Il Fatto di domani. Armi all’Ucraina, Occidente in ordine sparso. Tutte le volte in cui sono saltate le trattative per la pace. Lavoro sì, ma povero e precario: ecco i dati che sbugiardano il governo

Di FQ Extra
15 Marzo 2024

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GUERRA RUSSIA-UCRAINA, LA GERMANIA VOTA NO ALL’INVIO DEI MISSILI TAURUS. DOSSIER: TUTTE LE VOLTE CHE È FALLITA LA TRATTATIVA PER LA PACE. Resta aperta la questione dei rifornimenti bellici all’Ucraina da parte dell’Occidente; due anni dopo l’inizio del conflitto, con l’ingresso delle truppe russe nel Paese, Mosca avanza e Kiev lamenta una carenza di armi e munizioni. Dalla Germania arriva parere negativo per la consegna di missili a medio raggio Taurus, capaci di colpire obiettivi fino a 500 km di distanza. Nella votazione al Bundestag su 690 deputati, 495 si sono espressi contro la mozione Cdu-Csu, 190 a favore, 5 astensioni. Il cancelliere Scholz ha dichiarato che i Taurus non possono essere consegnati a Kiev senza personale militare tedesco che sovrintenda al loro utilizzo e alla scelta degli obiettivi da colpire: e l’invio di militari non è previsto. L’Occidente però cammina in ordine sparso; il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, parlando a Bruxelles durante la presentazione del rapporto annuale dell’Alleanza atlantica ha ribadito che gli alleati “non forniscono abbastanza munizioni all’Ucraina”, una scelta che ha “conseguenze sul campo di battaglia” tanto che, sostiene Stoltenberg “i russi sono riusciti a realizzare qualche avanzamento nelle scorse settimane”. Dunque, il messaggio della Nato è chiaro: aumentare la fornitura di munizioni all’Ucraina. Sul campo, resta difficile la situazione per gli ucraini sul fronte est dove i russi premono, mentre i partigiani anti-Putin proseguono i raid nelle città russe negli Oblast di Kharkhiv e Belgorod: secondo il Cremlino questi attacchi sono stati respinti e 195 soldati ucraini sono stati uccisi. Sul Fatto di domani leggerete un approfondimento sulla questione degli aiuti militari dell’Ue a Kiev, che nonostante gli annunci del pacchetto da 5 miliardi da parte dei 27, sarebbe meno efficace di quel che sembra, e una cronistoria di tutte le volte che Kiev e Mosca avrebbero potuto mettere fine alla guerra, ma le trattative sono poi fallite.


GOMMONE ALLA DERIVA NEL MEDITERRANEO, “60 MIGRANTI MORTI DI STENTI”. Sarebbero almeno 60 le persone morte a bordo di un gommone sgonfio e alla deriva nel Mediterraneo. Ieri il salvataggio da parte dall’equipaggio della Ocean Viking, la nave della ong Sos Mediterranee. Tra le vittime, ci sarebbe anche un bambino. Venticinque i sopravvissuti, e sono stati loro a raccontare quanto accaduto: sarebbero partiti da Zawiya, in Libia, 8 giorni fa; il motore della barca si sarebbe rotto dopo 3 giorni, lasciandoli in balia del mare senza acqua e senza cibo. E sarebbero queste, secondo i soccorritori, le cause della morte di quelle 60 persone. Molti dei sopravvissuti presentavano ustioni da carburante e sintomi di ipotermia. Per due di loro, in condizioni di incoscienza, si è resa necessaria l’evacuazione in elicottero. Tra i superstiti ci sono anche 12 minori, due dei quali hanno meno di 13 anni. Ci sarebbero anche dei dispersi. Il gommone si trovava in acque di competenza libica e, secondo i racconti, i migranti avrebbero più volte chiesto aiuto, ma sarebbero stati ignorati dalle autorità libiche. La Ocean Viking, che sta facendo rotta verso la terraferma, ieri sera è intervenuta per un altro soccorso che ha consentito il salvataggio di 110 persone che si trovavano su una imbarcazione di legno. Nei giorni scorsi Alarm Phone aveva girato la segnalazione di un gommone con 75 persone a bordo che invocava aiuto, ma non è certo che si tratti della stessa imbarcazione. “Il sistema di soccorso in mare è ancora ampiamente insufficiente” ha dichiarato il portavoce dell’Oim (l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) per il Mediterraneo, Flavio Di Giacomo.


TV, IL REGALO A MEDIASET DEL GOVERNO IN ODORE DI CONFLITTO DI INTERESSI. La commissione cultura della camera ha dato via libera al nuovo Testo unico dei servizi audiovisivi (Tusma), che tra le altre cose introduce nuove regole per le produzioni d’animazione italiane. Nella riforma si introducono per tv private e piattaforme streaming obblighi di investimento nei cartoni animati italiani di produzione indipendente. È un modo per rafforzare le produzioni italiane e difendere le aziende dall’invasione delle serie straniere, secondo il responsabile cultura di Fratelli d’Italia, Federico Mollicone. Come abbiamo raccontato sul Fatto, il testo contiene però un grosso regalo a Mediaset, che si vede applicare sconti e tetti più bassi rispetto a quelli richiesti alle piattaforme. Secondo gli addetti ai lavori, in questo modo si danneggia il settore per fare di fatto un favore a Mediaset. Le opposizioni mettono sul piatto anche il conflitto d’interessi, e fanno notare come si riduca la percentuale di pubblicità ammessa sulle reti Rai (dal 7% al 6%), privando dunque le reti nazionali di risorse a fronte della concorrenza. Sul Fatto di domani vedremo nel dettaglio tutti i punti che configurano un conflitto di interesse del governo rispetto alle reti di proprietà della famiglia Berlusconi.


