Coronavirus, il mondo cura i sintomi ma non le cause: la stampa internazionale

Di Elisabetta Ambrosi
14 Luglio 2020

Il mondo cura i sintomi del coronavirus, ma non le cause

Uno studio condotto dall’Environment Program dell’Onu sostiene che il mondo stia curando i sintomi ma non le cause del virus e che nei prossimi anni dobbiamo aspettarci altri salti di specie, dagli animali agli umani. Il numero di epidemie di origine animale, dall’Ebola alla Sars,dal West Nile virus alla Rift Valley fever, dovute alla distruzione della natura e alla crescente domande di carne, è in aumento. Il coronavirus potrebbe dunque non essere né l’ultima né la peggiore epidemia e per contrastare questa tendenza ci vorrebbe un approccio che unisca uomo, animali e ambiente, così come investimenti nella ricerca e nella sorveglianza del trasporto di cibo dagli animali all’uomo.

Fonte: Un Environment Programm

Perché è così difficile eliminare il gas naturale

L’utilizzo del gas naturale, avversato dai sostenitori delle rinnovabili, è raddoppiato dal 20 al 40% negli Stati Uniti, dove pure le rinnovabili crescono in maniera esponenziale. C’è una specie di paradosso: le aziende che puntano su solare ed eolico sostengono che sia difficile eliminarlo, perché le rinnovabili sono considerate ancora intermittenti e “bisogna garantire la luce ai cittadini”. Il racconto di una contraddizione.

Fonte: New York Times

Quando inizieranno a fermarsi le temperature?

Una studio pubblicato su Nature Communications analizza gli effetti della riduzione dei gas serra (tra cui CO2 e metano) e sostiene che sia impossibile dare una data a partire dalla quale le temperature reagiranno a queste riduzioni. I primi possibili effetti sarebbero forse avvertibili dal 2035, ma solo se tagliamo le emissioni secondo quando stabilito dall’Accordo di Parigi, i cui obiettivi quasi nessun paese sta raggiungendo. Il problema sta nel fatto che la Co2 resiste nell’atmosfera per centinaia di anni e che quindi dobbiamo tenere presente una scala ben più ampia. È importante che istituzioni e policy maker tengano presente questa prospettiva.

Fonte: Nature Communications

L’idrogeno è la svolta? Ma è ancora prodotto con fonti fossili

L’Europa ha deciso di puntare sull’idrogeno, una fonte pulita, ma purtroppo prodotta ancora per il 96% attraverso fonti fossili. L’obiettivo sarebbe avere un “idrogeno rinnovabile”, generato tramite fonti rinnovabili, ma gli esperti sono divisi, tra chi vorrebbe solo eolico e solare e chi sostiene che l’idrogeno possa aiutare a raggiungere gli obiettivi climatici e che l’Unione Europa possa diventare leader del settore nel mondo.

Fonte: The New Scientist

Il ghiaccio che si scioglie mette a rischio l’acqua potabile

Sette tra le regioni nelle quali sono ubicate le masse di ghiaccio del pianeta si stanno sciogliendo e questo scioglimento mette a rischio le risorse di acqua dolce da cui dipendono milioni di persone. Le regioni che più contribuiscono all’innalzamento dei mari sono l’Alaska, l’arcipelago artico canadese, le Ande del sud, le High Mountain asiatiche, l’artico russo, l’Islanda e le Swalbard norvegesi. Lo scioglimento dei ghiacci – in queste regioni si perdono 280 miliardi di tonnellate di ghiaccio all’anno – da cui dipende l’acqua di centinaia di milioni di persone ha un impatto sul sistema economico e politico. I ricercatori hanno basato i loro dati sul sistema satellitare GRACE (GRavity Recovery and Climate Experiment).

