Ritorneremo come eravamo (forse), ma saremo di meno

22 Marzo 2020

“Nulla sarà più come prima”.

Dai giornali

Certamente avremo i capelli più lunghi, quanto al resto, chi può dirlo? Forse dopo mille giri intorno al palazzo saremo pronti per la maratona di New York (e chi pedala per la Milano-Sanremo). Forse avremo letto o riletto volentieri alcuni libri. Forse avremo scritto un libro (ma anche un paio). Forse ci saremo scoperti poeti. Forse chi ci crede andrà a confessarsi contando sulla quarantena dei peccati. Forse i divorzi aumenteranno. O forse molti ex mariti resteranno a casa con le ex mogli (che forse non gradiranno data la pesantezza dei maschi ciondolanti da un divano all’altro).

Forse chi ha figli in età scolare avrà imparato a fare le divisioni a tre cifre (e a coniugare il participio passato). Forse del campionato di calcio non ricorderemo quasi più nulla (a parte i tifosi di Juve e Lazio). O forse l’astinenza sarà tale che perfino la diretta tv a porte chiuse di Solbiatese-Pergocrema farà il boom di ascolti. Forse se le Olimpiadi saranno rinviate ci fregherà il giusto (perché colpevolmente non terremo conto dei sacrifici di migliaia di atleti che si stanno allenando da quattro anni).

Forse torneremo volentieri al cinema (ammesso che i cinema esistano ancora). Forse, dopo, apprezzeremo di più la carta stampata, compagna nei tempi bui e insostituibile come antidoto alle fake news (ma se leggerò ancora espressioni come “furbetti”, “eroi”, “siamo in guerra”, “l’amore al tempo del coronavirus” metterò mano al revolver). Forse dopo tanto telelavoro alcuni non troveranno più il lavoro. Forse non ci stringeremo più la mano: meglio il saluto degli antichi romani (o anche il saluto fascista, tanto dopo il Covid-19 forse i fascisti ci sembreranno solo un fastidioso foruncolo).

Forse Burioni verrà candidato al Quirinale alla testa di un partito dei virologi (destinato a scindersi davanti a una provetta). Forse quando ne saremo usciti rivaluteremo la politica, di ogni simbolo e colore, sulle cui spalle è ricaduto il peso di un disastro incalcolabile. Probabilmente un minuto dopo ripiomberemo in una nuova campagna elettorale (con la Bestia di Salvini e tutto il circo urlante). Sicuramente continuerà la tv degli insulti e della paura visto che non si è mai fermata. Forse rimpiangeremo la noia delle giornate trascorse ad annoiarci. “Camminare e nulla più. Guardare e nulla più. Essere e nulla più (…) Per questo, per favore, esigo tempo per annoiarmi. Non m’intrattenete, non voglio vedere nulla, non voglio andare da nessuna parte” (Pablo Gisbert).

O forse ci ritufferemo avidamente negli ingorghi di traffico, e l’empatia così declamata lontano dagli altri ci ritroverà, ritornati con gli altri, ingrugniti e insofferenti. “Già s’intravede la pace. È come un grande buio che cala. È l’inizio dell’oblio” (Marguerite Duras citata da Paolo Giordano). Questione di tempo e forse torneremo, più o meno, come eravamo prima. Sicuramente saremo di meno.

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