LAVORO, L’ESERCITO DI GIOVANI PRECARI ABBANDONATI DAL GOVERNO (CHE DIMENTICA I POVERI). In piena campagna elettorale per l’Abruzzo, il governo ha dato grande pubblicità ai dati Istat sul mercato del lavoro. I numeri all’apparenza sono buoni: gli occupati sono cresciuti del 2% nel 2023 rispetto al 2022 e molti dei contratti sono a tempo indeterminato. Ma andando oltre la superficie il quadro è meno roseo di quanto vorrebbero Giorgia Meloni e i suoi. Innanzitutto, c’è il problema dei salari fermi al palo nonostante mesi di inflazione galoppante: questo significa che il potere d’acquisto dei lavoratori è diminuito. In secondo luogo, la forza lavoro italiana invecchia (come la popolazione) e l’incremento dei lavoratori non sta producendo significativi incrementi del Pil nazionale. Inoltre, il taglio del reddito di cittadinanza ha reso molto più difficile la vita per gli italiani più poveri e più precari. Come abbiamo raccontato sul fattoquotidiano.it, il programma Garanzia di occupabilità dei lavoratori (Gol) è ancora in gestazione e le Regioni hanno ammesso che mancano ancora regole chiare sulla rendicontazione e il controllo dei risultati. L’Italia rischia di perdere i fondi europei e non ha programmato misure espansive di investimento, dopo la chiusura del superbonus e del piano della transizione 4.0. Aggrava il quadro un ultimo rapporto della Cgil, che oggi ha lanciato una campagna di sensibilizzazione su precarietà e lavoro povero. Nel nostro Paese i lavoratori a termine, sempre secondo l’Istat, sono circa 3 milioni e in media guadagnano di 10.400 euro all’anno, per una quantità di giornate di lavoro pari a circa 6 mesi. I precari sono soprattutto giovani under 35, attivi in settori come noleggio, agenzie di viaggio, alloggio e ristorazione. Ma ci sono precari anche nella pubblica amministrazione, segnala la Cgil. Come ha detto l’economista Michele Raitano a Chiara Brusini, il lavoro povero è in crescita e il governo non fa nulla per arginarlo. Il giudizio del sindacato è negativo: anche quel poco che è stato fatto ha solo peggiorato la precarietà creata dal Jobs Act voluto da Renzi. Sul Fatto di domani leggerete un nostro approfondimento sui numeri.


LE ALTRE NOTIZIE CHE TROVERETE

Gaza, Netanyahu: “Enteremo a Rafah”. Usa chiedono indagini su raid a struttura Onu. “Entreremo a Rafah e completeremo la nostra missione di eliminare Hamas”. Il premier israeliano Bibi Netanyahu conferma che l’operazione militare si farà, nonostante le perplessità degli alleati, primi tra tutti gli Stati Uniti. Washington non concorda con questa linea; per rimarcare questo dissenso ha chiesto una indagine “rapida e completa” sull’attacco ad un magazzino dell’Urnwa avvenuto ieri, che ha causato due morti e 20 feriti. Inoltre, gli Usa hanno avviato altre sanzioni contro i coloni israeliani più oltranzisti e violenti e il leader dem al Senato, Schumer ritiene che Netanyahu non sia più un premier adatto a condurre Israele.

Russia, trovato impiccato vice presidente della Lukoil; è la quarta vittima. È stato trovato senza vita nel suo ufficio. Il vice presidente di Lukoil, Vitaly Robertus, 53 anni, in apparenza si è impiccato. Il caso di Robertus è solo l’ultimo di una serie di morti sospette ai vertici delle aziende dell’energia russa, e il quarto in Lukoil, dall’inizio della guerra in Ucraina.

L’autobiografia di Bergoglio: “Non sarò papa emerito. Rinuncerò all’incarico solo con grave impedimento fisico”. Uscirà il prossimo 19 marzo per l’editore Harper-Collins l’autobiografia di papa Francesco, col titolo Life. La mia storia nella Storia. Tra i contenuti anticipati c’è il pensiero del pontefice sulla fine del mandato: “Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia. Le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato, si legge nell’autobiografia, Se questo dovesse succedere, non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati”.

Corruzione, arrestato ex commissario siciliano al dissesto idrogeologico. Un’inchiesta della Guardia di Finanza di Messina ha scoperchiato un presunto sistema corruttivo che riguardava l’aggiudicazione e l’esecuzione degli appalti promossi dal commissario del governo contro il dissesto idrogeologico per la Regione Sicilia. Sono stati sequestrati 230 mila euro e tre persone sono state raggiunte da ordinanze di custodia cautelare, uno di loro è Maurizio Croce, ex commissario per il dissesto idrogeologico della Regione durante l’amministrazione Crocetta ed ex candidato a sindaco nelle ultime elezioni amministrative con il centrodestra.

Licenziata dall’AS Roma dopo che le hanno rubato un video a luci rosse. Sulla storia rivelata da Alessandro Mantovani sul Fatto di oggi leggerete altri particolari sul giornale di domani.


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