Ostinati e contrari

Fanno del bene a Milano e come sono premiati? Vengono cacciati

Di Moni Ovadia
17 Luglio 2020

Il nostro Paese ama molto cibarsi di retorica e di autoassoluzione. L’esemplarità italiana nel tempo del Covid è stata ripetutamente strombazzata, spesso a sproposito, basti pensare all’istituzione politica lombarda e ai suoi leader da avanspettacolo. Ma, come sempre, sotto il marasma di retorica, operano organizzazioni promosse e sostenute da cittadini che su base volontaria e militante edificano quotidianamente società, cittadinanza attiva e autentica solidarietà.

In Lombardia e nella sua capitale ferite dalla massima diffusione della pandemia e dalla devastazione della sanità pubblica perseguita con puntigliosa determinazione dai governi regionali degli ultimi lustri a favore del profitto della sanità privata, opera, fra gli altri, il Centro Sociale Lambretta. Con le sue brigate Lena-Modotti ha svolto un lavoro straordinario di sostegno ai più disagiati, agli ultimi, con aiuti concreti e continuativi. 300 volontari hanno distribuito a famiglie indigenti 10.500 pacchi con beni di prima necessità, 700 spese di cibo e medicinali in collaborazione con Croce d’oro Milano Onlus ai confinati impossibilitati ad uscire, 5000 pasti caldi in collaborazione con Croce Rossa e Rob de Matt. 94 volontari sono stati connessi tutti i giorni ai centralini per rispondere alle richieste, e hanno promosso 90 collette solidali in supermercati e condomini.

Questo solo per citare alcune delle loro iniziative. La risposta all’impegno davvero esemplare del “Lambretta”? Lo sgombero del loro centro. Davvero un colpo di genio della politica a chi vuole edificare un mondo giusto e solidale, offrendo non solo cibo e cure, ma anche la dignità di appartenere a una comunità di eguali e non a una massa indifferenziata dominata dalla peggiore delle pandemie: il privilegio!

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