dall’estensione dell’Art Bonus ai fondi di emergenza: escludendo i finanziamenti erogati al settore turismo, a mostre, musei e beni culturali, ai grandi eventi e all’editoria, lo spettacolo – musica, teatri, cinema, circhi, danza… – ha beneficiato finora di 330 milioni di euro, spalmati nelle tre manovre approvate da febbraio a oggi (il Cura Italia, il decreto Rilancio e il decreto Agosto) e al netto delle riconferme dei fondi Fus, delle esenzioni Imu, delle decontribuzioni, dei voucher… “C’è stato uno sforzo importante da parte del Mibact, sia per il Fus sia per i soggetti extra-Fus. Ma le risorse sono insufficienti”, commenta Domenico Barbuto, Direttore generale dell’Agis. “Questo stop and go, poi, non aiuta: lo spettacolo, soprattutto se dal vivo, ha una esigenza di programmazione seria: non si può calendarizzare e imbastire una recita dall’oggi al domani. Noi, dati alla mano (su 347.262 spettatori monitorati dal 15 giugno a inizio ottobre si è registrato un solo caso di contagio da Covid-19), abbiamo dimostrato che i teatri sono luoghi sicuri. Avremmo accettato una chiusura solo con un lockdown totale, insieme a tutti gli altri, senza essere così discriminati”.

Intanto venerdì mattina è stata convocata una manifestazione di piazza dei lavoratori dello spettacolo davanti a Montecitorio, Roma.

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