La Lega che fa (Zaia) e quella che parla

27 Marzo 2020

Attento a ciò che accade negli Usa, Mauro della Porta Raffo segnala l’accresciuta popolarità di Andrew Cuomo: “Intervenuto assai efficacemente a proposito dell’epidemia in corso e della necessità assoluta di salvaguardare tutte le vite umane”, il governatore dello Stato di New York, “è improvvisamente diventato l’oggetto di non poi del tutto immaginari scenari”. Vedremo se e come di una candidatura Cuomo si parlerà nelle primarie del Partito democratico, ma il tema degli homines novi, selezionati sul campo dall’emergenza Covid-19, riguarda tutte le democrazie, a cominciare dalla nostra.

Il premier Giuseppe Conte homo novus della politica non lo è, ma resta il fatto che chiamato a una sfida senza precedenti, i sondaggi gli danno oltre il 50% di gradimento. Lo stesso dicasi del ministro della Salute, Roberto Speranza, politico ancora meno nuovo, ma la cui leadership a sinistra sembra incontestabile per l’efficienza dimostrata. È a destra, tuttavia, che il post potrebbe creare scenari assai diversi dal pre. Se in Forza Italia, ridotta al lumicino, l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera già si propone come possibile sindaco di Milano, dentro la Lega la distinzione tra chi si smazza in prima linea tra mille problemi e chi invece lancia proclami dagli studi televisivi è sempre più evidente.

A emergenza finita non sarà facile per Matteo Salvini evitare un impietoso per lui confronto interno. Da una parte, la “Lega per Salvini” in costante decrescita, avvicinata perfino dal Pd. Dall’altra, i tanti sindaci e amministratori leghisti (a cominciare dal governatore del Veneto, Luca Zaia) che dopo essersi spesi a difesa delle comunità (e a rischio della propria salute) forse si chiederanno perché continuare a professare obbedienza a quel tipo che parla, parla, parla.

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