Il Fatto di domani. Santanchè, la procura chiede il processo per truffa all’Inps. Tajani: “Dimissioni? Deciderà lei”. Ucraina, gli 007 di kiev aprono alla trattativa, ma Francia e Uk rilanciano sugli aiuti

Di FQ EXTRA
4 Maggio 2024

SANTANCHÈ, LA PROCURA CHIEDE IL RINVIO A GIUDIZIO PER TRUFFA ALL’INPS. TAJANI: “SULLE DIMISSIONI DECIDERÀ LEI, NESSUN IMBARAZZO NEL GOVERNO”. Per la ministra del Turismo si avvicina il momento della verità: per ora resta inchiodata alla poltrona ma nel caso andasse a processo, Giorgia Meloni potrebbe spingerla alle dimissioni dal governo. Oggi la procura di Milano ha messo nero su bianco la richiesta di rinvio a giudizio per Santanché e altre due persone: il compagno Dimitri Kunz e Paolo Giuseppe Concordia, collaboratore esterno con il compito di gestire il personale di Visibilia Editore e Visibilia Concessionaria. La richiesta di processo segue la chiusura delle indagini giunta il 22 marzo. Secondo gli inquirenti, il terzetto avrebbe mentito all’Inps ottenendo – per 13 dipendenti delle due aziende – i soldi previsti per la cassa integrazione durante la pandemia. Peccato che i lavoratori svolgessero le loro mansioni regolarmente, mentre l’istituto pensionistico versava oltre 126 mila euro. Tra i dipendenti coinvolti c’è l’ex manager Federica Bottiglione, che con la sua denuncia ha fatto scattare le indagini. La senatrice di FdI è accusata anche di falso in bilancio per la gestione delle società del gruppo Visibilia: le indagini sono state chiuse, nelle prossime settimane potrebbe arrivare un’altra richiesta di rinvio a giudizio. Intanto, il governo resta sulla graticola proprio a ridosso delle elezioni europee. L’ordine di scuderia, in Fratelli d’Italia, è di nascondere Santanchè durante la campagna elettorale. Ma in caso di rinvio a giudizio, prima del voto, la ministra potrebbe essere costretta a lasciare aprendo al rimpasto. Pd e M5s chiedono a gran voce il passo indietro, Meloni tace. Il vicepremier Antonio Tajani dice no alle dimissioni: “C’è una richiesta di rinvio a giudizio, quando ci sarà una decisione ne parleremo ma sarà Santanchè a decidere, è una questione di sensibilità personale. Nessun imbarazzo al governo, io sono garantista, come ho fatto con Decaro non vado ad accanirmi con le persone”. In verità, per il sindaco di Bari le destre hanno invocato lo scioglimento della giunta, nella tradizione del garantismo solo per gli amici. Sul Fatto di domani vi racconrteremo i guai della ministra.


GUERRA RUSSIA-UCRAINA, LE TRUPPE DI MOSCA GUADAGNANO TERRENO, CAMERON PROMETTE AIUTI A TEMPO INDETERMINATO A KIEV E MACRON INSISTE NELL’ESCALATION BELLICA. Secondo il ministro della Difesa russo Shoigu, Mosca avrebbe conquistato 547 chilometri quadrati di territorio ucraino dall’inizio dell’anno, con l’uccisione di oltre 100 mila militari ucraini, ossia mille al giorno, cifra non verificabile in maniera indipendente. Per i francesi, le perdite russe sarebbero 500 mila, tra cui 150 mila morti. Al di là dei numeri, la situazione sul campo di battaglia è oggettivamente di sofferenza per Kiev. Le truppe di Mosca avanzano costantemente sul fronte del Donbass, agli ucraini mancano munizioni e uomini e le armi garantite dal nuovo pacchetto di aiuti militari americano non sono ancora state dispiegate. Sono sintomatiche le parole di Vadym Skibitsky, vice capo dell’intelligence militare ucraina, che in un’intervista all’Economist ammette le difficoltà ucraine sul campo e che la guerra non si risolverà con la sconfitta dei russi ma con un negoziato: probabilmente a partire dal 2025, secondo la sua previsione. Intanto il Regno Unito si è impegnato a continuare a destinare all’Ucraina almeno 3 miliardi di sterline all’anno (circa 3,5 miliardi di euro) in aiuti soprattutto militari, “per tutto il tempo necessario”. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri, David Cameron, che ha anche affermato di ritenere un diritto di Kiev colpire in territorio russo con armi britanniche. Entrambe le dichiarazioni hanno indispettito il Cremlino, che con Maria Zacharova commenta: “per la prima volta un politico occidentale ammette che l’Occidente è in guerra contro la Russia”. Si spera restino parole senza conseguenze. Mosca ha biasimato anche l’insistenza di Emmanuel Macron su quella che viene chiamata “ambiguità strategica” della Nato. Il presidente francese ha ribadito all’Economist la formula secondo cui “non possiamo escludere” l’invio di truppe Nato in Ucraina se le condizioni (e Kiev) lo richiedessero. E il Cremlino naturalmente non ha gradito. Sul Fatto di domani leggerete un aggiornamento sullo stato del conflitto. Parleremo anche del contesto della cena di stasera tra il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il francese Macron, per preparare la visita di Xi Jinping a Parigi il 6 e 7 maggio, sembra per discutere anche della guerra in ucraina.


