Lombardia

Milano, l’ombra della ‘ndrangheta sulla sagra di Corsico. Minacce all’ex sindaca anticlan: “Ti bruciamo con la benzina”

I sodali dei boss irrompono in Consiglio contro lo stop a una sagra a Corsico

22 Ottobre 2016

Minacce in aula. Parole dal tono mafioso. Dette durante il consiglio comunale. Rivolte a chi chiedeva conto al sindaco del perché la sua amministrazione abbia patrocinato una sagra tra i cui organizzatori compare il genero di un boss della ’ndrangheta. Succede alle porte di Milano, nel Comune di Corsico. La sagra è quella dello stocco di Mammola. Doveva andare in scena oggi e domani. Così non sarà. Lunedì il sindaco, dopo aver appreso dalla stampa del fastidioso cortocircuito, ha deciso di rinviarla a data da destinarsi. Motivo: accertamenti in corso.

Non proprio la verità, visto che una delibera di giunta già firmata ne dava il via libera. I manifesti della sagra fino a ieri (tre giorni dopo l’uscita della notizia e il rinvio del sindaco) campeggiavano ancora negli uffici della polizia locale di Corsico. Sopra, il nome del consorzio calabrese, del sindaco di Corsico Filippo Errante, di suoi due assessori e della persona cui chiedere informazioni, ovvero Vincenzo Musitano marito di Elisabetta Perre, figlia di Giuseppe Perre detto ‘u Maistru, padrino della ’ndrangheta di Platì. A questo va aggiunto che il fratello di Vincenzo, Antonio Musitano ha alle spalle 18 anni di carcere per i suoi legami con la cosca Barbaro-Papalia insediata nei comuni di Corsico e Buccinasco. Oggi la Perre è titolare del negozio Musipane, distributore ufficiale dello stocco di Mammola. Qui al 12 di via Montello fino al 2006 c’era un circolo di caccia e pesca definito dalla Procura l’ufficio della ’ndrangheta nel Nord Italia. Eppure tutto questo è sfuggito al sindaco di centrodestra. Una mancanza, consapevole o meno, di cui giovedì sera è stato chiesto conto in Consiglio comunale con un’interpellanza urgente.

A prendere la parola, Maria Ferrucci, ex sindaco della città, da sempre in prima linea contro le mafie. La consigliera inizia il suo intervento in un clima già teso. In aula sono molti i sostenitori della sagra. “Ora – ha detto la Ferrucci – noi ci chiediamo come possa decidere di guidare una città, che risulta penetrata dalla ’ndrangheta, una persona che non fa nemmeno lo sforzo obbligatorio di informarsi. Così si legittimano i boss”. Il passaggio scatena la bagarre e le minacce. Chi è tra il pubblico resta scioccato. È il caso di M.R. che spiega: “Due persone adulte stavano dietro di me, e rivolte alla Ferrucci hanno detto: quella va bruciata con la benzina”. E ancora: “Un’altra persona faceva il segno del tagliare la gola”. Gli amici dei boss in aula si sono portati anche la claque costituita da un gruppo di minorenni.

Al termine la Ferrucci non ha mancato di notare come il sindaco Errante abbia bocciato la richiesta di creare una commissione antimafia, proponendo un tavolo di lavoro che “non si è mai visto”. Netta la risposta di Errante: “Prendere le distanze dalle mafie è un dovere. Sono una persona perbene”

Dalla festa delle ‘ndrine alle minacce in aula. L’escalation è evidente, anche se le forze dell’ordine tengono basso l’allarme. Questo il ragionamento: si è trattato solo di una classica bagarre da consiglio comunale. Nulla di più, dunque? Non la pensa così la senatrice Pd Lucrezia Ricchiuti e membro della Commissione parlamentare antimafia: “A questo punto è necessario che la Direzione distrettuale antimafia di Milano apra un’inchiesta. Dopo l’incidente della sagra, attribuibile a una colpevole mancanza del sindaco, ora le parole volate in aula impongono che la magistratura milanese intervenga”. L’eventualità, fino a ieri sera, non si è verificata. Nessun fascicolo aperto. Nei prossimi giorni, però, al quarto piano della Procura qualcosa arriverà visto che ieri Maria Ferrucci assieme ad altri consiglieri di minoranza, dopo un incontro urgente con il prefetto Alessandro Marangoni, ha annunciato il deposito di un corposo esposto indirizzato anche alla dottoressa Ilda Boccassini per raccontare “il clima d’intimidazione che si vive in questi luoghi”.

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