L’Apocalisse da millemila morti, Ricolfi e i media

6 Marzo 2020

Allerta-allerta! La narrazione sul coronavirus è cambiata di nuovo. Breve riassunto: partiti da “allarme razzismo”, passati per “oddio-la-peste-cinese” e poi per “cerchiamo di non esagerare”, ora siamo al “si salvi chi può”. Interprete massimo di questa nuova fase è il sociologo Luca Ricolfi, che ci ha fatto sapere su Italia Oggi che “se ci fermiamo per un paio di mesi e ci occupiamo solo di salvare la pelle, forse potremmo uscirne con una recessione”, ma “se ci intestardiamo a far ripartire l’economia subito potrebbe essere la catastrofe”. Numeri? Pronti: grazie alle simulazioni fatte per la Fondazione Hume – il cui algoritmo predittivo gira su un futuribile macchinario in cui palline di legno di vari colori si muovono sull’asse orizzontale spostate da un pappagallo che ripete “Empirismo!” – potremmo avere in Italia oltre 8 milioni di contagiati e 200-300 mila morti. Come già accaduto per certi dati sartoriali del suo ultimo successo letterario, c’è chi contesta il calcolo che ci guiderebbe alla temuta carneficina (temuta, certo, ma Gadda ci ha già spiegato quale abisso erotico e quali insidie del destino si nascondano sotto i timori, absit iniuria verbis, delle signore Menegazzi), ma noi tendiamo invece a fidarci e già vediamo l’Italia del futuro: sempre società signorile, ma assai meno di massa. Quanto al dibattito sui media, infine, facciamo senz’altro nostre le parole di Ricolfi: “Ne sono disgustato. Tutto continua coi consueti teatrini, in cui i soliti personaggi si scambiano opinioni (e qualche volta insulti) su cose più grandi di loro”. Ecco.

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