SFIDA TV MELONI-SCHLEIN: COME AGCOM E VIGILANZA VEDONO LA SPINA PAR CONDICIO. Il solito speciale Porta a Porta, in prima serata, da prevedere tra martedì 28, mercoledì 29 e giovedì 30 maggio. E la leader del Pd, Elly Schlein, sarebbe d’accordo con la sfida tv lanciata da Giorgia Meloni prima delle europee. Dal Nazareno, infatti, confermano: il confronto si farà, anche se l’entourage dem preferirebbe un altro palco: su La7 con Enrico Mentana, o su SkyTg24 con il direttore Giuseppe De Bellis. E qui si è aperta la trattativa tra gli staff delle due leader, sulla scelta del dove e con chi. Resta però un problema enorme sul tavolo: come aggirare la par condicio? Visto che un confronto a due scatenerebbe le proteste di tutti gli altri, a partire da Matteo Salvini e Giuseppe Conte. “L’unico modo sarebbe prevedere altri confronti tra tutti gli altri leader…”, fanno sapere da Viale Mazzini. Sul Fatto di domani leggerete cosa ne pensano i controllori, ossia l’AgCom e la vigilanza Rai sul tema spinoso che ruota attorno al confronto tra le due leader.


FASSINO E GLI ALTRI: QUELLI CHE SCAMPANO ALLA GIUSTIZIA PER LA TENUITÀ DEL FATTO. VITALIZIO, L’ASSESSORE ARRESTATO PER LE TANGENTI DEL MOSE SI RIPRENDE IL MALLOPPO (E ORA SPERA ANCHE GALAN). Lentamente e senza far rumore, la politica si sta riprendendo il privilegio del vitalizio, l’assegno riservato ai parlamentari e ai consiglieri regionali. Il 30 aprile ha sorriso l’ex assessore veneto ai trasporti, Renato Chisso: riavrà quattro quinti del suo vitalizio, arretrati e rivalutazioni compresi, sebbene nel 2014 fu arrestato per lo scandalo delle tangenti legate al Mose. Chisso patteggiò e scontò una pena di due anni e 22 giorni, con una confisca di 2 milioni di euro. Sei anni dopo, nel 2020, la Guardia di Finanza gli confiscò altri 332.287 euro: l’ammontare del vitalizio, che il Consiglio regionale versò su un Fondo di garanzia del ministero della Giustizia, rispettando i dettami della sentenza sull’assessore. Adesso quei soldi gli saranno restituiti. Il merito è del suo avvocato, l’ex deputato Maurizio Paniz, fiero sostenitore dell’assegno per i parlamentari: “Quando Chisso mi ha detto che non aveva un centesimo, ho risposto: ma come, hai diritto alla quota parte del vitalizio!”. La vittoria di Chisso potrebbe essere il preludio al ricorso di Giancarlo Galan: l’ex governatore veneto, con un patteggiamento a due anni e 10 mesi per lo scandalo Mose, ora potrebbe dare battaglia per riprendersi anche lui il vitalizio. Sul Fatto di domani vi racconteremo la lunga battaglia sul privilegio e torneremo sul caso Fassino, indagato a Civitavecchia per il furto di un profumo Chanel (costo, 135 euro) nel duty free dell’aeroporto di Fiumicino (Roma). Per lui, all’orizzonte c’è l’archiviazione in virtù della tenuità del fatto. Non è la prima volta che un politico la passa liscia in questo modo. Due esempi: il sindaco di Lodi Simone Uggetti (Pd) e Matteo Salvini, nel 2021, accusato di vilipendio nei confronti della magistratura.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Italia bocciata per la libertà di stampa. Il Paese è retrocesso di 5 posizioni, tanto da lasciare il gruppo delle nazioni europee, per scivolare sotto Mauritania, Macedonia del Nord, Namibia, Isole Fiji e Tonga e in compagnia di Polonia e Ungheria. Nella giornata mondiale della libertà di stampa, la classifica dalla ong Reporters Sans Frontieres vede il nostro Paese scivolare dal 41° al 46° posto. I motivi? La “legge bavaglio” approvata dalla maggioranza e il tentativo riuscito di Antonio Angelucci, imprenditore della sanità, deputato della Lega e proprietario di Libero, Il Giornale e Il Tempo, di mettere le mani anche sull’Agi.

Proteste pro-Gaza, sgomberate l’università Sciences Po a Parigi e la New York University (Usa). La polizia francese è intervenuta questa mattina per sgombrare gli studenti pro palestinesi che avevano occupato di nuovo l’università Sciences Po. Al momento dell’operazione c’erano una cinquantina di manifestanti, secondo fonti degli studenti. Il governo ha assicurato che manterrà un presidio di polizia fuori dall’Università per evitare altre occupazioni. Negli Usa, la Polizia di New York ha fatto sapere di aver sgomberato stamattina l’accampamento della New York University (NYU) su richiesta delle autorità accademiche.

Ultimatum di Israele ad Hamas: “Intesa in una settimana o entriamo a Rafah”. Mentre i negoziati sono di nuovo in stallo dopo il no di Hamas alla proposta israeliana mediata dagli Usa, fonti egiziane hanno fatto sapere che Tel Aviv ha comunicato agli interlocutori che in assenza di risposta entro una settimana farà partire l’operazione militare su Rafah.


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Putin mette nella black list dei terroristi un “movimento separatista” che non esiste

Di Michela A.G. Iaccarino

Il ministro della Giustizia russo ha inviato formale richiesta alla Corte suprema per far finire nella black list delle organizzazioni estremiste il “movimento separatista anti-russo”. Atteso il pronunciamento per il prossimo sette giugno su questa organizzazione che, però, non esiste. Lo scopo di perseguitare un’associazione fantasma è far finire sul banco degli imputati tutti quelli che, secondo le autorità, vogliono “distruggere l’unità multinazionale russa e integrità territoriale”.

(Continua)


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