Fonte: Nasa

Piantare alberi? Potrebbe fare più male che bene

Piantare alberi potrebbe ridurre la biodiversità, mentre l’impatto sulle emissioni sarebbe sovrastimato.Il problema è che, secondo un studio, occorre cautela nella piantumazione perché gli alberi piantati sono quasi sempre monocultura o comunque un mix di specie limitato, che spesso va a danno delle foreste native, ricche in biodiversità e capaci di stoccare grandi quantità di carbone. Non si può, in altre parole, pensare di risolvere il problema del cambiamento climatico semplicemente piantando alberi.

Fonte: BBC

Più olio di palma nei motori che nei biscotti

Dieci anni di politiche di sostegno e incentivazione, sia delle vere rinnovabili che di quelle false e dannose, hanno accresciuto il consumo di olio di olio di palma e di soia, le cui piantagioni sono la principale causa di deforestazione mondiale. Così il consumo mondiale di questi oli alimentari è cresciuto non solo nei detergenti, ma soprattutto nei biocarburanti (diesel) e nelle bioenergie (elettricità). Il 67% in Europa (vedi report Transport & Environment) e oltre il 70% in Italia (vedi figura). Nel 2019 i conducenti europei hanno bruciato nei loro motori 22 volte più olio di palma di quanto ne ha usato la Ferrero per tutta la Nutella e i Kinder consumati nel mondo. Oppure 15 volte di quanto consumato per i loro biscotti e cioccolatini dal gruppo Mondelez (Oreo e Cadbury), 4 volte quello impiegato globalmente da Unilever per tutti i propri prodotti per lavare nel 2019.

Fonte: Legambiente

Semplificazioni, secondo Costa c’è un’ulteriore spinta al green new deal

Tempi più rapidi per l’assegnazione ai Commissari dei fondi per contrastare il dissesto idrogeologico; razionalizzazione degli interventi nelle zone economiche ambientali; semplificazione di progetti e interventi sugli impianti da fonti rinnovabili, nonché per la realizzazione di colonnine elettriche per la ricarica dei veicoli. Sono alcuni dei punti introdotti dal decreto semplificazioni, approvato dal Cdm, in tema di tutela dell’ambiente e green economy. Il decreto prevede una nuova disciplina sui trasferimenti di energia rinnovabili dall’Italia agli altri Paesi europei, l’estensione ai Comuni fino a 20mila abitanti del meccanismo dello ‘scambio sul posto altrove’ per incentivare l’utilizzo di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. E, ancora, un piano straordinario di manutenzione del territorio forestale e montano, semplificazioni per il rilascio delle garanzie pubbliche da parte di SACE a favore di progetti del green new deal.

Fonte: Ministero ambiente

Terremoti: ENEA, INGV, Università e Comune di Camerino si alleano

Sviluppare strategie e soluzioni tecnologiche innovative per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici e agli eventi estremi nelle aree considerate vulnerabili del Distretto artistico-storico e culturale di Camerino. È l’obiettivo del progetto ARCH (Advancing Resilience of historic areas against Climate-related and other Hazards), finanziato dal Programma Horizon 2020 e coordinato dal Fraunhofer Institute e realizzato, per la parte italiana, da ENEA, INGV, Comune e Università di Camerino. ENEA e INGV con le proprie competenze complementari realizzeranno un sistema tecnologico in grado di fornire una continua previsione del rischio da eventi naturali nel territorio ed i conseguenti sistemi di allerta, per consentire al Distretto di prevenire gli impatti di eventi naturali avversi, ridurne le conseguenze sul territorio ma anche i possibili danneggiamenti al patrimonio e alle infrastrutture critiche che offrono servizi primari ai cittadini.

Fonte: Enea

Mondiali di Cortina 2019, le immagini della distruzione della montagna

L’associazione Mountain Wilderness ha effettuato un sopralluogo nelle aree di svolgimento dei mondiali di sci alpino 2021 a Cortina d’Ampezzo. Immagini che mostrano come ampie zone siano state già deturpate dai lavori per il mondiale.

Fonte: Mountain Wilderness

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